Perché siamo tornati ad appassionarci al caso Elisa Claps? | Rolling Stone Italia
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Perché siamo tornati ad appassionarci al caso Elisa Claps?

Un podcast di Pablo Trincia diventato una docuserie Sky: ‘Dove nessuno guarda’. Una fiction Rai: ‘Per Elisa’. Infinite ricostruzioni in tv e su YouTube. C’entrano un anniversario, la moda del true crime e un po’ di morbosità. Ma forse ha ragione Federica Sciarelli, serve solo una parola: «Scusa»

Perché siamo tornati ad appassionarci al caso Elisa Claps?

Un’immagine di ‘Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps – La serie’ di Pablo Trincia

Foto: Sky

Il podcast di Pablo Trincia: Dove nessuno guarda. La sua omonima derivazione seriale, ossia la docuserie Sky Original che arriverà su Sky TG24, Sky Crime, Sky Documentaries e in streaming su NOW il 13 e 14 novembre, con due episodi per serata: Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps – La serie. La fiction Per Elisa – Il caso Claps, terminata giusto alcuni giorni fa su Rai 1. E poi un’altra mezza quintalata di podcast e video, come quelli targati Elisa True Crime. Totale: 3.450 puntate (decina più, decina meno). Poi, ieri sera, arriva Federica Sciarelli con il suo Chi l’ha visto?, e nel giro di cinque minuti netti centra in pieno la questione, dicendo l’unica cosa che conta: «Scusa». Dopo aver mostrato le immagini di una Potenza in subbuglio, scandalizzata (giustamente) dalla ripresa delle funzioni religiose nella chiesa della Santissima Trinità, Sciarelli non perde tempo a commentare i cartelli con le scritte “SS Omertà” e “Portami ovunque ma non in questa chiesa”. Non si attarda nemmeno a fare discorsi sulla violenza contro le donne. No. Sciarelli guarda fisso in macchina, si fa seria e dice: «Avete sentito il fratello di Elisa, Gildo, che dice: “Per una volta avessero chiesto scusa a mamma Filomena”. Io che ho seguito tutta questa emergenza dall’inizio mi sento di dire, a nome di tutti: “Io chiedo scusa a mamma Filomena”». Fine. Lo spazio Claps si chiude e si procede con le emergenze settimanali.

Ora, non sappiamo se questo discorso possa valere a Sciarelli il posto come primo Papa donna, ma di certo riassume bene il cuore – e il problema – della vicenda, ossia le vere ragioni per cui siamo ancora tutti qui, dopo anni, a parlarne ancora. Ufficialmente il pretesto per questo ritorno mediatico sul caso sarebbero i trent’anni dalla scomparsa di Elisa Claps: la ragazzina venne uccisa e nascosta nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità il 12 settembre 1993. Da qui, la sfilza di proposte tv: da quella Rai, che schiera la prima serie tv che prova a romanzare il caso Claps, fino a quella Sky, dal taglio più d’inchiesta. Entrambi i titoli hanno i loro pregi: la Rai ha cercato di esplorare anche il lato “luminoso” della faccenda, come ha spiegato lo stesso protagonista Gianmarco Saurino in conferenza stampa. «Per Elisa racconta i mille volti del male: uno è bene a fuoco, ed è quello dell’omicida Restivo, ma ce ne sono molti altri, più sfocati. Al contempo, però, è anche una storia che apre alla speranza, mostrando che pure il bene ha mille facce. Non interpretiamo infatti dei santi, ma degli abitanti la cui normalità è stupenda». Inoltre, la serie ci ha regalato un Daniele Restivo credibilissimo, interpretato da un ottimo Giulio Della Monica, che ci ha fatto sprofondare nel suo inferno di follia e disperazione: un abisso dove il nostro è, allo stesso tempo, vittima (di se stesso) e carnefice (di tantissime ragazze).

Gianmarco Saurino e Giacomo Giorgio in ‘Per Elisa – Il caso Claps’. Foto: Rai

Su Sky, invece, Pablo Trincia promette di essere il fuoriclasse di sempre, perché ha in canna l’ultimo video inedito della vittima ancora in vita, alcuni atti giudiziari mai divulgati, video del killer mai diffusi integralmente nonché svariate testimonianze inedite. Su YouTube, invece, spopolano i riassuntoni come quello (ben fatto) di Elisa True Crime. Ora, sappiamo bene come funzionano la tv e i social: nel caso Claps la gente ci sguazza. Dentro c’è infatti tutto: l’ingrediente true crime che tira un sacco ultimamente, una bella quota di morbosità, l’attualità e un mystery dai contorni internazionali che passa per l’Inghilterra per poi ripiombare in Vaticano. Pochi casi freddi sono così aperti e sfaccettati, tanto che lo stesso Trincia ha spiegato che «si tratta di un giallo al contrario. È un giallo in cui il nome dell’assassino è lì ma poi tutti ci girano intorno. E quindi è singolare, perché in genere la ricerca dovrebbe essere “chi è stato?”. E invece qui è l’esatto contrario». Quindi la storia inevitabilmente intriga, incuriosisce, appassiona. Barbara d’Urso, se fosse ancora tra noi su Canale 5, ci avrebbe già fatto altre venti puntate.

 

 
 
 
 
 
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Invece, per nostra fortuna, mercoledì in tv non è arrivata Carmelita ma Papa Sciarelli, che, spazzando via ogni tentazione trash, ci ha ricordato la vera anima di questo anniversario: è, e deve essere, un mea culpa corale. Con quel suo «scusa» è come se avesse detto: «Su, da bravi: ripetiamolo tutti insieme».

Scusa, Elisa, perché Restivo è in cella, ma chi lo ha aiutato l’ha fatta franca, portandosi nella tomba i suoi segreti.
Scusa perché 17 anni per capire che era un omicidio sono dannatamente troppi.
Scusa perché qualcuno, prima del 2010, sarà pur andato nel sottotetto di quella chiesa ma, inspiegabilmente, ha taciuto.
Scusa perché ancora oggi c’è probabilmente chi copre i complici di Restivo. E forse persino li giustifica.
Scusa perché la Chiesa dovrebbe essere molto meglio di così.
E voi direte: vabbè, ma è colpa del Vaticano, mica mia. O anche: della polizia». Oppure: di Restivo.

Nì. Perché quegli errori, così come l’omertà sul caso Claps, non appartengono solo a chi ha seguito la vicenda o ne è stato artefice: dentro ci risuona la nostra intera Storia, costellata di collusioni, connivenze, pressapochismi, pregiudizi patriarcali. Quell’omicidio è figlio di un passato che ha messo radici così profonde che, ancora oggi, è difficile estirparle. Altrimenti chi sa avrebbe già parlato da un pezzo. Speriamo che ieri sera, davanti alla tv, ci fosse pure Papa Francesco.
E che, con Federica Sciarelli, abbia ripetuto anche lui ad alta voce: «Scusa».