In un’intervista esclusiva con The Hollywood Reporter, l’ex modella Christina Engelhardt ha svelato per la prima volta la sua relazione clandestina – durata otto anni – con Woody Allen. La storia è iniziata nel 1976, quando la donna aveva 16 anni e il regista 41. Engelhardt, che adesso ha 59 anni, ha detto di non avere rimpianti e di aver partecipato alla relazione volontariamente. Nello stato di New York – nel 1976 come adesso -, l’età legale per il consenso è di 17 anni. Il dibattito su gender, potere e sfruttamento sviluppatosi dopo #MeToo, comunque, ha reso i ricordi della Engelhardt sempre più difficili da sopportare, provocando emozioni complesse sulla diseguaglianza delle dinamiche della loro coppia, adattamento di Manhattan compreso.
«Ho deciso di parlare perché penso di poter offrire un punto di vista», ha detto a THR. «Non sto attaccando Woody. Non voglio distruggere un uomo. Sto parlando della mia storia d’amore. Una storia che mi ha resa quello che sono. Non ho rimpianti».
Secondo Engelhardt, è stata lei ad approcciare Allen. Nel 1976 l’ha visto per la prima volta in un ristorante, e gli ha lasciato un biglietto con il suo numero di telefono. All’epoca abitava ancora in New Jersey con i suoi genitori, ma era spesso a Manhattan per lavorare alla sua carriera di modella. Allen sapeva che la ragazza era ancora al liceo, ha spiegato Engelhardt, ma non le ha mai chiesto la sua età. È stato il regista a mettere subito dei limiti alla loro relazione, vietando ogni discussione sul suo lavoro e limitando i loro incontri al suo appartamento sulla Fifth Ave. con vista Central Park. La ragazza ha accettato tutto.
«Ero accondiscendente», ha detto Engelhardt. «Sapevo che era un regista, e non ho mai discusso con lui. L’ho approcciato con devozione». La dinamica ha funzionato per le loro carriere. Oltre alla sua storia con Allen, Engelhardt era anche la musa platonica di Fellini, e ha lavorato come assistente di molti uomini potenti, compreso il finanziere caduto in disgrazia Jeffrey Epstein. Piaceva a tutti per le stesse ragioni di Allen, ha detto a THR.
«Ero abbastanza bella, abbastanza intelligente, non ero mai polemica, non giudicavo, ero discreta e non ero mai scioccata», ha detto. Per la donna guardare Manhattan è stato quasi un deja-vu. Allen interpreta Ike, un uomo di 42anni che perde la testa per Tracy, ragazza 17enne interpretata da Mariel Hemingway.
«È per questo che mi piaceva, che mi impressionava come artista», ha detto del film. Come Tracy, anche Engelhardt non poteva passare la notte con Allen. Dopo ogni incontro il regista la mandava a casa, accompagnata dal suo autista personale fino a Port Authority. In realtà, però, la loro relazione era molto più clandestina di quella al centro di Manhattan. «Ero lontana da tutto», ha detto Engelhardt. Mentre Ike usciva con Tracy in pubblico e la presentava ai suoi amici, che a seconda dei casi vedevano la loro differenza d’età con interesse o sdegno, ma che non giudicavano le implicazioni etiche della relazione tra un uomo di mezza età e una teenager.
Quando Engelhardt ha visto per la prima volta Manhattan, si aspettava che il film si sarebbe sviluppato attorno ai personaggi interpretati da Meryl Streep e Diane Keaton, e fu sorpresa nello scoprire che era centrato sull’infatuazione del personaggio di Allen per una teenager. Quando ha capito che la loro relazione non era «nient’altro che un flirt» è scoppiata in lacrime. Quando ha detto ad Allen che vedeva molte somiglianze tra se stessa e Tracy, il regista ha risposto: «sì, sapevo che l’avresti pensato».
Oggi Engelhardt dice che riconosce come la sua storia fosse solo “un frammento” di quella di Tracy, un personaggio nato da molte giovani donne che avevano catturato l’attenzione di Allen – incluse molte “giovani bellissime” che il regista invitava nel suo appartamento per fare cose a tre. Alcuni anni dopo, quando Allen ha iniziato a frequentare Mia Farrow, Engelhardt era gelosa, ma non abbastanza da abbandonarlo. Alla fine ha iniziato ad apprezzare la personalità della Farrow, e il trio ha passato molte notti insieme. (Sia Mia Farrow che Woody Allen hanno rifiutato di parlare con Hollywood Reporter della vicenda).
“Solo dopo molto tempo ho capito quanto tutto fosse contorto… e che io ero poco più che un giocattolo”, ha scritto Engelhardt. “Quando eravamo insieme era tutto un gioco, un gioco controllato solo da Woody”.
Alla fine, Engelhardt lasciò la relazione e la città di New York. L’ultima volta che ha sentito Allen è stata nel 2001, quando il regista l’ha ringraziata per avergli inviato un documentario su Fellini. Poi, a gennaio, il Washington Post ha pubblicato un articolo sui appunti di Allen scritti ai tempi della Princeton University, sottolineando i commenti “misogini e lascivi” a proposito delle giovani donne dell’università. Leggere quell’articolo ha fatto scattare un interruttore nella testa della Engelhardt, che all’improvviso ha capito “di essere parte di uno schema”.
«Un tempo sognavo di far l’amore con Woody», ha detto a THR. «Adesso sogno di vederlo morire tra le mie braccia».