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Sanremo 2022, i migliori e i peggiori look delle prime due serate

Il centrino alla Spider-Man di Irama contro l’eleganza fluida di Mahmood e Blanco. La canotta di Giovanni Truppi e Iva Zanicchi versione Adele. Il ‘gira la moda’ di Rolling è servito

Foto: Daniele Venturelli/Getty Images

Meglio: Mahmood e Blanco

Con Prada (Mahmood) e Valentino (Blanco) come si può sbagliare? E infatti la coppia più cool del Festival è impeccabile. Però i due ci aggiungono uno scazzo (pardon) che intenerisce, alleggerisce, rende tutto poeticamente “normale”. E anche i dettagli fluidi (scolli azzardati, ricami, veli, mantelli) non suonano mai come proclami (capito, Achille?), ma come elementi ormai connaturati a uno stile e a una generazione. Belli bellissimi.

Peggio: Irama

Va bene l’eccentricità, e ci sta anche che quest’anno Irama sia carico a molla perché nel 2021 non ha potuto esibirsi (e far vedere i look scelti). Ok pure il mood tra il post-apocalittico e la riserva indiana. Però qui l’unico commento possibile è: centrino (seppur di Givenchy) ricamato a mano dalla nonna di Spider-Man. Punto.

Meglio: Ditonellapiaga con Rettore

Il mix&match bianco e nero tra una signora del pop (vestita Stefano De Lellis) e una signorina assai promettente (in Philosophy by Lorenzo Serafini) che le tiene abilmente testa è insieme elegantissimo e ironicissimo. Qualcuno ci ha visto Crudelia De Mon (e va benissimo), altri un semplice gioco a due con tantissima chimica (il titolo della loro canzone) anche in fatto di fashion. Diciamo che sono l’altra faccia della Rappresentante di Lista, anche loro giustissimi (in Moschino) ma più freddi e “studiati”.

Peggio: Giusy Ferreri

L’atmosfera della performance era da teatro-canzone (vabbè) con megafono e grammofono. Dunque il vestito (di Philipp Plein) non c’entrava comunque niente, ma in più era un mezzo disastro anche in proprio, coi due oblò sui fianchi (e addirittura sbrilluccicanti), lo scollo da costume olimpionico, lo spacco troppo basso: tutto sbagliato. Fa talmente male (cit. dal repertorio di Giusy, a cui vogliamo sempre e comunque bene).

Meglio: Elisa

Un po’ Arwen degli Signore degli anelli, un po’ profetessa laica della musica, un po’ eterea dea del Festival. La lunga tunica bianca con mantello incorporato e spalle scoperte a lasciare i tatuaggi in bella mostra (by Pierpaolo Piccioli) va di pari passo con la delicatezza della canzone e l’eleganza della sua interprete. Simply perfect.

Peggio: Michele Bravi

I capelli alla Edward mani di forbice, il trucco glam rock, i fiori sulle maniche, i lustrini sotto la giacca, gli anfibi sopra i pantaloni… Michele Bravi (in Roberto Cavalli) vorrebbe giocare col gender, ma appesantisce tutto. Il risultato è un mischione incomprensibile, ma soprattutto – parafrasando il titolo della sua canzone – l’inverno dello stile.

Meglio: Gianni Morandi

Un gran signore che si prende in giro, si autocita, si diverte. Se la sua Apri tutte le porte sembra quasi un medley dei suoi primi successi, il look va di pari passo: il suo smoking Armani è elegantissimo, ma la stampa grafico-optical rispecchia la nonchalance di colui che lo indossa, eterno ragazzo. Sembra quasi il cameriere di una festa di nozze che molla il vassoio e si mette a ballare con gli invitati: bellissimo così.

Peggio: Giovanni Truppi

Ok, sei indie. E l’avremmo capito anche senza la canotta da grigliatore di salamelle alla Festa de l’Unità. Se il pezzo di Truppi non buca (e stiamo usando un eufemismo), è anche colpa dell’outfit (oddio, outfit forse è troppo) decisamente respingente. Temiamo che al prossimo giro quella canotta se la tolga: e no, sotto non ci sono i muscoli che si è fatto Achille Lauro. Truppi, del resto, è indie, e gli indie mica vanno in palestra.

Meglio: Iva Zanicchi

I miti della canzone italiana danno filo da torcere alle nuove leve, pure sul look: se Orietta pare Lady Gaga in crociera, Iva è la nostra Adele. Vedere il total black di paillettes e piume della queen indiscussa del Festival (è colei che l’ha vinto più volte) per credere. Gli anni di una signora non si scrivono mai? Chissene, perché qui ci vuole. 82 anni e Zanicchi rules.

Peggio: Ana Mena

Per accompagnare la sua trasformazione neomelodica, Ana Mena ha scelto un look a contrasto, da popstar internazionale. Sì, l’avrete già indovinato: Ariana Grande. Ma a noi il minidress rosso Emporio Armani e lo stivalone fanno anche tanto fatina del Festival: anzi, Winx. Mancavano solo le alette.

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