C’è chi non sa dove mettere il premio e chi piange a dirotto, chi doma Leoni come se l’avesse fatto da una vita e chi “si sente italiana”. Venezia 74 è stata una delle edizioni più belle e ricche degli ultimi anni. Ecco i momenti migliori della cerimonia di premiazione.
Un Guillermo da favola
È la prima volta che un fantasy vince il massimo riconoscimento della Mostra (la nostra recensione qui) ed è anche la prima volta che il Leone d’oro ruggisce per un regista messicano: del Toro riesce dove persino Cuaron e Iñárritu si erano fermati (almeno al Lido). E Guillermo si emoziona: «Ho 52 anni, peso più di 130 chili e ho fatto 10 film, ma non importa che età hai, ogni volta che fai un film rischi tutto. Restate puri e abbiate fede» ha detto dedicando il premio a Sergio Leone «Io ho fede nei mostri e continuerò a credere nella vita, nell’amore e nel cinema«. Ora qualcuno vuole produrre il suo Pinocchio antifascista, please?
Alessandro Borghi domatore di Leoni
Semplicemente perfetto nei panni del cerimoniere, Alessandro Borghi conquista tutti con il suo sorriso e la sua naturalezza. Capello allungato un po’ frisè (sta girando il nuovo film di Matteo Rovere) raccolto in un codino e giacca alla Sammy Davis Jr, per noi è il miglior padrone di casa degli ultimi anni (senza nulla togliere alle madrine): «Ho capito che prima di essere grandi attori, dobbiamo essere discreti esseri umani, che tutto ha senso se lo condividiamo con gli altri». Racconta di quando ha visto Donald Sutherland e Jim Carrey con l’emozione di un bambino. E rende omaggio a «chi mi ha insegnato davvero ad amare questo mestiere: Claudio Caligari». Applausi. «E grazie a voi, questo regalo non lo dimenticherò mai». W il padrino!
Le facce di John Landis
Arriva sul palco come presidente della giuria di Venice Virtual Reality ed è subito “John Landis show”, un altro dopo la presentazione di Thriller in 3D. Il suo discorso in realtà è abbastanza da copione: «Voglio ringraziare Baratta e Barbera per la lungimiranza». Ma sono le sue espressioni a rendere imperdibile il momento: prima non riesce a dire il cognome di Ricky Tognazzi e se la ride, poi fa le facce quando deve pronunciare i nomi dei registi di origine asiatica che si portano a casa i riconoscimenti della categoria realtà virtuale. In pratica se c’è Landis alla Mostra del Cinema il premio simpatia è suo facile-facile.
I Negroni di Martin McDonagh
In una cerimonia che era partita lenta (vanno bene i ringraziamenti, ma non esageriamo), per fortuna arriva il tocco rock di Martin McDonagh, il regista del Three Billboards outside Ebbing, Missouri, che si è portato a casa solo il (meritatissimo) premio Osella per la sceneggiatura e a fare il suo discorso ci ha messo 10 secondi: «Sono stato con il mio cast tutta la settimana, abbiamo mangiato un sacco di pasta e bevuto molti Negroni. Ma questa è senz’altro la parte più bella». Ti adoriamo Martin e adoriamo anche il tuo film.
Charlie Plummer e Mastroianni
Noi ve lo avevamo detto, la sua vittoria era praticamente annunciata: Charlie Plummer conquista il premio Marcello Mastroianni per l’attore emergente grazie a Lean on Pete. In una cerimonia dove l’emozione l’ha fatta da padrona, il 18enne americano è il più controllato, anche se all’inizio non sa dove appoggiare il riconoscimento: «Spero di poter seguire le orme di Mastroianni, la fiducia che mi è stata data mi ha cambiato la vita». Ma alla fine torna ragazzino per un attimo e ringrazia pure i nonni. Tenero.
Le lacrime (di gioia) di Xavier Legrand
Aveva già gli occhi lucidi all’annuncio del suo Jusqu’à la garde Leone del futuro per l’opera prima, ma quando lo chiamano sul palco per ritirare pure il Leone d’argento per la miglior regia, Xavier Legrand non riesce a trattenere le lacrime ed esplode in un pianto a dirotto. Il suo è uno di quei film necessari, un vero e proprio manifesto contro il femminicidio, probabilmente tra i più forti mai realizzati. Bravo Xavier.
Charlotte Rampling l’italiana
L’unico premio “italiano” del concorso ufficiale (peccato davvero per i Manetti Bros e Virzì) è la Coppa Volpi a Charlotte Rampling, protagonista assoluta di Hannah di Andrea Pallaoro. La giuria si alza in in piedi ad applaudirla, la presidente Annette Bening le prende le mani per qualche secondo. E anche un mostro sacro come lei si emoziona: «L’Italia è la mia assoluta fonte di ispirazione: sono venuta qui a 22 anni con Gianfranco Mingozzi e tornata con Visconti, Cavani, Amelio, Celentano. Sono felice di essere di nuovo qui con la nuova generazione di registi come Andrea e con il suo bellissimo film».
Orizzonte italiano
A tenere altra la nostra bandiera c’è Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli, che la giuria presieduta da Gianni Amelio ha premiato con il massimo riconoscimento della sezione Orizzonti (ve lo avevamo detto che era una bomba): «Si tratta di un lungometraggio complicato, italiano e insieme internazionale. È merito delle musiche, del cast e di Tryne Dyrholm se il film è così bello». Poi tocca alla famiglia: «Ringrazio mio marito perché mi ha sposato e saluto la mia bambina che mi guarda da casa: vorrei che fosse orgogliosa di me». Awwww!
Ecco tutti i vincitori
Concorso
Leone d’oro: The Shape of Water di Guillermo del Toro
Gran Premio della Giuria: Foxtrot di Samuel Maoz
Miglior Regia: Xavier Legrand per Jusqu’a La Garde
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Maschile: Kamel El Basha per L’Insulto
Coppa Volpi per la Migliore Interpretazione Femminile: Charlotte Rampling per Hannah
Miglior Sceneggiatura: Three Billboards outside Ebbing, Missouri di Martin McDonagh
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o attrice emergente: Charlie Plummer per Lean on Pete
Premio Speciale della Giuria: Sweet Country di Warwick Thornton
Orizzonti
Miglior film: Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli
Miglior regia: Vahid Jalilvand per Bedoune Tarikh, Bedoune Emza
Premio speciale della giuria: Caniba di Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor
Miglior interpretazione femminile: Lyna Khoudri per Les Bienheureux
Miglior interpretazione maschile: Navid Mohammadzadeh per Bedoune Tarikh, Bedoune Emza
Miglior sceneggiatura: Dominique Welinski e René Ballesteros per Los versos del olvido
Miglior corto: Gros Chagrin di Céline Devaux
Venice Virtual Reality
Miglior VR: Arden’s Wake di Eugene YK Chung
Miglior esperienza VR: La camera insabbiata di Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang
Miglior storia VR: Bloodless di Gina Kim