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Il peggio di ‘Mare fuori’

Le scopate “così, de botto, senza senso”, le tre canzoni in croce, il carcere come il Sottosopra di ‘Stranger Things’. Il ‘worst of’ della serie cult Rai

Foto: Rai

Prigione o piano bar?

Stagione 1, episodio 3. Siamo praticamente all’inizio e il protagonista Filippo è ancora in piena modalità “è stato solo un incidente”. Il ragazzo odia tutti (soprattutto sé stesso, ma questo lo capirà dopo), ha una paura boia, intuisce che là dentro durerà quanto un gatto in tangenziale e così tenta la fuga. E tu pensi: non ce la farà mai. Voglio dire, è pur sempre un carcere, peraltro in mezzo al mare. Invece, no: con un magistrale colpo di sceneggiatura (è ironico, sia chiaro) gli autori gli permettono di seminare le guardie. Ovviamente non basta per guadagnarsi la libertà: quel posto – pensa un po’ te – non ha uscite di sicurezza né pertugi dai quali sgattaiolare fuori. Così Filippo finisce per nascondersi in un deposito. E cosa trova là dentro? Un pianoforte. Peraltro costosissimo, bellissimo, e praticamente nuovo. D’altronde quale carcere non ne ha uno, tra le scatolette di tonno e gli asciugamani da lavare?

Il carcere come Stranger Things

Capiamo tutto: le donne vengono da Venere, gli uomini da Marte, le sensibilità sono diverse così come il rispettivo concetto di igiene personale. Ok. Ma qui, più che un carcere minorile, sembra di stare nel Sottosopra di Stranger Things. Da un lato infatti c’è l’inferno in Terra della sezione maschile – camere zozze e spoglie, bagni che trasudano di piscio, ragazzi che si menano, si picchiano, si violentano – e dall’altro c’è quel meraviglioso mondo incantato della sezione femminile. Lì le camerate sono curate come camerette personali, le ragazze sono tutte carine tra loro (al netto, ovviamente, della pazza manipolatrice Viola) e qualcuna va persino a dormire stringendo a sé un orsacchiotto. Gli arresti sembrano quasi delle rimpatriate di famiglia, e c’è persino chi (Gemma) si premura di portare abiti e lenzuola firmate. Mancano solo gli unicorni.

Ma la sicurezza?

Qui qualcosa non torna. E se invece torna, allora c’è da preoccuparsi, perché dentro a ’sto carcere entra ed esce di tutto. In ordine di apparizione, abbiamo visto sbucare tra le sbarre: droghe a gogo, un babydoll (peraltro delizioso), un collare griffato per cani, ben due cellulari (diamine, dei cellulari!), un piatto di pasta al ragù “rivisitato”, svariate lettere dello stalker di Gemma, un coltellino, una lama presa dal barbiere, un registratore. Il tutto senza che gli adulti se ne accorgessero mai. Il punto è: stanno a piglià pe’ fessi le guardie o noi spettatori?

Si scopa, così, de botto, senza senso

Tocca dare ragione a Carolina Crescentini: l’attesa notte di passione tra la dottorè Paola e il bel comandante Massimo è una delle più nonsense della serie tv. Accade nella stagione 2, episodio 12. I due hanno appena scoperto che Filippo e Carmine sono evasi. Ci impiegano qualcosa come 20′ di puntata per realizzare l’ovvio (i due sono usciti per sventare il matrimonio di Nad), poi si precipitano in chiesa ma arrivano quando tutto è già finito. A quel punto che fanno? Scopano. “Diamogli un po’ di vantaggio” è la scusa che accampa Massimo. Il bello è che pure nella terza stagione nessuno si sbriga a riacciuffare Filippo e Nad, che girano beati mezza Napoli (hotel, spiagge, disco bar…) senza incappare in mezzo poliziotto.

Tormentoni made in prison

Belle, eh, le canzoni di Mare fuori. Ci piacciono davvero tanto. Però, ecco, lasciatecelo dire: scriverne qualcuna in più, no? Per ben 32 episodi (fino alla puntata 9 della terza stagione ), è tutto un ’O mar for con “e paccher nun su parole“: le canta Edoardo, poi Cardiotrap, poi Gemma, poi di nuovo Cardiotrap, poi Pino, Beppe, poi di nuovo Cardiotrap, e ancora Cardiotrap, Cardiotrap, Cardiotrap… a un certo punto, anche basta. Fate scrivere altro a questo benedetto ragazzino, tanto più che, a quanto pare, sarebbe diventato una star del web. Non va meglio con Filippo. Nelle prime due stagioni è l’insegnante di pianoforte: l’unico, sul pianeta Terra, a rifilarti due brani in croce. Davvero non vanta un repertorio più ampio? Così, quando salta fuori che “ho scritto una canzone per te, Nad”, sai già quello che purtroppo ti aspetta: da quel momento in poi probabilmente non sentiremo altro. Infatti…

Chiodo scaccia chiodo?

Più che Shakespeare, qui potè l’ormone. Non sappiamo come altro riassumere l’idillio romantico tra Carmine Di Salvo e Rosa Ricci. La loro love story arriva alla puntata 1 della terza stagione: quella dove, almeno in teoria, Carmine dovrebbe essere ancora in lutto stretto per Nina, “la vita sua”, colei che gli dava la speranza in carcere e poi lo ha reso padre. Be’, cara Nina: scordatill’. Sono infatti bastati un paio di leggings attillati per fare vacillare Carmine. Il ragazzone è attirato da Rosa Ricci appena questa mette piede all’Ipm. Non ha bisogno nemmeno di parlarci: sbava dalla prima inquadratura. Ma come? E tutta l’epopea del “io non vivo più senza Nina” che ci siamo sorbiti nella precedente stagione? Finisce tutto qui, davanti a un lato B scultoreo? A quanto pare sì, tanto che alla puntata 7 Carmine si sfila la fede. Poi, certo, c’è tutto il parallelismo shakespeariano Capuleti/Ricci e Montecchi/Di Salvo, la questione del “lei ha il mio stesso dolore”, e poi Carmine che salva la vita a Ricci e lei che salva sua figlia Futura… ma tutto questo viene dopo. All’inizio galeotto fu, banalmente, l’ormone.

L’entrata in scena dell’educatrice ninja

A noi Lucrezia Guidone piace sempre assai, in tutti i luoghi e in tutti i laghi. Ma è certamente un po’ forzata la sua entrata in scena in Mare fuori. Guidone si ritrova a interpretare Sofia Durante, ovvero un’educatrice ninja (l’avete visto come mena i detenuti?) che in realtà è una spia che in realtà sarà la nuova direttrice dell’Ipm. Ovviamente cattivissima. Anche meno, dài… Va bene che serviva un personaggio dark, ma è un peccato inserire così malamente un’attrice come lei, che, poveretta, fa del suo meglio. Speriamo in un suo riscatto nella quarta stagione. E pure che le levino quel pesante trucco nero alla Grimilde dagli occhi…

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