In Brasile, l’epidemia del coronavirus è fuori controllo. Pochi giorni fa il paese ha raggiunto il record giornaliero di contagi, il dato dei morti continua a peggiorare e la percentuale di vittime giovani è la più alta del mondo. A Rio de Janeiro, una delle città più colpite, i decessi quotidiani sono sei volte tanto quelli di aprile, e i cimiteri assumono sempre più operatori per preparare nuove tombe, dove le bare vengono avvolte nella plastica. «Ci sono giovani, bambini, anziani, persone di qualsiasi età», dice uno dei tanti nuovi lavoratori. «Passiamo il tempo a igienizzare tutto, e molte persone continuano a non prendere seriamente il virus».
Tra queste c’è anche il presidente Bolsonaro, che di recente ha dichiarato di non sentirsi «per nulla preoccupato. Sono un ex-atleta, e nel caso in cui fossi contagiato non mi farebbe nulla, al massimo avrei un’influenza o un raffreddore». Nel frattempo, la situazione precipita anche nelle favelas, dove restare a casa è un lusso e non lavorare significa non mangiare. Tutte queste storie sono al centro del nuovo reportage di ARTE, che racconta un paese diviso tra chi si dispera e chi minimizza.