L’ultima notizia è che il red carpet per la prima newyorkese del nuovo film di Liam Neeson, Un uomo tranquillo, è stato cancellato, riferisce il New York Times. Un portavoce del distributore del lungometraggio, Lionsgate, ha confermato la decisione di annullare l’evento di martedì poche ore prima. Nessuna dichiarazione ufficiale, anche se il collegamento con il polverone razzista che nei giorni scorsi ha travolto l’eroe action più malinconico di Hollywood è ovvio. Ma andiamo con ordine.
Lunedì 4 febbraio esce sull’Indipendent un’intervista realizzata nell’ambito del junket per il film: alla domanda del giornalista su come si prepari a interpretare personaggi che ruotano intorno alla vendetta (vedi anche Un uomo tranquillo), Neeson racconta una storia.
Al suo ritorno a casa dopo aver lavorato all’estero, una sua amica gli rivela di essere stata stuprata. “Lei gestito la situazione in modo straordinario”, ha detto Neeson. “Ma la mia reazione immediata è stata … le ho chiesto se conosceva quell’uomo. Mi ha risposto di no. Ho domandato di che colore era la sua pelle. Mi ha detto che era una persona di colore”.
L’attore ha poi raccontato di aver passato diverse notti camminando intorno a zone abitate prevalentemente da persone di colore con un bastone pesante, “sperando di essere avvicinato da qualcuno – mi vergogno a dirlo – e l’ho fatto forse per una settimana, sperando che un “bastardo nero” (l’Independent sottolinea le virgolette) sarebbe uscito da un pub e mi avrebbe rivolto la parola, in modo che potessi … ucciderlo”. Ci è voluto un po’ prima che la rabbia si placasse.
“È stato orribile ed è orribile quando ci ripenso. Non l’ho mai ammesso, e lo dico a un giornalista. Mio Dio”, ha spiegato Neeson prima di esprimere rammarico per le sue azioni. “Ho imparato una lezione, alla fine ho pensato: “Che cazzo stai facendo?!”.
Le dichiarazioni dell’attore hanno scatenato un immediato tsunami mediatico, tanto che USA Today ha titolato “Liam Neeson Is Canceled” per riassumere la reazione dei social ai commenti di Neeson.
Per provare a contenere i danni (non vorremmo essere nei panni del suo ufficio stampa), Liam Neeson martedì è apparso su Good Morning America: ”Non sono un razzista”, ha detto al conduttore Robin Roberts. ”Parliamo di quasi 40 anni fa”.
Neeson ha parlato del momento in cui ha realizzato quello che stava facendo: “Mi ha davvero sconvolto questa spinta primaria che ho avuto. Mi ha scioccato e mi ha fatto male. Ho cercato aiuto, sono andato da un prete … Avevo due buoni amici con cui mi sono confrontato. E che ci crediate o no, ho fatto anche power walking, per allontanare quella sensazione”.
Il conduttore Roberts ha insistito con Neeson sulla reazione all’intervista, sottolineando in particolare un punto: che l’attore apparentemente non abbia chiesto all’amica altri dettagli fisici sul suo aggressore, a parte la razza. Neeson ha chiarito che ha fatto domande su altre caratteristiche fisiche e ha sostenuto che la sua reazione sarebbe stata la stessa se fosse stata violentata da qualcun altro.
“Stavo cercando di difendere la mia cara amica. Sono un tipo abbastanza intelligente ed è per questo che mi ha scioccato rendermi conto di aver provato quei sentimenti orribili”.
Verso la fine dell’intervista, Roberts ha chiesto a Neeson avesse imparato una lezione da quella storia e dalla sua decisione di divulgarla. “Aprirsi, parlare di queste cose”, ha risposto Neeson. “Fingiamo tutti di essere ‘politicamente corretti’. Ma poi in questo paese – e anche nel mio – a volte gratti la superficie e sotto ci trovi questo razzismo e fanatismo”.