Prima il viaggio: 20 giorni in bicicletta, pedalata dopo pedalata, 3.000km percorsi, 12.000 metri di dislivello, sulle spalle 35kg di attrezzatura. Poi il divano, e la chitarra: alcune cover, alcuni inediti. Una sola cosa in comune: la solitudine. Vado a farmi un giro è il titolo del docu-film di Jovanotti – in uscita il 7 aprile su JovaTv, la sua web television -, un prodotto nato un po’ per caso e un po’ per destino dopo che il cantautore ha esplorato per un mese un’isola a sud della Nuova Zelanda.
«Tornato a casa ho consegnato tutte le sd card, oltre 40 ore di riprese, a Michele Maikid Lugaresi. Mentre lui ne faceva un film di quasi un’ora io ho registrato un po’ di musica, sempre in solitaria, con la chitarra. La mia famiglia e i miei amici che l’hanno visto quasi completato hanno detto che è una figata. Dal 7 aprile lo potrete vedere anche voi: questo film non era previsto, ma adesso c’è ed è diverso da tutto quello che vi potete aspettare», così ha descritto il progetto il cantautore romano.
Forse il mese passato in bici lo aiuterà a trovare l’ispirazione per scrivere il suo nuovo disco, un po’ come ha fatto dopo Il grande boh!, racconto autobiografico scritto nel 1998 che ha accompagnato la scrittura dei brani de L’albero. Il suo viaggio è un’impresa a metà tra sport, ambientalismo e turismo. Come una sorta di Ulisse in tuta aderente da ciclista, il 51enne Lorenzo ha definito il suo viaggio «strano, in un posto occidentale ma governato dalle leggi della natura. C’era tanto di quel vento che sono diventato aerodinamico, mi è spuntato un alettone».