Lei si definisce “una dritta” (“la giostraia”, nel gergo di chi lavora nei luna park), noi la ribattezziamo seduta stante “il cappellaio matto della tv”, perché quella donna è una geniale visionaria. Andrebbe inserita di diritto tra i Patrimoni Immateriali dell’Umanità, appena qualcuno inventerà tale categoria. Con il suo sguardo da Sfinge, Raffaele è riuscita infatti a prendere un genere ormai morto o mai esistito (ricordate forse un one woman show degno di questo nome?), rivoltarlo come un calzino e infondergli originalità. Colpo di luna, in onda il venerdì sera su Rai 1, schiera infatti tutti gli elementi del varietà, destrutturandoli: gli ospiti escono dal pavimento, i ballerini fanno il verso alla conduttrice, le interviste sono ribaltate. Tutto non è mai come sembra. E questo, in una tv che vive di usato sicuro, è una rivoluzione copernicana.
Qualcuno l’aiuti
Quindi, dicevamo: Virginia Raffaele è brava. Diamine se lo è. Però, scusate, mica può fare tutto da sola. Checché se ne dica, questa storia dell’“in tv bastano le idee” è una bestialità: il piccolo schermo è un mezzo plasticamente visivo, impregnato di paillette e lustrini. Se dici “vi porto nel mio luna park”, e magari lo ripeti pure 300 volte nell’arco dello show, questo benedetto luna park si deve vedere. Non basta appendere due altalene al soffitto o mettere lo sfondo grafico di un paio di giostre, come a dire: “Usate la fantasia”. Serve una scenografia, se non faraonica, quantomeno di grande impatto, una costumista che chiaramente non ce l’abbia con te (i vestiti di Raffaele e dei ballerini gridano vendetta) e delle luci da disco. Insomma, servono soldi. Perché è con questi che si fa la tv, in generale. A maggior ragione un one woman show. Se non ci credete, andate a vedere le curve di ascolto di Colpo di luna: in picchiata quella della prima puntata, che era partita a 3,4 milioni (20% di share). La seconda cala a 2,8 milioni e 17,4% di share. Certo, su Canale 5 c’era la semifinale di Supercoppa Inter-Lazio (4,7 milioni e 22,7% di share), ma finiva alle 22. Peccato, perché le idee buone c’erano eccome.
Meglio le imitazioni o l’originale?
Ecco, questa è una domanda che ci si pone per tutta la durata di Colpo di luna. Meglio “true Virginia” o le sue maschere? Il dilemma non è necessariamente un buon segno. Perché se da un lato Colpo di luna dà a Cesare quel che è di Cesare, valorizzando le doti di ballo e canto della attrice/conduttrice/imitatrice, allo stesso tempo le sue imitazioni non tengono sempre il passo. Alcune sono troppe lunghe (Patty Pravo, per esempio), altre un filo ripetitive (Bianca Berlinguer). Hai l’impressione che alla fine, in questa spartizione del palco, non prevalga nessuno. Probabilmente Virginia e le sue parodie se la sarebbero potuta giocare meglio in diretta: essendo registrato, il programma non può migliorarsi in corsa, né cavalcare le notizie del momento. In primis quelle che la riguardano (ora ci arriviamo).
Paula Gilberto do Mar è già cult
Le chicche, però, non mancano. Tra le imitazioni, una menzione speciale va a Paula Gilberto do Mar, che ieri sera è diventata immediatamente virale. Al netto di alcune battute un po’ grevi (“In un mare di merli, io sono il cuculo”; “Mi volevano imbianchino, ma io non cambio il pennello”), Paula Gilberto porta in scena la sofferenza di chi viene discriminato per il proprio orientamento sessuale. “Mi hanno detto di tutto, mi hanno chiamata animale. Sono stata spezzata nella voglia di vita, ma mi sono aggiustata. Mi sono capita. Ciò che si rompe si può riparare, si può imparare ad amare. Voi dite la vostra, che io ho detto la mia”. E il messaggio è arrivato forte e chiaro.
Special guests, special friends
Capitolo ospiti d’onore, altrimenti noto come “la grande piaga del varietà”. Di solito, infatti, chi fa un’ospitata in tv dopo le 21 è lì solo per promuovere qualcosa. Grandi sorrisi, immensi abbracci e poi… zac, qualcuno tira fuori il suo libro in uscita o cita il film nelle sale. Colpo di luna non ne è immune (business is business, e poi se, come si evince, hai poco budget, vai a pescare tra i volti in promozione), ma sceglie di giocare in casa: devo fare la marketta? Bene, allora la faccio agli amici. Virginia chiama infatti molti dei partner con cui ha lavorato, iniziando dall’ottimo Fabio De Luigi, nelle sale con 50 km all’ora. Nella seconda puntata , invece, c’erano Emanuela Fanelli e Carla Signoris (che, su Rai 1, promuovevano la serie No Activity targata Prime Video!), nonché Lillo e Greg, che Virginia ha ringraziato pubblicamente: è grazie al duo comico, se lei oggi fa tv. Sono stati loro a credere in lei e a portarla, ancora giovanissima, in radio. Sono tutti amici, e si vede. E quando non c’è un legame affettivo, c’è comunque una stima professionale: quella, per esempio, che l’ha spinta a richiamare in onda la spassosa Signora Coriandoli. Coraggiosa anche la scelta di inaugurare i co-conduttori maschili, con la chiamata alle armi del valletto (perché questo è) Francesco Arca, di cui Virginia non smette di stendere le lodi fisiche. Lo chiama “il bono”. Una volta tanto tocca agli uomini essere considerati solo per la loro beltà.
Sangiuliano e la polemica che non c’è
Chiudiamo con una prece. Per favore, anche meno polemiche inutili. Tra un po’ inizia Sanremo: concentrate tutte le energie lì. Invece no. Venerdì i nostri politici sono saltati sulle barricate, arrivando addirittura a temere la creazione del “reato di satira”. E perché? Perché Virginia Raffaele ha fatto il verso al Ministro e direttore d’orchestra Beatrice Venezi, dandole scherzosamente della fascistella. Il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano pare non abbia gradito. Ma lo sanno, vero, che è un varietà e non SuperQuark?