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X Factor 13, le pagelle: finalmente una puntata quasi bella

Quella delle semifinali è senza dubbio la puntata migliore della 13esima edizione del talent: la gara passa in secondo piano e lascia spazio agli ospiti, soprattutto un grande Tiziano Ferro, e finalmente a idee nuove

La puntata migliore. Forse perché non assomiglia al format: la gara passa in secondo piano – aiutata dalla quantità limitata dei concorrenti – ed emergono ospiti, idee autoriali, la visione dell’intrattenimento televisivo più pensato. Una puntata quasi bella. Così tanto che non sembrava X Factor 13.

Tiziano Ferro voto: 10

La sua musica può piacerti o meno (anzi, deve piacerti e basta), ma live è una sorta di divinità laica. L’inizio di puntata con lui che mette al servizio se stesso e i suoi successi delle giovani promesse della musica di X Factor, facendolo con generosità, attenzione e grande empatia non solo è bello, ma anche commovente. Nella sua faccia c’è tutto l’entusiasmo per essere lì, a fare musica con ragazzi di talento. Tiziano è così: può esibirsi in uno stadio o per 100 persone, cantare con Mary J. Blige, Mina, John Legend, Dean Martin, Baby K e Franco Battiato o con i Sierra, Sofia Tornambene, Eugenio Campagna o Federica Buda e metterci la stessa energia, passione, forza. Una leggenda, anche se facciamo finta di non accorgercene. E peraltro ha mostrato a tutti gli ospiti precedenti (e agli autori di X Factor) come si va in una trasmissione così. A metterci il proprio tocco, a far emozionare e brillare gli occhi di chi ascolta e ancor più di chi canta con te, a dire “grazie, avevo bisogno di questo”, premio ben più grande di un’eventuale vittoria. La prima vera grande emozione musicale di questa edizione.

Aeham Ahmad voto: 9

Non sto piangendo, ho solo una bruschetta nell’occhio. Il ragazzo che senza un dito ha risposto alle bombe infami della guerra in Siria con le note del suo piano, con la sua ostinazione piena di determinata dolcezza, con quella voce dolente e ispirata, con quel talento che va oltre ciò che gli hanno tolto, è qualcosa di unico. Con lui, tutti i concorrenti a cantare come mai prima, grande idea. Un momento emotivo e artistico di un’eleganza, di una potenza, di una vibrante emozione che difficilmente dimenticheremo. In questo Mad World, in una tv che non sa essere grande, in una comunicazione che per le guerre usa solo la retorica, che sia propaganda o attivismo, qui troviamo un momento di assoluta poesia umana. Di bellezza totale. E l’orrore, la violenza, solo con la forza implacabile della bellezza possono essere annientati. Lo dice lui, questo rifugiato palestinese, mentre anche Samuel e Cattelan trattengono a stento le lacrime: “ora vivo in Germania, è difficile parlare tedesco, ma io parlo la musica”. Forse X Factor, nel futuro, ha bisogno di queste storie, non di una gara tra talenti acerbi.

Samuel voto: 8

Intanto porta due gruppi in finale, primo giudice e riuscirci nella storia del programma. Certo, lo fa anche per manifesta inferiorità delle scelte altrui, ma ci mette del suo: è quello che di musica, di artisti, di performance e sperimentazione sa di più e si vede. Persino quando sbaglia assegnazione, fa imparare ai suoi qualcosa. In più ci siamo goduti l’imprevedibile talento machiavellico che lo rende il Camillo Benso conte di Cavour di X Factor: l’applauso che chiede per la Maionchi, frustata la settimana prima, è da maestro. E va di strategia persino a Extrafactor. Al Forum manderà i suoi in Crimea, come minimo.

Davide Rossi voto: 7

Hai capito lo sfigato (l’ha detto Malika, eh, non noi). Zitto zitto arriva in finale migliorando di puntata in puntata, tanto che ora lo riconosciamo, ricordandoci persino il suo nome. Ricorda la parabola di Tacchinardi, uno che sembrava anonimo e scarso e poi ha vinto la Coppa dei Campioni. La verità è che entrambi al talento hanno il difetto di affiancare scarsa presenza scenica. Lui, mentre nessuno puntava su di lui, non sbagliava un pezzo, c’era sempre qualcuno che meritava di essere eliminato più di lui. Ora però in finale non basta: la sua tattica era ottima per non perdere, ma per vincere devi tirare in porta. Si ricordi che Tacchinardi la finale di Champions contro l’Ajax non la giocò. Lo vogliamo come oggi, mentre si prendeva Uptown funk di Bruno Mars.

Booda voto: 6

Bravi eh. Il loro talento è inversamente proporzionale alla bellezza dei loro vestiti di scena, che sembrano ideati da Malgioglio ubriaco. Eppure ora, verso la fine della trasmissione, ti fanno venire un dubbio: ma fosse che sanno fare solo quello che abbiamo visto finora, questa sorta di world music rock, con percussioni, soul e rnb. Bella, coinvolgente, ma fai fatica a distinguere un pezzo dall’altro.

Sofia Tornambene voto: 5

Inizia bene, lo scricciolo, duettando con Tiziano Ferro tenendogli testa. Poi, però, hai sempre l’impressione di essere di fronte a una Carmen Consoli sfiatata e molto meno carismatica. Brava, per carità, ma non te la immagini fuori da un coro valdese. Prima che tutti i valdesi d’Italia mi scrivano piccati, mi dichiaro: sono un fan. Sono tra i fenomeni più fighi e interessanti della musica, ma non mi immagino quelle compagini riempire l’Olimpico o il Forum di Assago. Ma è in finale, quindi ha ragione lei. O torto X Factor. La seconda che ho detto. Però la voce c’è e, va detto, è quella che ha percorso più generi nel suo percorso. Quindi le diamo un’insufficienza con il timore (speriamo, fondato: i suoi rivali scommettono sulla sua vittoria, per dire) che ci siamo sbagliati su tutta la linea. E il doppiaggio che le appioppa Cosma in Extrafactor dovrebbe suggerirle un nuovo modo di proporsi. Tocca che trovi il suo X Factor.

Eugenio Campagna voto: 4

“Devo tener fuori quest’ansia bastarda che ho fin da quando sono bambino”. Quando dice queste parole lo abbracceresti fortissimo. Poi lo ascolti e ti rendi conto che ha ragione. In due performance opposte – prima la migliore della stagione per lui, poi la peggiore – si fa bloccare, letteralmente, da quell’emozione infame, non si lascia andare (come per esempio succede a Davide Rossi, finalmente più sciolto e partecipe). Il problema di Eugenio è che è bravo, ma non tiene la tensione – e questa è pur sempre una gara – e soprattutto non si diverte (se non, forse, con la sua ultima battuta). Ecco perché sembra sempre più a suo agio quando deve copiare qualcun altro, facendolo benissimo. Ha ragione Mara Maionchi, che votandolo in realtà con il suo giudizio lo elimina, quando dice “hai mollato psicofisicamente e mi dispiace”. Ora vada in tour, in giro per piccoli locali, o torni in strada e cerchi la gioia di questo mestiere e non l’ansia da prestazione. Poi torni e ci faccia ricredere tutti.

Sfera Ebbasta voto:3

Che ti è successo Sfera? Ha salvato la trasmissione per diverse puntate, poi forse si è addormentato annoiato mortalmente dal programma. I suoi giudizi ormai sono impiegatizi, banalotti, senza verve. Ha smesso anche di duettare con Mara, con cui si era costruito un bel rapporto, forse perché anche lei ha mollato. Vedendo Extrafactor, a dirla tutta, forse vale la pena che nella prossima rivoluzione del parterre dei giudici si trovi spazio per Achille Lauro, uno che parla poco e ne mette a segno molte (compresa la puntata monografica che gli regala Cosma, da urlo). Più che Sfera, insomma, due palle.

Gli scrocconi voto:2

Giornalisti, addetti ai lavori, sconosciuti influencer di settori tipo l’industria pesante, da domani si attaccheranno al telefono. Per chiamare l’ufficio stampa – solidarietà a quegli eroi che lavorano come matti e trovano anche il tempo di rispondere a quelle chiamate -, la produzione, gli amici degli amici, fingendosi parenti dei concorrenti per avere un posto alla finale di X Factor. Andarci ormai è più difficile di trovare un posto in platea a Sanremo – ma quest’anno, regaz, rischia d’essere altrettanto noioso -, ma questi eroi, scrocconi militanti, ci provano ogni anno. E qualcuno ce la fa, perché gli stalker del biglietto sono tenaci, senza dignità, imprevedibili. Sono come quelli che ai buffet delle conferenze stampa costruiscono ziggurat di carboidrati. Personaggi epici e patetici.

L’ennesimo completo brutto di Cattelan voto:1

Era difficile fare peggio del completo marrone. Ci riesce il grigio topo di oggi con pantalone a palloncino da clown e giacca tagliata dal Malgioglio ubriaco di cui sopra e che sembra unita al pezzo di sotto tanto da darti l’illusione che sia uno spaventoso pezzo unico (come lo mette, come la tuta di Diabolik?). Il buon Alessandro indossa sempre tutto con coraggio, con l’autoironia di chi sa che l’abito non fa il monaco. Ma schifo sì.

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