Pronti, fuochi, via. È MasterChef 14, e i 18 (più due panchinari, ma se siete arrivati fin qui non vi stiamo dicendo niente di nuovo) della nuova masterclass sono pronti a darsi battaglia per salire sul podio occupato l’anno scorso da Eleonora Riso. Solo che, a onor dei giudici, quest’anno sembra di essere davanti a una combriccola di cuochi pasticcioni: c’è chi non sa bene dove stia di casa l’estetica, chi cade sulle preparazioni basilari; chi porta al tavolo una dose più che sufficiente di strafottenza e chi decide di usare le possibilità della telecamera come una seduta di terapia in mondovisione. Tutti hanno uno strano senso dell’umorismo nel nominare i piatti.
La strada insomma, sembrano dirci la prima Mystery Box (con grande ritorno della Golden Pin), il primo Invention Test, la prima esterna e il primo Pressure, sarà impervia. E, tra personalità di minor spicco mediatico e “caselline” riempite di straforo – la quota “aged” con il 56enne Reza, e sempre con lui e Anna la componente “dal mondo” grazie alle origini iraniane e cinesi rispettivamente – rischiamo di trovarci davanti a una classe meno flamboyant del solito. Chissà che non tocchi ai giudichi fare lo show. Quel che è certo è che il ritorno di cheffe Chiara Pavan come “eminenza bianca” dopo le selezioni è una ventata d’aria fresca. Ma pure di cazzimma (e competenza).
*Attenzione: contiene spoiler sugli eliminati.
Chiara Pavan voto: 9
Dello stellato Venissa di Chiara Pavan si parla troppo poco, o almeno, cominciamo a parlarne di più adesso. Del suo lavoro sulle materie prime della laguna veneziana e dell’isola di Mazzorbo, da dove cucina, dovremmo saperne molto di più. Perché è facile dimenticarsi di chi usa la mitezza come forza, e lo studio per rafforzare il piatto e la materia prima, non il proprio ego. Non c’è nemmeno bisogno di indicarla come cucina “femminile”, o “al femminile”: è cucina e basta, e il ruolo affidato alla cheffe in questa edizione di MasterChef – prima come accompagnatrice del processo di selezione, poi come autorità per la sfida in esterna – lo evidenzia. Ed è dentro la cucina, la cucina e basta, che ci si può anche lasciar scappare un «siete nella merda sparata» per poi commuoversi a prova finita. Tutto si tiene. In questo sì, ci servono modelli femminili.
I giudici voto: 8
Puntate di alternanza per i giudici: Barbieri accenna lo show e si presenta alle prime prove con un completo che già riteniamo imbattibile, la prima Mystery “anni Ottanta” è tutta per lui, e si becca pure la gita durante la sfida in esterna. Ma i colleghi Locatelli e Cannavacciuolo non sono da meno: occupano la scena all’occorrenza, quando tutto si sgretola e i concorrenti vanno in palla. Li sovrastano, non trattengono mezza opinione (soprattutto negative) e già cercano di indirizzare verso una comprensione più profonda delle prove somministrate alla masterclass. Staremo a vedere se qualcuno abboccherà all’amo lanciato.
Franco voto: 6,5
Motivatore, romantico, gentleman, skillato. Lo concediamo, nessuno spicca davvero per bravura in masterclass, quest’anno. Ma se dovessimo scommettere i nostri cavalli a vuoto, lo faremmo su Franco. Che da un lato dimostra una buona preparazione sulle basi della cucina, dall’altro è tutta emozione, emozione, emozione. Per fortuna non è perfetto e i piatti li sbaglia (e di misura) anche lui. Finiamo persino per identificarci nel suo oversharing da seduta di terapia, quando durante la formazione delle squadra per l’esterna riemerge il bambino bullizzato che è stato. Siamo con te, Franco.
Reza voto: 5
Gli vogliono affibbiare la parte di adulto brontolone, e lui ci va abbastanza dietro, sfoderando subito uno spirito competitivo che era passato in sordina durante le selezioni. Lì aveva prevalso la narrazione delle sue origini, delle influenze, dei viaggi. L’Iran mi ha cresciuto, la Francia mi ha formato, l’Italia mi ha dato l’amore, per sua stessa ammissione. Però, frecciatine a parte, Reza ci ricorda che non è che uno è solo il suo passaporto; e infatti quando già i giudici spingono per dei piatti che “raccontino” qualcosa, lui sottolinea che il nome di un paese non ci completa. E che lui non è qui a “pettinare le bombole” (sic.). Vedremo se tirerà fuori anche l’abilità nel piatto.
Gianni voto: 4,5
Il tombeur de femmes (reale o immaginario) della masterclass respira in un mondo di poesia, e lo dimostra esibendosi in una composizione espressa durante la prova in esterna. Non solo di pane vive l’uomo, ma anche di accurati tempi di cottura, disciplina, e dello stare sul pezzo, almeno nella cucina di MasterChef. Tutto questo, per ora, Gianni sembra averlo lasciato a casa, insieme alla trama della fiaba di Cappuccetto Rosso. Però a suo modo ci dà dentro. Quindi gli auguriamo o di trovare la sua principessa, tra le colleghe ai fornelli, o di smetterla di pensare tanto agli abbinamenti di colori e cominciare a esercitarsi sulle brunoise. Intanto si aggiudica il primo mappazzone dell’edizione.
Giulio, Mary voto: 4
Secondo eliminato l’uno (il primo ve lo lasciamo scoprire), maldestra capitana di prova in esterna l’altra. Il bagnino 35enne della provincia di Pisa che si era presentato con un lapsus sulla sua età (dandosene 86, di giri intorno al sole) ha confuso l’entusiasmo con un fuoco di paglia, ed è uscito (scambiando il “sì, chef” con un “sissignore”) su una sfida che lo faceva sentire nella comfort zone. Peccato. Avremmo almeno voluto provarci, a capire la sua mano.
Insieme a lui mettiamo Mary, che bisticcia con la compagna di squadra Katia dopo averla scelta, dà dell’incompetente a Cannavacciuolo sul risotto per questioni di provenienza geografica, e salva i suoi e se stessa più per demeriti degli avversari che per meriti propri. E comunque quel risotto era crudo.
Simone G. voto: 3,5
Che ci tenga a questa gara pare chiaro, lui, l’ultimo a conquistare il grembiule bianco per la masterclass. Ha l’aria dello short king, Simone Grazioso, mento alto, posa da calciatore e già tutti i proclami di voler fare bene, voler fare meglio, e il mio piatto sembrava una bella idea. Il migliore all’invention Test è effettivamente il suo, ma quanto vola alto in studio, tanto cade in basso nella prova in esterna – cercando poi di lavarsene le mani, almeno un po’, durante il Pressure. Con una punta di vittimismo. Non so, Simone, spero avremo tempo di conoscerti meglio.
Claudio voto: 3
Ricopre la quota che nella scorsa stagione era stata di Niccolò Califano: non solo per tratti del volto ma anche per flemma, l’essere cute ma anche demure, e il darsi addosso sempre, diventando il primo detrattore, se non sabotatore, di sé. Vince la Mystery con la sua Golden Pin e riesce a buttare alle ortiche entrambi i vantaggi, durante una “passeggiata nel bosco” di Invention in cui mette male in difficoltà gli avversari e finisce per perdere già il privilegio acquisito. Replica la cattiva prova al Pressure e si salva solo perché la sua stessa spada di Damocle fa cilecca. La terapia è di là (e ci andiamo tutti), la masterclass di qua.
Alessia voto: 2
A new Kassandra is in town. Il montaggio la incorona già regina del pettegolezzo e della sparata a zero: dà del cafone a Simone e gli tifa contro, ha da ridire sull’intervento di cheffe Pavan, cita a metà il Pacciani esibendosi in un “se tutti fossero come Giulio, il mondo sarebbe un posto migliore”. Nel piatto, per ora, tante parole e poca sostanza. E dire che il sogno ce l’avrebbe chiaro: giudice di MasterChef per il 2040, un’azienda agricola, un ristorante, una scuola di cucina. Naturalmente, glielo auguriamo.