Gualtiero Marchesi voleva fare il musicista, e ha cominciato a considerare seriamente la cucina quando ha “risolto” il suo rapporto con quell’altra arte sposando la sua insegnante di pianoforte. Ce lo ricordano l’entrata in scena dell’Alinde Quartett (in cui suonano due dei nipoti del Maestro) e di Enrico Dandolo, Presidente di Fondazione Marchesi (vi abbiamo raccontato il signor Marchesi e la Fondazione qui).
Non so se consiglierei di sposarsi un cuoco, una cuoca, per risolvere il proprio rapporto con la cucina (e da lì vivere felici), perché forse basta entrare nella classe di MasterChef, così da mettere in riga un paio di cose su che cosa voglia dire comporre un piatto che vada oltre i complimenti di amici e parenti. A cominciare dalla reazione delle reazioni, che riporterà i ragazzi sui banchi di scuola: le crosticine di Maillard.
Sicuro significa studiare, e il secchione riluttante della classe, Jack, è già stato identificato. Poi vuol dire anche andare a mangiare al ristorante, tanto, e gli occhi (e le mani) dei concorrenti di quest’anno sembrano un po’ digiune di questa esperienza. Allora devono intervenire due allievi dello chef più grande della cucina italiana per rimettere le cose in riga e ricordare che, sì, quello che stanno facendo è tutto un equilibrio sopra la follia del bollire un pezzo di merluzzo prima di friggerlo (eh, Katia?).
Per il resto, gli studi della trasmissione sembrano un’arena, e il passatempo preferito degli aspiranti MasterChef è, come sempre, quello di lanciare frecce a vuoto contro gli avversari. Meno male che qualcuno fornisce un esempio diverso. E meno male che qualche piatto più invitante comincia a comparire.
*Attenzione: contiene spoiler.
Anna voto: 9,5
Anna, almeno per quello che ci sta facendo vedere in questa gara, è la figlia che mia mamma avrebbe voluto, e che non le è capitata in sorte. Posata, umile ma conscia di sé, sorridente, curiosa, studiosa. Ma dove ti hanno fatto? Il livello della sua cucina continua a mantenersi stabilmente in testa alla masterclass, e infatti incassa i complimenti di Cannavacciuolo, che se fossimo a X Factor l’avrebbe già scritturata nella propria squadra. Perché il modo migliore per sapere se si sa cucinare è accorgersi quando un piatto è venuto male. Spero di non dovermi rimangiare il 9,5.
I giudici, Davide Oldani voto: 9
Locatelli, Barbieri e Cannavacciuolo incantano, destreggiandosi tra spiriti alti e occhio sempre critico e senza sconti, perché questa masterclass, parole loro, è zeppa di testa dure. Ma i tre insieme sanno essere una macchina dell’intrattenimento, e questa è una delle volte in cui il loro potenziale si è espresso al meglio. Barbieri superstar, tra salita in cattedra e misura delle lasagne.
Bella ospitata per Davide Oldani, tra gli allievi più celebri di Marchesi, che arriva a MasterChef forte della sua popolarità mediatica (e pop). Con i concorrenti si muove tra l’amicizia e il guru che sa far calare l’accetta, e il risultato convince.
Gianni voto: 8,5
Ora lo so: Gianni lo stavamo aspettando, senza nemmeno rendercene conto. Comincia con una performance in stile slapstick comedy, accompagna con una très jolie pronuncia inglese, si impiastriccia tra le parole e un “minchia” qualche volta gli scappa. Si toglie la giacca e per un momento vediamo uno che sa pure quello che fa dietro ai fuochi. Come fai, se Gianni non ce l’hai?
Andrea Berton voto: 8
Chef Berton è impeccabile nella sua gravitas, e il gioco degli oracoli per dare suggerimenti ai concorrenti lo indora di mistico occidentale. Forse una postura difficile per tanti dei presenti alla masterclass, e allora lascia che a parlare sia il suo piatto. Che infatti miete vittime importanti, molto più che quello del collega Oldani. Marchesi, probabilmente, sarebbe stato orgoglioso.
Linda voto: 7
Una che sta imparando. Manca sempre qualcosa, e la prima a saperlo è lei, ma ora anche i giudici la guardano con un occhio diverso. I suoi compagni ancora no, e potrebbero sbagliarsi, perché una così, se non la sbrocca male, alla finale ci può anche arrivare. In più ha deciso di levarsi da subito dai giochi dell’ambizione e di pulire il linguaggio da dichiarazioni & compagnia. Un’altra che ci piace.
Jack voto: 6,5
Non so perché 6,5 e non 6, o forse lo so, perché comunque Jack ha l’impegno, poi anche occhi azzurri gelidi e una resting face tipo nordico che lo fanno sembrare un pezzo di mobilio dell’Ikea, ben fatto ma senza emozioni. Io ben fatta non lo sono, però sulle non-espressioni ti capisco, e ti vedo. Due dubbi: perché non l’ho davvero ancora notato, in questa masterclass? Il secondo: ma tu sei mica uno di quelli che va allo stellato e si accolla allo chef, giusto?
Sara voto: 6
È la migliore di una prova reazionaria, in cui ben pochi dimostrano di sapere quello che stanno facendo. Solo che non si capisce se la sua cipolla sia venuta così perché sì, o perché tutti noi abbiamo una saccoccia di botte di culo fornita alla nascita. Quello che sia, qualcosina ci potrebbe anche essere; ma dovrebbe essere sfrondato dei riferimenti assidui a Napoli e dei guanti di sfida lanciati a destra e manca. Almeno non si è detto cazzimma. Se non fosse un programma registrato, direi che settimana scorsa i montatori erano in ascolto.
Franco, Samuele voto: 5,5
Reparto cuori fragili. I ragazzi non paiono vivere bene l’emozione, e quando ne azzeccano una arrivano subito a zapparsi da soli. Nel mentre traballano ancora e non si capisce bene da che parte del coltello stiano, se dal manico o dalla lama. A Franco, Locatelli dice che recita, e in effetti la sua esaltazione per essere stato promosso da “prof” Barbieri è da manuale. Però no, la maschera non ce la vediamo. Chissà di che segno zodiacale è. Se mi leggi, Franco, scrivimi. Più maschera di sicuro i “gesti da cuoco” riscontrati da Oldani in Samuele, che si concretizzano in un nulla di fatto. Peace.
Reza voto: 5
Alla Reza dei conti con Alessia – ho aspettato tutto il giorno per fare questa battuta, non biasimatemi – viene fuori l’anima di questo signore in cui tutti abbiamo rintracciato lati di nostro padre (io un botto, per dire): è gentile, orgoglioso, di valore, ma la mano in cucina è traballante. Va bene che sia uscito ora, anche contro la più odiata (per ora) dell’edizione. Almeno va un po’ avanti lo show.
Katia voto: 4,5
È probabile che Katia si meritasse un voto più alto, ma nella mia scala di valori si è macchiata di alcuni peccati capitali: la pasta tirata spessa volendone avere ragione, la voce grossa con i giudici – ok no, forse il voto è commisurato -, l’ignoranza di Chopin, il merluzzo bollito, la contesa del Vesuvio con Sara e messaggi cifrati al vetriolo per… boh. Fumi, fumi, ma dove stanno gli arrosti? Ok, forse sono stata di manica larga.
Mary voto: 3
Per consistenza con le pagelle precedenti (ma anche delle prove di cucina svolte finora), mettiamo Mary al penultimo e non ultimo di questa masterclass. Puro vizio di forma: prima nomina un fantomatico “inventore del sale” (???), poi si scaglia a zanne affilatissime contro Alessia, come sempre ha fatto finora. Che voglio dire, ok le antipatie e la competizione, ma ci rendiamo conto che negli Stati Uniti la ragazza sarebbe appena maggiorenne? Non so, manco fosse un enfant prodige. Guarda nel tuo, Mary, che poi fai la galla, ti mettono in riga e finisce che piangi. Uff.
Alessia voto: 2
Alessia parla una lingua lontana dalla mia, forse su un altro piano di realtà. C’è un aspetto delusional alla Luigi Mangione nel suo comportamento, e chissà che qualcuno, nell’internet, non abbia già fatto il mockup di una t-shirt con la nostra. Se a MasterChef andrà male, potrà almeno reinventarsi come Nara Smith/trad wife della situazione. Speriamo abbia giornate migliori (per lei).