Per chi avesse bisogno di un ripasso sul cinema di Baz Luhrmann: potente inclinazione al drama; montaggi sincopati (o molesti, secondo il gusto); enfasi sparsa a secchiate; costumi perfetti (li fa sua moglie); e un’irresitibile tendenza a muovere le chiappe a tempo. Il regista di film come Romeo + Giulietta, Moulin Rouge, Il grande Gatsby – amali o odiali, ma nessuno può negare che siano tanto ambiziosi quanto unici – ha appena portato sulla tv in streaming di Netflix un sogno a cui ha lavorato per oltre dieci anni: raccontare con una fiaba in presa diretta la nascita dell’hip hop nella New York della fine degli anni ’70.
Come tutte le fiabe (vedi Biancaneve e Cenerentola, sguattere prima di diventare principesse), The Get Down nasce dal basso, dalle macerie della città ancora scossa dai delitti dell’estate di Sam, dalle rivolte del 1977, dalla droga dilagante e gli scontri tra guerrieri di strada.
L’aspetto più interessante di questa serie è che la realtà aumentata di Luhrmann si basa su un enorme lavoro di ricerca. Per questo motivo abbiamo inviato il fotografo Matteo Graia a visitare il set e le location della serie. Ecco cosa ci ha raccontato: «Ricreare l’estetica di The Get Down è stato molto difficile, perché all’epoca gli occhi erano diretti su Manhattan e la scena di Andy Warhol: del Bronx non si interessava nessuno. Un grosso aiuto è venuto da libri come Back in the Days di Jamel Shabazz, un fotografo locale che documentò quella realtà incredibile e per molti versi sconosciuta».
Potete leggere l’edizione digitale della rivista,
basta cliccare sulle icone che trovi qui sotto.