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Paola Iezzi: «Sono una regina e una sopravvissuta»

Non solo ‘Drag Race Italia’. La nuova giudice del talent di Paramount+ racconta la ritrovata sintonia con la sorella Chiara e i nuovi progetti. E, per la prima volta, commenta il dissing con Arisa: «A Rosalba voglio bene»

Foto: Paramount+

Adriana Picasso, Amy Krania, Leila Yarn, Lighting Aurora, Lina Galore, Melissa Bianchini, Morgana Cosmica, La Prada, La Sheeva, Silvana della Magliana, Sissi Lea, Sypario, e Vezirja. Ecco i nomi delle drag queen concorrenti della terza stazione di Drag Race Italia che dal 13 ottobre su Paramount+ si contendono il titolo di “Italia’s Next Drag Superstar”. E proprio il nuovo canale streaming ha permesso alle queen, per la prima volta, di essere ospiti allo stadio San Siro sabato scorso, durante il match Inter-Bologna, per lanciare un messaggio a sostegno della comunità lgbtqi+. Ma le novità ci sono anche dietro al bancone dei giudici: oltre alla conduttrice Priscilla e l’insostituibile Chiara Francini, figurano le new entry Paolo Camilli e Paola Iezzi. E proprio lei è pronta per un’intervista mattutina come una colazione sui generis.

Cosa ti ha spinta ad accettare Drag Race Italia?
Oltre all’amore per la comunità lgbtqi+, che è il motivo principale, mi sono sempre sentita una drag. Nella vita sono semplice, ma sul palco mi piace cambiare, mostrare le mie sfaccettature. Questa tendenza all’overacting mi affascina. E poi non rinuncio mai alle esperienze nuove, mi attraggono sempre. L’estate scorsa è stata infuocata, non sono stata presente in tutte le puntate per via del tour, ma non avrei mai rinunciato al programma anche se è stato uno sforzo notevole.

Com’è andata?
L’atmosfera era frizzante, in armonia. Ho sempre pensato: “Domani vado a registrare una puntata, che figata!”. Drag Race Italia mi ha arricchita.

Con la squadra come ti sei trovata?
Bene. La scorsa edizione ero stata ospite. Non conoscevo Paolo Camilli, ma abbiamo subito creato un’alchimia meravigliosa. Amore assoluto con lui e amore riconfermato per Chiara Francini e Priscilla.

La giuria di ‘Drag Race Italia’. Foto: Paramount+

Per questa edizione di Drag Race Italia avevano chiamato solo te o anche Chiara?
Solo me. Ero stata già ospite e c’era questa sintonia col mondo drag che non ho mai nascosto nel mio percorso solista. Poi chiaramente abbiamo esteso a Chiara l’invito a essere guest per una serata. Lo ha fatto con piacere, ed è stata molto forte. Ha dovuto affrontare difficoltà personali, per esserci.

Quali difficoltà?
Quelle di cui ha già parlato ampiamente in tv. Il nostro è un lavoro che richiede impegno e fatica. Ma è stata molto brava a superare le sue fragilità, e questa è una lezione di vita importate. In generale, con tutto il team ci siamo uniti e abbiamo portato a casa un bel risultato.

Che anno è stato?
Intenso e istruttivo. Quando arrivi a un’età come la mia pensi di aver imparato tutto.

Cos’hai imparato?
Questa cosa del ritorno e dell’imprevedibilità visto che la reunion di Paola & Chiara non era nemmeno nelle più rosee convinzioni, da quanto eravamo concentrate sulle nostre cose. Ma è successa e abbiamo seguito, per la prima volta, un flusso. È venuto per caso.

Cioè?
Ho fatto un dj set, Chiara è venuta a trovarmi e si è creata questa atmosfera, ho passato dei pezzi nostri, qualcuno ci ha ripreso, il filmato è diventato virale.

E…
… e nonostante ci chiedessero da anni la reunion, questa volta è stato diverso.

Come mai?
C’era una volontà forte del pubblico di riaverci insieme. Questa grossa ondata di amore ci ha travolte, e abbiamo pensato: “Forse ci possiamo riprovare”. A questo si è aggiunto l’evento con Max (Pezzali, nda), che avevamo accettato prima del Covid per ricordare i vecchi tempi, ma non con l’idea di ricomporre il duo. Così dopo il dj set e il concerto di Max anche Chiara ha avuto meno paure. Abbiamo provato senza sapere come sarebbe andata. Eravamo un po’ timorose.

Di cosa?
Amiamo la comunicazione rivolta al futuro, non avrei sopportato qualcosa del passato che ritorna oggi, un effetto revival. Ma non è stato così.

Come è stato?
Come se non ce ne fossimo mai andate. C’era un po’ di nostalgia, ma ci siamo portate dietro solo le cose belle del passato. Del resto dipende da come sei fatto e da quale tipo di comunicazione fai, ma non con il tuo ufficio stampa. Io mi sento calata nell’oggi e nel futuro. Amo quello che accade indipendentemente dalla critica.

Che fair play! Quindi le critiche le vivi bene.
Detesto vivere in un mondo acritico. Bisogna criticare, altrimenti non si cresce. Poi, certo, ci sono critiche che ti fanno incazzare, ovvio, ma servono a tirare il fuori il meglio di te, se fatte da persone che stimi. Odio chi dice sempre “sei top!”, “sei meravigliosa!”, non sopporto questa cosa.

Torniamo alla vostra reunion: a Sanremo eravate un bel po’ drag.
Abbiamo pensato che doveva essere indimenticabile. Abbiamo vissuto il palco dell’Ariston come una grande festa, come se fosse l’ultima canzone (cita e canticchia Furore, nda).

E che mi dici del piazzamento?
Eravamo concentrate sul fatto di fare bene. Era difficile con un pezzo dance, non nelle corde di Sanremo. Ci sono stati momenti in cui pensavo che forse non ce l’avrei fatta, che era tanta roba. Quel palco spaventa e, con Chiara, non cantavamo insieme da parecchio. Volevamo performare sul palco. Ci sono stati momenti di difficoltà, ma avevamo la fortuna di essere state prese nel cast, con una bella canzone, e dovevamo dare il massimo.

E adesso? Disco nuovo?
Stiamo navigando a vista. Ci sono cose che stiamo preparando, ma non posso svelare molto. Oggi il mondo della musica è un gran casino, non ci sono più regole tra singoli, featuring, e gli album sembrano essere l’ultima delle preoccupazioni. Non ci sono molti spazi promozionali: bisogna comprendere dove inserirsi per non buttare investimenti emotivi ed economici. Lo dico perché sono stata indipendente. È un mondo variopinto, quello di oggi, prima si seguiva una procedura standardizzata, c’erano progetti partiti a bomba, come il nostro, e altri che avevano bisogno di più investimento. Si deve valutare bene cosa si ha da dire, non basta uscire con un pezzo e aspettare di vedere cosa succede.

E cosa bisogna fare allora?
Comprendere l’intento, soprattutto per un progetto come il nostro che ha una storia da difendere. Però ci sono realtà belle con le quali sarebbe interessante mescolarsi.

Tipo?
Non voglio fare i nomi, ma c’è un’ondata femminile interessante. Il mondo della musica è frastagliato e affollato, con cose più interessanti di altre. Per ora ci prendiamo tempo per capire, bilanciando le nostre forze.

Ok, ma qualche anteprima sul prossimo passo di Paola & Chiara?
Potrebbe essere un pezzo nuovo, chi lo sa… Sicuramente spero di fare uscire presto The Queen, un brano in inglese che ho scritto nel 2021 dedicato al mondo drag, quando ho lavorato a Stoccolma. Non è la sigla ufficiale dello show, ma viene usata per tutti i promo. Alla festa di Drag Race Italia c’è stato entusiasmo da parte di tutti quando è partita. L’ho scritta in due giorni, cercando di sottolineare che regine si nasce, anche se si è esclusi. Parla di coraggio, di uscire allo scoperto, di voler brillare e mettersi da soli la propria corona, magari dopo sudore e umiliazione.

Tu sei una regina?
Mi sento una regina e una sopravvissuta.

Spiega un po’…
Mi piace il concetto di combattere per quello in cui credi, per ottenere qualcosa. Sembra di essere in un mondo super protetto dove la sofferenza è demonizzata. Ma la vita passa anche per il dolore. Certo, non è bello, ma se non lo viviamo non si hanno gli strumenti per le difficoltà dell’esistenza. Ci saranno momenti in cui la protezione non ci sarà, e devi essere tu a prenderti cura di te stesso. Poi ci sono gli amici e le famiglie allargate come quelle del mondo drag, quelle che ti scegli tu. A volte le famiglie naturali non ti supportano. La comunità arcobaleno mi ha dato e insegnato moltissimo a fidarmi degli altri. E ho davvero delle famiglie allargate. Non mi sento mai completamente da sola. Chiaramente nelle decisioni importanti decido io, ma è fondamentale avere intorno amici veri scelti, magari, dopo un percorso di sofferenze. Mi aiutano senza crudeltà, senza approfittare delle debolezze ma spronandomi a dare il meglio. Questa è la più grande ricchezza.

Tra te e Arisa c’è stato un dissing a distanza per un tuo commento ad alcune sue dichiarazioni nel programma di Peter Gomez, La confessione. Lei poi ha fatto un video in cui ti ha risposto e in cui ti invitava a non salutarla nel caso vi foste incontrate per strada. Vi siete chiarite?
Non credo ci sia bisogno di chiarimenti. Credo abbia capito il mio intento pulito e privo di qualsiasi tipo di attacco. Quando mi è stata fatta quella domanda ero alla conferenza stampa del Roma Pride, ero lì a rappresentare qualcosa, era una giornata molto importante. Amo le persone, il materiale umano. Ho sempre fiducia che arrivi la comprensione, poi se questo non accade pazienza. Certe cose possono essere dette sull’onda della rabbia che una persona ha.

Quindi se la incontri per strada la saluti?
Certo. Rosalba è una persona alla quale voglio bene, che ha le sue difficoltà nella vita come tutti noi. Lo dico perché non si senta sola, visto che ha parlato delle complessità anche del fare questo mestiere. Le auguro tutto il meglio possibile, e di ritrovare una serenità e una sintonia col pubblico lgbtqi+.

Chi sei oggi?
Quella di un tempo, con esperienze accumulate in più. Ho sperimentato cose lontano dal mainstream che ai nostri tempi non era facile, ho faticato. Oggi il mondo si è aperto maggiormente, ci si sente più liberi sul palco rispetto a una volta. Siamo state attaccate parecchio per il nostro pop dall’intellighenzia e da alcuni colleghi: eravamo strane, diverse, fuori dai canoni, troppo “leggere”. Una cosa che ci ha fatto soffrire. Questo quando non c’era la hit. Il pop si evolveva in un modo e noi andavamo da un’altra parte, ma abbiamo creato un solco e, alla fine, siamo state comprese, anche se non subito. In questo senso devo molto alla comunità lgbtqi+: non sono mai mancati nella nostra storia musicale, lì mi sono sempre sentita capita artisticamente.

E con Chiara come va?
Abbiamo trovato una sintonia diversa ma speciale. Con l’esperienza di quest’anno è molto cresciuta: ha superato timori che erano diventati bloccanti. Può capitare di accumulare paure castranti per la vita personale o per l’evoluzione artistica. Ha avuto molto coraggio. È andata oltre. Il supporto degli altri bisogna volerlo: se nelle difficoltà ci si isola, non si fa una buona cosa. Bisogna cercare l’aiuto esterno e accettare di essere in difficoltà. Noi esseri umani siamo imperfetti, spesso cattivi, ma abbiamo anche un’empatia speciale nei confronti dei nostri simili. Se qualcuno chiede aiuto, raramente viene negato.

Tornerete a Sanremo?
Mmmh… non è nei nostri programmi, ma vediamo cosa succede. L’intento di andare come lo scorso anno non c’è, ma ormai chi può dirlo: sono successe tante cose che non mi aspettavo sarebbero accadute, non metto fine alla provvidenza.

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