Gabriele Esposito ha lasciato ieri sera X Factor dopo aver cantato Limits, il suo brano inedito. Tra critiche e polemiche, ecco cosa ci ha raccontato della sua avventura sopra e dietro quel palco.
Gabriele, ti sei trovato ad essere, tuo malgrado, protagonista delle due eliminazioni consecutive più combattute, discusse e con più strascichi polemici di tutta l’undicesima edizione di X Factor. Come ha influito il peso di ciò che è successo la settimana scorsa sulla tua performance di ieri sera?
Sicuramente andare in ballottaggio due volte di seguito mi ha dato una carica assurda. In questo ballottaggio avevo dentro un’energia enorme. Io ho fatto il possibile, ho dato il mio meglio, e questo è quello che conta. Poi i giudici hanno deciso, Manuel Agnelli non è andato al tilt e sono successi tutti i casini. Io ho dato il meglio.
Tu, onestamente, avresti preferito fosse il pubblico a scegliere, o è stato meglio lasciare la parola ai giudici?
I giudici, sì, devono fare il loro mestiere, però, come diceva Fedez, soprattutto durante la puntata degli inediti, la gente decide cosa ascoltare e quindi sarebbe stata la cosa più giusta andare al tilt. Io volevo andare al tilt.
Per il tuo inedito hai lavorato al pezzo che avevi già portato in acustico, solo chitarra e voce, alle audition. Ieri sera hai presentato la versione finita, prodotta e completa. Come è stato lavorare sulla produzione?
Ho lavorato con Fausto Cogliati, il coach della nostra squadra, che è davvero bravissimo. C’è stata subito un’intesa particolare, dal punto di vista vocale è riuscito a far uscire l’intenzione che cercavo per l’interpretazione del pezzo. Poi siamo tornati alla dimensione acustica, nell’arrangiamento del brano si sente molto la chitarra, non ci sono synth – Fausto ha voluto che andassi io a registrare le chitarre col mio groove e il mio modo di suonare. È proprio come volevo che suonasse, sono contentissimo.
Hai avuto un percorso multiforme in questo X Factor, hai debuttato ai live con un’assegnazione particolare come possono essere i Blink 182, hai lavorato sui 21 Pilots, su Macklemore & Ryan Lewis e poi la settimana scorsa c’è stato il classicone, Hotel California. Ieri sera, purtroppo, non ti abbiamo sentito fare Oroscopo di Calcutta. Di tutte queste interpretazione, quale hai sentito più tua? Qual è il Gabriele che avresti voluto mantenere sul palco?
Penso un mix tra Hotel California e il primo live, anche se la canzone del primo live è stata molto discussa – in realtà, proprio ieri l’ho risentita un paio di volte perché stavo rivedendo delle cose e mi è piaciuta, l’ho sentita molto. Diciamo la formula sempre chitarra e voce, quel mondo acustico. Però, penso che la mia preferita sia stata Hotel California, l’ho sentita dentro, è andata molto bene, ci ho messo veramente tutto in quella.
Ti dico la verità: è la scelta che non mi aspettavo, anche e soprattutto per questioni anagrafiche.
Però è una di quelle cose che, affrontandola, pensi “ah, però, io ci sto bene qui, me la sento molto!” Anche a livello di vocalità, Hotel California si sposava benissimo con la mia voce. Quindi, in realtà, anche se è un brano molto vecchio, è molto nelle mie corde.
Ora ti tocca la domanda di rito: sei arrivato a presentare il tuo inedito, quindi, nonostante sia finito, il tuo percorso in un certo senso è arrivato a compimento. Ma c’è qualcosa che ti sarebbe piaciuto ma non hai avuto modo di sperimentare, o far vedere, o provare, su quel palco?
Beh, il tema della prossima puntata è “My Song”, ovvero canzoni scelte da noi concorrenti. Io con Fedez avevo deciso di portare Dancing on my Own di Calum Scott in versione acustica. Un po’ avrei voluto fare un’esibizione chitarra e voce, stare in quel mondo, un po’ come sono stati i miei cavalli di battaglia. Ecco, se i miei cavalli di battaglia fossero state le mie esibizioni sarebbe stato tutto diverso secondo me, quello è il mio mondo.
Quindi, non con tutte le assegnazioni ti sei in effetti sentito a tuo agio?
Non al 100%
Manuel è stato uno dei giudici più spietati nei tuoi confronti, sostenendo che fosse difficile trovare la tua direzione all’interno di X Factor. Ma, quindi, è una cosa che è dipesa dalle canzoni che ti hanno fatto cantare o hai/avete scelto di cercare una strada provando cose diverse?
Fedez ha voluto sperimentare e lo rispetto, anche io mi sono divertito molto e a X Factor bisogna anche sperimentare. Però, forse, Manuel non ha capito bene io cosa fossi perché non tutte le assegnazioni avevano un filo conduttore.
Ti lascio con la domanda più temuta: cosa c’è, adesso, nel tuo futuro?
Beh, solo musica! Ora promuoverò il singolo, ci sono altri pezzi in lavorazione. Voglio suonare, perché è questo quello che conta.