Il critico Roger Ebert, scomparso nel 2013, citava spesso quella che chiamava la “Legge di Brotman,” una formula che funzionava essenzialmente così: se non succede nulla nei primi venti minuti di un film allora non succederà mai niente. Questa regola non si può veramente applicare a The Walking Dead: la serie ha la strana abitudine di concentrare i suoi momenti migliori dopo ore di scene verbose, vuote e testardamente prive di colpi di scena. Tutto questo si è ripresentato per due terzi dell’episodio di questa settimana – intitolato Say Yes, in Italia È giunto il momento – dove, dopo lunghi momenti che non passeranno mai alla storia, all’improvviso sembra che Rick debba essere morso da un vagante o che Michonne si faccia mangiare, beh…
Oh, ma chi dobbiamo prendere in giro? Non c’era nessuna ragione per preoccuparsi. Questa serie non farà fuori il suo protagonista in un episodio a caso nel mezzo di una stagione a caso; e sarebbe stato sicuramente ancora più stupido lasciar morire con uno stupido suicidio una donna tutta d’un pezzo armata di katana. Alla fine dell’episodio entrambi finiscono per cavarsela – dopo un’incredibile fuga all’ultimo secondo e una corsa contro il tempo con tanto di spade volanti che trafiggono il corpo di una dozzina di non-morti – come è normale che sia dopo un episodio che non prometteva nessun tipo di sorpresa. Una volta chiarita la sorte dei personaggi, però, continuiamo a chiederci la stessa cosa: cosa dovremmo farne di tutto quello che è successo in questo episodio?
Se guardiamo questo capitolo della storia dalla prospettiva di chi dovrà montare il prossimo “negli episodi precedenti di The Walking Dead”, allora sono solo due le scene da ricordare. Nella prima, Rick riesce a consegnare le armi e le munizionii agli Scavengers, armi per cui lui e Michonne hanno rischiato la vita, con la conseguente risposta della leader del gruppo, Jadis, che con il suo solito stile asciutto ed eccentrico esclama: «Ce ne serve almeno il doppio». Nella seconda scena, Rosita supera il suo orgoglio e si dirige verso la colonia di Hilltop per chiedere alla sua rivale in amore, Sasha, di aiutarla a uccidere Negan con le sue nuove armi. La ragazza accetta immediatamente, ad una sola condizione: «Devo essere io a sparare».
Per quanto riguarda la trama generale di questa stagione, ecco i punti fondamentali: la gente di Alexandria è vicina al raggiungimento del suo obiettivo: raccogliere abbastanza armi da convincere gli Scavengers ad unirsi alla loro causa; un’impaziente Rosita è sul punto di iniziare una guerriglia che potrebbe rovinare tutti i piani di Rick. Detto questo, non ci sono grandi sviluppi per la serie – nonostante l’episodio sia stato scritto da Matthew Negrete e diretto da Greg Nicotero, due dei membri più importanti del team creativo dello show. Per i due, È giunto il momento è un episodio in cui si descrivono le motivazioni di tutti i personaggi, un episodio di preparazione per quello che succederà dopo. I fan di The Walking Dead sanno di cosa stiamo parlando. Siete pronti per un po’ di chiaccchiere? Siete pronti per un discorso serio dopo l’altro?
Nonostante Rosita bramasse la battaglia sin dai primi episodi della stagione, gli sceneggiatori hanno deciso che la donna non avrebbe trovato la forza per agire prima di un po’ di scene di pura ebollizione emotiva. L’abbiamo osservata, quindi, parlare a lungo con Padre Gabriel, le cui richieste di pazienza hanno irritato la donna, abbiamo ascoltato insieme a lei la predica zen del personaggio, che le ha ricordato l’assurdità di soffermarsi su errori che non si possono più cancellare. Nel frattempo, Tara ha la sua piccola dose di conversazione con la figlia neonata di Rick, a cui la ragazza confida che non c’è davvero bisogno che nessuno sappia della vicina – e ben armata – comunità di Oceansize. La ragazza cambia idea solo dopo la richiesta di altre armi degli Scavengers, confidando finalmente al nostro leader senza paura la possibile soluzione del problema.
Il resto dell’episodio è più dedicato ad approfondire la relazione tra Rick e Michonne che alle immediate motivazioni degli altri personaggi, relazione che è diventata un’ancora per i due – sia in senso positivo che in senso negativo. Il grande gesto romantico, ma devastante, che la nostra eroina si avvicina a commettere quando pensa che il suo uomo rischia di essere mangiato, risulta essere la chiave per farle capire che quando Rick immagina un futuro più felice, lo fa immaginandosi accanto a lei. Nello stesso scambio di battute, lui le ricorda che nelle prossime battaglie entrambi (e le persone che amano) potrebbero morire. Non possono lasciare che la paura o la potenziale devastazione emotiva possano distrarre nessuno dalla sua missione.
Alla fine l’episodio di questa settimana è stato una specie di “Rick & Michonne Show”, una puntata in cui i due cercano provviste e fanno del sesso incredibile, il tutto tra uno zombie squartato e l’altro. E alla fine va bene così. Sono una bela coppia. Nicotero, inoltre, sfrutta al massimo le possibilità visuali della location scelta per l’episodio: una base militare che, prima che tutto il mondo sprofondasse all’inferno, ospitava una specie di fiera per famiglie.
Dopo aver visto i due mangiare al lume di candela e fare a pezzi i walkers all’ombra di una ruota panoramica, però, è difficile non pensare che tutte queste scene sarebbero state più interessanti se inserite in un episodio degno di nota. Michonne continua a chiedere di tornare a casa, e Rick continua a rispondere che ha bisogno di “ancora un po’ di tempo”. Per carità, è tutto molto dolce, c’è qualcosa di speciale nella fantasia romantica di questi due, nella loro capacità di esserci l’uno per l’altra in un mondo che ha perso il controllo. Ma, se dobbiamo esser onesti, la richiesta di Rick sembra venire più dalla testa dei produttori, come se questi ammettessero di aver bisogno di qualche altra ora di squartamenti prima di tornare alle parti della storia che sono davvero importanti.