Quest’anno più che mai a Sanremo ha vinto la musica, come da volere del dittatore artistico Claudio Baglioni. In molti, basta scorrere i commenti sui social, potrebbero obiettare che “ha vinto la sua, di musica”. Di fatto però è stata la canzone italiana ad avere l’attenzione, tra i brani in gara, quelli dei super ospiti (praticamente tutti italiani) e sì, i pezzi di Baglioni.
Ma c’è qualcos’altro di italianissimo che a Sanremo “ha vinto qualche cosa”. Il nostro cinema, quello così bistrattato, quello che nel 2017 ha avuto un crollo del 46 % negli incassi ma che invece ha idee e talenti, ha conquistato il difficilissimo palco dell’Ariston. Tra conduzione del Festival e del Dopofestival, duetti, promozioni e incursioni varie sono state tante le facce del grande schermo che il popolo della tv ha scoperto. Finalmente.
A partire da lui: Pierfrancesco Favino, un grande attore che canta, balla, recita, improvvisa, conduce con una naturalezza impressionante. Diverte e si diverte. Piace, e non solo alle donne, che dopo l’omaggio di fiori e panino alla compagna Anna Ferzetti e una delle figlie in platea, sono impazzite. Piace perché è bravo. Punto. Piace perché è pop e passa senza battere ciglio da Despacito al teatro impegnato. Che sorpresa, Favino. No, nessuna sorpresa, ma il classico: “Ve l’avevo detto”. Ieri sera poi sicuramente ha fatto venire le lacrime pure a Salvini con il monologo sui migranti e l’esclusione tratto da La notte poco prima della foresta del drammaturgo francese Bernard-Marie Koltès, che aveva già interpretato all’Ambra Jovinelli di Roma. Quando l’arte e il talento zittiscono con eleganza, fermezza e senza nessuna possibilità di appello una politica piccola piccola. L’Ariston in silenzio, i social congelati, le lacrime agli occhi di Favino e le lacrime pure ai nostri, di occhi. Gioco, partita, incontro.
Durante l’ultima serata l’attore ha dato vita anche ad una simpatica e pungente gag con Edoardo Leo, proprio sulla commistione nel mondo dello spettacolo: “Antonella Clerici protagonista del nuovo film di Nanni Moretti, Carlo Conti che a teatro fa Otello”. Picchio e Dado, come si chiamano tra amici, sono a loro agio su quel palco che fa così paura. E si vede.
Il che ci porta al prossimo punto: Leo, altro big del grande schermo, ha preso le redini del Dopofestival, con l’idea non di condurlo vecchio stile, ma di riscriverne le regole. E lui, attore, ci è riuscito, insieme a una squadra di amici storici composta da Sabrina Impacciatore, Carolina Di Domenico, Rolando Ravello, Paolo Genovese e l’immancabile Rocco Tanica. Con Tanto siamo tra amici al Dopofestival, il post-Sanremo ha conquistato una sua indipendenza: non so a voi, ma a me è capitato spesso di fare le tre passate per vederlo. Ed è una cosa rarissima, visti anche i tempi assurdamente dilatati della prima serata. Il clima rilassato, più che da salotto, da “quattro amici al bar”, tra pizzette, caciotte e bottiglie di vino customizzate, ha funzionato alla grande. E non sono mancati bei numeri musicali, giochi con i cantanti (il Baglioni d’oro!) e qualche domanda scomoda dei giornalisti. Bravo Edoardo Leo, ironico e irriverente al punto giusto, a trovare un nuovo format di qualità e a dargli quel ritmo. A far camminare finalmente il Dopofestival sulle proprie gambe.
Un discorso a parte lo merita Sabrina Impacciatore. O meglio, Sabrina nel Paese delle Meraviglie. Che sogna di condurre Sanremo e alla fine, dopo varie incursioni e una gloriosa caduta, ce la fa a presentarne almeno uno di cantanti in gara. Sabrina che si cuce addosso il ruolo di principessa svampita dell’Ariston, dove sarebbe stata perfetta anche nei panni di quarta conduttrice (come si vociferava all’inizio). Sabrina che partecipa al Dopofestival seduta per terra sui suoi vestiti da favola, mentre viene scherzosamente bullizzata da tutti, soprattutto dagli amici: Favino, Edoardo Leo, Ravello. Che lo sapevano già quanto fosse talentuosa. Ora lo sanno tutti.
Apriamo il capitolo: “Ah, ma sa anche cantare?!”, già inaugurato da Favino con lo strepitoso mash-up del debutto. Serata dei duetti: Anna Foglietta canta con Luca Barbarossa sulle note di Passare er sale e dà una marcia in più al bellissimo brano del cantautore romano. La presenza scenica, l’eleganza e l’interpretazione dell’attrice riempiono di un nuovo senso il dialogo contenuto nel testo del brano. Poi Alessandro Preziosi che affianca la Vanoni, Bungaro e Pacifico, ipnotizzando tutto il pubblico femminile, Ornella in primis. E non dimentichiamo quella forza della natura di Serena Rossi: ha una voce pazzesca e ce lo aveva già fatto sentire sul grande schermo tra Frozen e i Manetti Bros. Ma qui fa letteralmente brillare il pezzo di Renzo Rubino.
Completano il ritratto di famiglia in interno del cinema italiano Claudio e Claudia, Santamaria e la Pandolfi. Che sì, sono a Sanremo per promuovere la fiction È arrivata la felicità 2, ma emozionano con l’omaggio a Francesco Nuti a 30 anni dalla sua partecipazione al Festival con Sarà per te. Indovinate? Pure loro sanno cantare. Incredibile.
Altra promozione, altro regalo. Favino prende per mano uno ad uno i suoi co-protagonisti del nuovo film di Gabriele Muccino, A casa tutti bene, regista compreso (che insieme a Rocco Papaleo è anche nella giuria di qualità). Da Stefania Sandrelli a Stefano Accorsi, da Massimo Ghini a Claudia Gerini a Carolina Crescentini, sono tutti lì, intorno ad un pianoforte sul palco dell’Ariston a cantare a squarciagola Bella senz’anima, proprio come nel lungometraggio. Sanremo scopre il cinema. Ed è subito amore.
PS. Se non lo avete ancora fatto guardate com’è finita “gnigni”, l’Operazione Sanremo dei The Jackal. Siamo davvero sicuri che il Festival l’abbia presentato Favino? Pardon, Fru? Spoiler!