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Da Jovanotti (e Morandi) a Giannetta si vota positivo: top e flop della serata cover di Sanremo 2022

Dal "superamico" (cit. Amadeus) Lorenzo alla co-conduttrice giustissima, ma diciamo no alla globalizzazione musicale. Il meglio e il peggio della serata più storicamente frizzantina del Festival

Foto: Daniele Venturelli//Getty Images

Top: Lorenzo poeta

1, 2, 3 Jovanotti. L’amicizia. Il figlio (di Amadeus) in platea. Il banco di scuola. I ragazzi di via Panisperna. La poesia come ideale di vita. Il Pinocchio di Comencini. Mariangela Gualtieri. I cani e i gatti. Le parole senza genere. La messa cantata, anzi recitata. I disegni dei bambini. I tempi morti, però giustissimi. E la cover nella serata delle cover: Che sarà dei (poco) Ricchi e Poveri. È Lorenzo in purezza, nella sua grande chiesa che parte da Radio DeeJay e arriva fino a Sanremo, un po’ messa un po’ life-coaching, ma con la solita sincerità e il talento ecumenico e trasversale. Ah, prima aveva fatto quella roba con Gianni: scusate se è il più figo, punto.

Flop: No alla globalizzazione musicale, viva l’autarchia

La questione è questa: Sanremo è il Festival della canzone italiana. E infatti abbiamo scoperto che c’era un motivo se, fino a quest’anno, pure le cover dovevano essere italiane. Perché con la globalizzazione voluta da Amadeus a volte pare un downgrade a karaoke, una serata I migliori anni, soprattutto se non sai scegliere il pezzo. E questo inevitabilmente penalizza. Si va dalla classic cover senza guizzi alla versione piano bar, fino al saggio della scuola di musica (pure se da 10mila euro al mese). E allora allora viva l’autarchia, viva il medley di Jovanotti e Morandi, vestiti da camerieri della Costa Toscana: carichi, fighissimi, divertenti e divertiti. Ricordiamoci perché Sanremo è Sanremo.

Top: Dopo Blanco spacca anche Blanca

E brava la Giannetta, ma brava davvero. Scende le scale di corsa per paura di cadere con un bell’abito cocktail (Armani) fresco e azzeccatissimo, poi racconta che quando Amadeus l’ha chiamata per proporle Sanremo, lei così su due piedi ha risposto: “Ci penso”. Il posizionamento è già chiaro: è sveglia, simpatica, a suo agio, è semplicemente se stessa, saluta pure i genitori in foggiano. Mancano solo le friselle, che sarebbe stata in grado di portare con grazia e simpatia pure al Festival. Ogni suo intervento funziona anche per la naturalezza e la voglia di divertirsi che ci mette: tipo quando parte a cannone a lanciare il cantante in gara ma il palco con è ancora pronto e Ama le insegna i segreti del mestiere. A lui non pare vero di avere una co-conduttrice con i suoi ritmi. Ma Maria Chiara vince tutto con la gag (pensata benissimo) insieme al collega di Don Matteo Maurizio Lastrico: i due “se le cantano” con versi di brani (da “grazie dei fior” a “lo sai che la Tachipirina 500 se ne prendi due diventa 1000”) per inscenare la dinamiche di una coppia. Delizioso. Tutto giusto.

Flop: Le marchette Rai

È tutto una (auto)marchetta, lo sappiamo. Ma quest’anno si nascondono bene. Vanno bene le amiche geniali Margherita Mazzucco e Gaia Girace, e pure l’infermiera Anna Valle, e Raoul Bova novello Don Matteo (lui però è Massimo), e Claudio Gioè che legge con tono à la Vittorio Gassman (quasi) i crediti di Màkari. Son tutti protagonisti delle fiction in arrivo, bisogna fare promozione. E ci sono anche Lino Guanciale, la co-conduttrice Maria Chiara Giannetta (vedi capitolo dedicato) reduce dal boom di Blanca sempre “sull’ammiraglia” (così continua a chiamarla il direttore Stefano Coletta in conferenza stampa), mancava solo Luca “Doc” Argentero, assente per questioni di famiglia. Ma si scopre che anche l’annunciatissimo Roberto Saviano, chiamato a celebrare l’anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio (e quando c’è da far lezione, sempre meglio chiamare lui che altri), ha un programma in arrivo su Rai 3. Insomma, alla marchetta non sfuggono manco i superospiti. S’è scoperto dagli spot di ieri sera che Papa Francesco sarà intervistato da Fazio nella puntata di domenica di Che tempo che fa: non è che vuole passare nella serata finale ad annunciare Rkomi, Sua Santità?

Top: Il ritorno del vero king del Festival, Beppe Vessicchio

Ed eccolo, finalmente: l’ospite più atteso di questo festival (sorry Måneskin, ma bisogna dare a Beppe quel che è di Beppe). Pensavamo tutti che non ci sarebbe stato, che avremmo dovuto fare un Sanremo senza di lui. Ama ce l’ha fatto sospirare, ma – signore e signori – Vessicchio c’è. Dippiù: non scende a dirigere l’orchestra, ma sale sul palco (e ci rimane) per accompagnare Le Vibrazioni nella cover di Live and Let Die by Paul e Linda McCartney, aka la sigla di Matrix (quello di Canale 5). Insomma, il Beppe nazionale – “colonna portante della musica, oltre che del Festival di Sanremo”, dice Amadeus – torna al suo primo amore: il pianoforte. Le Vibrazioni ovviamente convinti che gli applausi del pubblico fossero per loro, tutto bene. W il Maestro!

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