Mattarella laughs!
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— Festival di Sanremo (@SanremoRai) February 7, 2023
Sì, l’avete (l’abbiamo) pensato tutti: che palle la Costituzione, che palle Benigni, che palle Matt… no, Mattarella che palle MAI. E infatti svolta – chi l’avrebbe mai detto, eh? – l’avvio della serata. Il Presidente della Repubblica, per la prima volta al Festivàl, laughs! Con la figlia, anzi la “signora Laura” (la vogliamo come co-conduttrice, facciamo ancora in tempo?), come di consueto al suo fianco, il Sergione nazionale gongola nel palco reale che la Riviera di Ponente si può permettere mentre sente ripetere per l’ottomilionesima volta che la Costituzione è bellissima, e che suo padre è stato uno dei padri (pardon) della stessa, e via articolando. Però tutto questo lo ricorda Benigni, che sì, direte anche “che palle”, ma è il più bravo di tutti. Punto. Gianni Morandi canta l’Inno (in minore: e ci vengono i brividi-brividiiiii), e per un attimo pensiamo che in questo Paese va ancora tutto bene. (Poi è arrivata pure l’agenzia Adnkronos: “Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lasciato il Teatro Ariston dopo l’intervento di Roberto Benigni sulla Costituzione e prima dell’inizio della gara dei cantanti”. Il più saggio di tutti, sempre.)
No more marchette, please
Non ci stancheremo mai di dirlo, ogni santissima serata di ogni santissimo Sanremo. E cominciamo subito pure quest’anno: capiamo che Mamma Rai debba promuovere ogni scarrafone, ma basta, vi preghiamo, pietà. PIETÀ. Non ce ne voglia Elena Sofia Ricci (che è perfetta), ma la lista della spesa di grazie a produttori, registi e colleghi sparata così, pronti via, che manco abbiamo sentito due canzoni, anche no. A nulla serve il siparietto à la Mindhunter ispirato al suo personaggio nella fiction di turno (per la cronaca: è Fiori sopra l’inferno), ovvero la profiler Teresa Battaglia. Vittima della profilazione: il Gianni nazionale. Responso: euforia e iperfunzionalità della ghiandola ludica. Ecco, facciamo un appello: sogniamo un Sanremo senza marchette di rete. Autori, magari prendete spunto da Boris: non lo famo, ma lo dimo. Tradotto: clippina di 20 secondi, save the date e via, obbligo espletato. Secondo appello: aridatece lo sponsor unico, ché Ama inizia ad avere una certa e non può correre dal Suzuki Stage al foyer per fare pubblicità a Poltrone e Sofà con gli artigiani della qualità. Grazie.
Chiara Takes Sanremo!
“Pensati libera”: e giù i meme (la ragazza lo sa). “Il monologo me lo sono scritto da sola”, come aveva detto in conferenza stampa, e in diretta si vede e si sente: è una letterina, per dodicenni, scritta alla sé stessa dodicenne, o pure meno (e la ragazza lo sa). Scommettiamo facile che qui c’è stato il picco di share (e Amadeus lo sa). Nessuno sa fare il suo mestiere – ora forse gli italiani tutti avranno finalmente capito qual è – meglio o anche solo come lei. Chiara Ferragni è – commenti da gruppi chat a caso – banale, “a livello terza media”, pietosa. E però anche bravissima. “Voglio essere me stessa”, aveva sempre detto: una sé stessa filtratissima come sui social, perché è più intelligente di tutti noi che crediamo all’essere sé stessi su Instagram per davvero. Ferragni ha usato Sanremo per messaggi che sono, sì, banali. Ma nel Paese delle interrogazioni parlamentari contro il gender male non fanno, anzi. La violenza sulle donne, il corpo delle donne, le donne che “no lloran, las mujeres facturan” (“Pensati ricca” è uno dei meme girati di più). E poi quel monologo “banale” l’ha fatto sul palco più liturgico d’Italia, e in Dior, ma praticamente nuda: e questa, ragazzi, è peffòmanz.
Blanco spacca tutto e i cocci sono di Gianni Morandi
Blanco che spacca tutto per le cuffie, Gianni Morandi con la scopa #Sanremo2023pic.twitter.com/AfxOMWylgA
— ¥le 💐 | sanremo era (@yleniaindenial1) February 7, 2023
Momento WTF della serata courtesy of Blanco, che non sente la voce negli auricolari e inizia a prendere a calci e a lanciare le rose sul palco. Ma comeeeee, i fiori di Sanremo?!?! Sacrilegio. Fischi dal pubblico, déjà-vu di Brian Molko dei Placebo quando spaccò la chitarra dopo l’esibizione al Festival del 2001. Precisiamo: il flop non è tanto/solo di Blanco, ma di tutta la gestione della situazione, con Amadeus che gli fa un po’ la paternale sotto forma di “perché l’hai fatto?”, sperando di tirargli fuori una giustificazione (è ruooooccckkk, Ama); e lui che risponde confusamente (facciamo sintesi): “Non sentivo un cacchio e allora ho pensato di divertirmi”. Disagio della regia che non sa come gestire il massacro di rose sul palco, Amadeus è sull’orlo di una crisi di nervi: “Era dai tempi di Bugo e Morgan che non vivevo una cosa così…”. Meno male che Gianni Morandi c’è, a raccogliere i cocci. Letteralmente: prende una scopa e inizia a spazzare. Iconico.
Gli autori hanno fatto 2+2
“Ormai solo Amadeus ha un profilo di coppia” (come cantava Lo Stato Sociale) + Chiara Ferragni queen di Insta = lanciamo dal palco di Sanremo il profilo solo di Ama (@amadeusonoio, ma tanto lo seguite già). Ovvero: quando gli autori ci mettono davvero la testa, la trovata è dietro l’angolo. E quindi via di selfie in diretta con la Maestra, e si vola: 474K follower in una decina di minuti. Chiara lo rimprovera perché non ha ancora postato nient’altro, e poi lo spara in diretta social. Una boomerata? Certo che sì, ma siamo pur sempre al Festivàl. E funziona. Immediato il commento di Fiorello: “Ma che minchia fai!”. E – di nuovo – iconico Gianni Morandi: “Ama, ti stai sboomerando”.
La narrazione
Qualunque cosa significhi. Ma se oggi la narrazione, o storytelling che dir si voglia, vale per tutto, ecco: quella di Sanremo 2023 è un disastro. La presenza istituzionale di Mattarella era solo il velo di Maya: tolto quello, la realtà s’è mostrata durissima. “In diretta basta che vada male una cosa e poi vanno male tutte”, ha detto Ama (scusate, siamo stati contagiati, è peggio del fungo di The Last of Us) dopo il bordello di Blanco. Il problema è che nulla era oliato fin dal principio. Infinite marchette (vedi capitolo dedicato), infiniti pasticci e pasticcetti tra un blocco e l’altro, infinito horror vacui, infinito pure il blocco dei Pooh (ma almeno s’è sentita qualche bella canzone: ci ha rimesso l’ugola di Facchinetti, ma l’abbiamo detto che è stata una serata difficile per tutti). Caro Dio delle città, ti facciamo una domanda: siamo noi che siamo ormai troppo vecchi o quest’anno il Festival ci sembra (ancora) più faticoso di sempre? Possiamo chiedere il voto della giuria demoscopica?