Perché gli Oscar hanno avviato un’indagine sulle candidature di quest’anno? | Rolling Stone Italia
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Perché gli Oscar hanno avviato un’indagine sulle candidature di quest’anno?

Pare c'entrino l'attrice britannica Andrea Riseborough, il film per cui è candidata, 'To Leslie', e una campagna promozionale che potrebbe aver violato il regolamento dell'Academy

Perché gli Oscar hanno avviato un’indagine sulle candidature di quest’anno?

Andrea Riseborough in 'To Leslie'

Quando martedì scorso sono state annunciate le cinquine degli Oscar, la candidatura di Andrea Riseborough come migliore attrice (tra Cate Blanchett, Michelle Williams, Ana de Armas e Michelle Yeoh) per la sua interpretazione in To Leslie ha stupito moltissimo la stampa e non solo. Non perché non si meritasse la nomination (chi ha visto il film sostiene che sia straordinaria), ma perché l’attrice britannica, che ha recitato in ruoli secondari in film come Birdman, Animali notturni, Morto Stalin se ne fa un altro e nel recente musical Matilda ed è stata protagonista della serie ZeroZeroZero, era praticamente sconosciuta al grande pubblico.

Mettiamoci anche il fatto che To Leslie, storia di una madre alcolizzata che sperpera la sua vincita alla lotteria e finisce a vivere per strada, è un film piccolo, girato in meno di tre settimane con un budget sotto al milione di dollari. E il regista Michael Morris, che non aveva mai fatto lungometraggi prima ma è un noto regista televisivo (ha diretto episodi di Better Call Saul, Shameless e Tredici), aveva dichiarato all’Hollywood Reporter di non potersi permettere nessuna pubblicità. Eppure la nomination è arrivata. E venerdì l’Academy ha avviato un’indagine per verificare che nessuna campagna promozionale abbia violato il regolamento. Non si è fatto riferimento a Riseborough, ma l’ipotesi pare più che sensata.

Le campagne per gli Oscar infatti prevedono lo stanziamento di budget (a volte anche monstre) e l’organizzazione di eventi per far sì che il pubblico veda il film e, soprattutto, che i membri più importanti dell’industry se ne ricordino nel momento di indicare la loro preferenza (gli attori votano gli attori, i registi i registi, e così via; tutti indicano il miglior film). Il battage però non prevede mai la richiesta esplicita di votare per questo o quel candidato, pratica che è assolutamente vietata, pena l’esclusione dalle candidature.

Un paio di settimane prima delle votazioni è successo però che, se di To Leslie si era parlato fino ad allora solo su riviste specializzatissime, attori e personalità influenti dello show-biz abbiano iniziato a incensare a ogni occasione possibile la performance di Riseborough, a partire da Howard Stern nel suo programma radiofonico. Il conduttore e la moglie sarebbero molto amici del regista Morris e della consorte, l’attrice Mary McCormack, che – pare – avrebbe avuto un ruolo essenziale nella campagna fai-da-te, chiedendo ad amici e contatti famosi anche via mail di votare per l’attrice e di sostenere sui social (con tanto di tag e hashtag) la sua candidatura. E lo hanno fatto in moltissimi: da Cate Blanchett a Gwyneth Paltrow, da Kate Winslet a Edward Norton. E poi Demi Moore, Courteney Cox, Jane Fonda, Jennifer Aniston, Charlize Theron, Amy Adams, Mia Farrow. C’è chi dice che alla nomination abbia contribuito anche il fatto che l’agenzia di Riseborough, la CAA, sia parecchio influente. Variety scrive pure che nella promozione sarebbero state coinvolte due agenzie di PR e un’organizzatrice di eventi, ma si chiede chi avrebbe pagato gli onorari, visto che il film ha incassato poco più di 27mila dollari.

 

 
 
 
 
 
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Subito dopo l’annuncio delle cinquine, in molti parlavano del fatto che la promozione di To Leslie non avesse rispettato le regole, ma non è arrivata nessuna accusa formale. Oggi l’Academy si riunirà per «garantire che nessuna linea guida sia stata violata» e per capire «se potrebbero essere necessarie modifiche alle linee guida in questa nuova era di social media e comunicazione digitale».

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