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Amici 18, le pagelle della seconda puntata: il re è Ludo

La seconda serata del talent di Maria De Filippi passa dal disastro di Grigolo o l'imbarazzo per Pio e Amedeo fino al talento di Alessandro Borghi, mentre i professori eliminano Ludovica, ingiustamente

Storia di un’eliminazione annunciata: Ludovica Caniglia, la 19enne di Ramacca sottovalutata da tutti fin dall’inizio ma non da noi, paga l’essere entrata dalla porta di servizio, il frequentare l’uomo sbagliato, l’iniziale disinteresse delle major. Mancherà quella voce, quel margine di miglioramento, quella personalità.

Alessandro Borghi voto: 10

È sempre il migliore. E questa volta non era facile. Quello sguardo da sfinge mentre davanti a sé vede di tutto, è la prova più incredibile della carriera. Rendere simpatico Vittorio Grigolo, con una risata benevola, pure. Il consiglio a un ragazzo che come lui, in passato come ora, ci crede e sogna, si impegna e vuole imparare, pronunciato con fermezza e delicatezza, segna la sua statura di uomo e non solo di attore. Dimostra che un grande interprete, che un grande artista può fare un figurone anche in un contesto a lui totalmente alieno. E di alieni. 
Magari ricordandoci una lezione che da quelle parti non conoscono neanche: less is more.

Umberto voto: 9

Che ci piaccia non è un mistero. Ha presenza scenica – ho visto la puntata dopo una partita di calcetto, ha messo in dubbio l’eterosessualità di molti della mia squadra -, ha talento, capacità atletiche non comuni – ieri ha ballato per metà puntata, un altro po’ è gli davano l’oro olimpico per la maratona – e una precisione e una coordinazione nei movimenti da grande primo ballerino. Quando è in pista hai l’impressione che possa ballare su qualsiasi armonia, genere musicale, coreografia. Anche se quelle troppo affollate lo penalizzano. 
Quello che mi preoccupa è che mia moglie apprezzava molto il violinista, io lui che danzava a torso nudo.

Giordana voto: 8

Ricorda Gerardina Trovato, ed è un complimento nonostante la sua carriera non sia stata tra le più luminose. Ha una voce potentissima ma educata, non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, ha carattere e cazzimma. Sa come farsi rispettare sul palco, con la voce e pure lo sguardo rock. Forse deve lavorare sul personaggio televisivo, troppo grezzo. Se si diverte con la sua fisicità, sulla possibilità di sbizzarrirsi con la sua bellezza diversa e le possibilità di trasformarsi, valorizzerebbe ancora di più quelle corde vocali da urlo. 
Bellissimo che la performance più bella, Ritornerai, l’abbia fatta per Ludovica. Che beffa non averle regalato il punto: i giudici devono aver avuto un momento di narcolessia durante la sua esecuzione.

Loredana Berté voto: 7

Ancora troppo buona, ma lo sguardo pieno di irritazione e disprezzo per Pio e Amedeo, nel momento in cui provano a prenderla in giro – certi personaggi non si rendono conto di non poter parlare con (figuriamoci di) autentici miti – vale tutta la trasmissione.

Ermal Meta e Fabrizio Moro voto: 6

La loro canzone Non mi avete fatto niente è bella, sia chiaro. Ma più la cantano e più l’impressione è che sia una Si può dare di più, una Il mio nome è mai più e un We are the world che non ce l’ha fatta. Poi farsi cucire le giacche dalla sarta della yakuza forse non è stata proprio la scelta giusta. Ci vediamo al prossimo scongelamento.

Ricky Martin voto: 5

Ok, nella prima puntata il suo fare il Jovanotti portoricano ci aveva entusiasmato. Al secondo sabato però quei giudizi melensi, quel fare il motivatore con le frasi dei Baci Perugina, l’ecumenismo stucchevole ti mettono di fronte a una sorta di giovane Don Matteo latino-americano. E appena canta, non riesci a credere al fatto che un tempo ti faceva saltare due metri mentre cantava La copa de la vida. Non aiuta il fatto che a un certo punto balli e ti ricordi Mauro Repetto.

I professori e Jefeo voto: 4

Mandare via Ludovica, peraltro dopo due splendide esecuzioni è degno dei professori di Amici, faziosi e incompetenti. Hanno fatto ben di peggio negli anni, Tish è brava almeno quanto è (o sembra?) antipatica, ma Ludovica – che finalmente sembra aver suscitato l’attenzione di una major, ci dice Maria – meritava di arrivare in fondo. Ed era pure l’unica faccia che bucava lo schermo. 
Jefeo, serve dire perché? Stecca, non ha un timbro decente, non lo voteresti neanche al karaoke o alla Corrida. E oggi perde l’occasione per sacrificarsi per la sua bella, anzi contribuisce alla sua eliminazione. E pensare che uscire al posto suo sarebbe stata l’unica cosa buona fatta da Jefeo nel suo Amici 18. 
Ludo, non ti merita. E io sono tuo fin dal primo frame in cui ti ho visto: tranquilla, con Umberto non è una cosa seria.

Pio e Amedeo voto: 3

Il momento più bello del loro numero è la seconda parte della parodia della canzone Maria di Ricky Martin. Pensate il resto.

Vittorio Grigolo voto: 2

Un disastro, dall’urlo “Dio c’è” dopo la vittoria di uno dei suoi fino al duetto con Tish, in cui dovrebbe mettersi al suo servizio e invece cerca la telecamera in un modo così smaccato che a un certo punto immagini Guzzanti che imita Funari e dice “damme la uno, damme la tre”. Passando per quella mimica che fa sembrare Malgioglio un tipo sobrio. Ci illude con l’autoironia della sfida di recitazione contro Martin, quando mette su la sua faccia mentre Maria gli chiede di “fare il matto”. Poi torna davvero se stesso e ti rendi conto che grazie a lui ti è cominciata a stare simpatica persino la Celentano. E antipatico Pieraccioni, per la loro somiglianza.

Mameli voto: 1

Lo senti massacrare i Pooh, rendere Gaber imbarazzante, lo vedi giocare male pure a Supermario. E in un attimo senti un’imprevista, struggente nostalgia di Biondo. 
La trap è una cosa seria, a dispetto dei suoi tanti detrattori, e questi ragazzotti che si convincono che basta rovinare i pezzi altrui, usare male l’autotune e indossare occhiali improbabili per entrare a far parte del genere più interessante e redditizio di quest’epoca, confermano tutti i pregiudizi di chi li odia. Ma Mameli ricorda al massimo il C’è da spostare una macchina di Francesco Salvi (capolavoro sottovalutato, peraltro).


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