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X Factor promuove inclusione e diversity e cancella le categorie in base a genere ed età

Basta Under Donne, Under Uomini, Over e Band: «Il talento è un sostantivo neutro». Confermati i giudici dell’edizione 2020: Manuel Agnelli, Mika, Emma, Hell Raton

Niente più Under Donne, Under Uomini, Over e Band. X Factor cancella le categorie come le conoscevamo. È la principale novità annunciata oggi relativa all’edizione 2021, che andrà in onda da settembre su Sky e Now. Sono invece confermati i giudici del 2020: Manuel Agnelli, Mika, Emma, Hell Raton.

L’altra grande novità, già annunciata nelle scorse settimane, riguarda il conduttore: non più Alessandro Cattelan, ma Ludovico Tersigni, attore (e nipote di Zoro di Propaganda Live).

I quattro giudici formeranno quindi le rispettive squadre solo in base alle proposte musicali e alle prospettive artistiche. È la prima edizione di X Factor al mondo a rinunciare alla tradizionale suddivisione per genere, età e formazione (ovvero solisti e band).

«X Factor è da sempre un programma figlio del suo tempo, sia nella musica dove la missione è quella di non seguire le tendenze ma cercare di anticiparle, sia nella società, sostenendo da sempre senza alcun timore i princìpi di inclusività e accoglienza che tutti noi riteniamo essere fonte perenne di arricchimento», dice Antonella d’Errico, Executive Vice President Programming Sky Italia. «Gli stessi valori che il gruppo Sky accoglie e sostiene, promuovendo e attivamente impegnandosi ogni giorno nello sviluppo di una cultura dell’inclusione e della diversity. Eliminando la storica divisione in categorie X Factor non solo accoglie il cambiamento, ma vuole farsene portabandiera: in un mondo che non ha più bisogno di fare distinzioni di genere o di età, per noi talento è un sostantivo neutro. A tutti i concorrenti che saremo orgogliosi di accogliere sul palco chiederemo di portare con sé l’unica cosa che davvero gli occorre: il loro personale, unico X Factor».

Secondo Manuel Agnelli, «nella scorsa edizione si sono viste le prime avvisaglie di un cambiamento che, fra alti e bassi, è iniziato qualche anno fa e che quest’anno andremo ad amplificare ulteriormente. Un talent che diventa definitivamente un contest. Un progetto che si apre non solo a generi musicali poco rappresentati in tv, ma soprattutto ad un approccio nei confronti della musica non per forza condizionato dalle scelte e dalle convenienze del mercato. Meno condizionato, in realtà, anche dalle esigenze della televisione stessa. Perché è cambiata la percezione della gente e quello che in teoria non dovrebbe essere televisivo finalmente lo è diventato. Lo hanno dimostrato ad esempio, l’anno scorso, i Little Pieces of Marmelade e N.A.I.P., che sono arrivati in finale e se la sono pure giocata. Questo è un progetto più contemporaneo, che non insegue più gli eventi ma che li alimenta e talvolta li scova o addirittura, come nel caso dei Måneskin, li genera».

E sulla abolizione della suddivisione in categorie: «Ci permetterà di approfondire i diversi approcci musicali in maniera più netta e più libera dai paletti del format. Ma è solo l’inizio ed è solo uno degli aspetti. È la natura del programma, grazie alle persone che lo compongono e progettano, che cambia sempre di più. Con la giusta velocità e la giusta misura per non fare i situazionisti o i ribelli della domenica, ma in maniera netta. Le persone contano. Più dei format. Sono contento di fare parte di questa piccola rivoluzione e orgoglioso di esserne parte attiva».

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