Quest’anno ci divertiremo. Si è fatto un gran parlare dell’assenza di barriere, lo storytelling dell’integrazione di genere è bello, ma poteva soffocare il resto. E invece no, per questo X Factor “Come as you are” non è un motto, è l’anima profonda. Non vorremmo stare nei panni dei giudici da giovedì prossimo, men che mai nei bootcamp che li porteranno a fare scelte molto difficili. Consigliamo un supporto psicologico per i quattro moschettieri, che quelle cinque sedie se le sogneranno a lungo.
Edo voto: 10
Arriva questo nerd, biondo, riccio, nei capelli del quale erano probabilmente esplose delle miccette di Natale creando una capigliatura che raramente vediamo in natura. Ha un sorriso delicato, una camminata timida, un modo di stare al mondo che è solo suo. Sorride, dà la risposta sbagliata, da ingegnere vuole solo agire, non parlare. E lo capisci da come si siede al pianoforte che si trasformerà. Sembra Gigi la Trottola: diventa serio, deciso, quasi bello. Ma senza perdere la tenerezza. Mentre suona e canta con quel timbro d’altri tempi, con quell’incedere misurato e ambizioso, in cui pause e note si fondono in un ritmo tutto suo, tu senti la poesia dell’artista e il controllo dell’ingegnere, dello scienziato. Come Nash sembrava suonare le equazioni, lui sembra scomporre la musica, semplificarla, ridurla, trovarne l’essenza. Tutto questo con l’incoscienza soave di chi va a X Factor portando Lucio Dalla con La casa in riva al mare. A uno così puoi anche perdonare l’avere un parrucchiere non vedente e bipolare.
Chi monta la clip finale (e quelle riassuntive) voto: 9,5
Un mago. In un Paese in cui trailer, teaser, clip sono quasi sempre mediocri, lui ti fa salire una scimmia con un lavoro elementare ma efficacissimo. Se sopportiamo la pubblicità lo dovete a lui, che con pochi secondi e la sola prospettiva dei giudici ti inchioda al divano e ti impedisce di prendere il telecomando. Potrei vedere anche Carlo Conti che recita l’Otello raccontato da queste clip.
Nika Paris voto: 9
E poi ti innamori. A 16 anni, sembra sempre in bilico sulla sua fragilità, quegli occhi ti mostrano un mondo, come quei lineamenti che denunciano subito un dna, genetico e musicale, sfaccettato, multiculturale, contaminato. Una voce potente e dolce, già molto educata ma non ammaestrata, la voglia di andare oltre senza smettere di divertirsi, quattro lingue dominate con grazia ed eleganza. Se finisce nelle mani giuste, fiorirà prepotente.
Mombao voto: 8,5
Fenomeni, a partire da quel trucco che ti fa venir voglia subito di ammucchiarti nel fango con loro. Poi arrivano fino in Bielorussia per reinventare un pezzo che ha una sua lingua, un suo ritmo, una sua vita di cui loro ora sono parte. Hanno un senso della musica e del ritmo, dello spazio e del tempo che essa occupa, che ti fa vibrare tutto. Per entrare, loro che apparentemente non sembrerebbero avere mercato, devono trovare come N.A.I.P. una nicchia tutta loro. Anzi, picconare le pareti e costruirsela. Peraltro a noi brutti danno un suggerimento niente male: sporco di fango è bello chiunque.
Phill Reynolds voto: 8
Già quella chitarra usata come un pianoforte, una percussione e poi pizzicata con classe con quelle corde che sdraiate sembrano suonare meglio. E quella voce profonda, sì Manuel molto teatrale (evviva, se te lo puoi permettere), che lo fa sembrare uno che nelle mani ha New Orleans, nella testa Nashville, nella voce il Mississippi. E nella pancia, chissà, dovremo capire qual è il sacro fuoco che lo muove. Lui è già strutturato, prima del Covid campava di musica. Potrebbe insegnare, qui, più che imparare. E quindi sarà interessante capire come vivrà quest’avventura. Intanto Mika gli ha svelato che arriverà ai live con uno spontaneo «benvenuto a casa».
Una pazza meravigliosa, una vitalità straripante, un personaggio da amare senza se e senza ma. Con un progetto elettronico, parlato, che tocca le sue anime, che è di difficile collocazione. L’impressione è che musicalmente abbia un po’ nascosto le carte, ma ha comunque suscitato la curiosità di tutti con qualcosa di profondamente originale, in una puntata in cui in troppi sono stati derivativi. Nava è una che o esce ai bootcamp o arriva alle puntate finali. Andrà così avanti che i genitori impareranno l’italiano. Scoprendo che dietro quel sorriso c’è anche chi sa mentire molto bene. Voglio diventare suo amico. O anche solo prendere quello che prende lei.
Protto, Le Endrigo, Tess, Plugsaints, Luce, Lysa voto: 7
Il primo potrebbe essere Elio, ma pure “solo” Caparezza. Se non funziona a X Factor, mandatelo a Lol. In tante edizioni è il primo ad essere riuscito a zittire e poi far scoppiare a ridere Mika. Quest’ultimo gli fa «io non ti trovo molto sexy». E lui «perché ora sono vestito». Le Endrigo è un gruppo di maschi che lotta contro il patriarcato, a partire da un articolo determinativo femminile plurale davanti al cognome di un grande artista. Sono bravi, ma le loro intenzioni si scontrano con testi, musiche e attitudine troppo “controllate”. Se era solo paura e voglia di piacere a X Factor, bene, ora però sappiano “disturbarci”. Altrimenti rischiano di essere solo un bel bluff. Di Tess, che dire. Un’altra 16enne con un talento sorprendente. Porta l’inedito che dedica alla sua ex e sembra una Billie Eilish con sangue caldo nelle vene. Nelle vibrazioni del suo cantato c’è l’Irlanda, negli occhi un’anima fragile. Dipenderà molto dai giudici se ci farà sognare o il suo sarà un sogno troppo breve. Plugsaints ha tutto: la faccia, la voce che sa essere maleducata, il senso del pezzo, produce musica per altri e ora se ne prende un po’ per sé. E forse è questo: non senti l’incoscienza, l’inconsapevolezza, l’inquietudine nelle sue parole e note. Sempre bene diffidare di chi arriva imparato alle audition. Però qualcuno mi regali la sua camicia con le locandine dei film. Luce è bravo, ha presenza scenica, ha carisma – la dichiarazione d’amore a Tersigni è notevole – e canta bene un genere piuttosto insopportabile che lui rende potabile. Tocca capire se è molto bravo a interpretare un ruolo o quel ruolo è un modo per raccontarsi meglio. Lysa ha una voce pazzesca. E con quel look quando tutto manca può riciclarsi come cosplayer di Sailor Moon. Piano B niente male.
Instant Carbonara Noodles voto: 6,5
“Aggiungi solo acqua, la carbonara spacca / i noodles non sono gnocchi, guardami negli occhi”. Due barre di Ika e Ito (Mika e Manuelito) e Takagi & Ketra hanno già appeso Tommaso Paradiso al chiodo. Il voto è basso perché sono stati pigri e non l’hanno finita. La prossima settimana la voglio su Spotify. Questo pezzo improvvisato, così come le finte audizioni dei giudici, le battute goliardiche, gli sguardi e l’intesa confermano che il gruppo quest’anno è coeso, probabilmente perché la mancanza di categorie li ha liberati. Persino Emma, che non manca di dire troppo spesso le solite cose (meglio però quelle che quando fa l’eco a un altro giudice), ha messo a riposo quel nervoso affermarsi e definirsi per affrontare con più leggerezza il compito. Vero è che alle audition siamo tutti più buoni, ora i duri cominciano a giocare. E forse a litigare. Nel frattempo cresce anche Ludovico Tersigni, suona (bene) con Manuel, fa il giudice aggiuntivo per l’ultima parte della puntata e sa perfettamente alternare ironia, dolcezza, partecipazione emotiva. Ora però deve tirar fuori le unghie, anche lui deve percorrere quel corridoio. Mika invece è già fin troppo in forma: un Paese serio lo farebbe diventare il nuovo Letterman.
Bengala Fire e Riva voto: 6
È un po’ complicato capire come nel 2021 gruppi che suonano bene e hanno qualità debbano essere così derivativi. I primi vorrebbero essere i Dire Straits e non lo sanno perché hanno sentito troppo gli Arctic Monkeys e ora non sanno come liberarsi. Gli altri sembrano aver contato sul fatto che non ci ricordassimo chi erano i Sottotono. Bravi, per carità, ma conosco tribute band migliori. Quindi prendano l’occasione che gli hanno dato i giudici e provino a fare la loro musica. Se ce l’hanno.
Edoardo Borghini e Melli & Gemma voto: 5
Vi basti sapere che l’autore di Dudu quando scopre di aver ricevuto i sì necessari è il primo a esserne stupito. Esce che ha la stessa nostra faccia mentre cerchiamo di difenderci dal suo ritornello. Con un esposto al tribunale dell’Aja per i diritti umani. E lo stesso dovrebbe fare il suo gatto Gustavo. Melli e Gemma invece sono convinti di essere Takagi e Ketra. Saliva forse è un titolo, forse è una previsione di un futuro prossimo se dovessero fare un live e gli spettatori non dovessero più indossare le mascherine.
Simpatiche, senza dubbio. In quantità inversamente proporzionale al loro gusto estetico nel vestire e alla loro capacità di ideare coreografie. Hanno solo sbagliato trasmissione. Quella giusta era Il boss delle cerimonie. O Malattie imbarazzanti.
La popstar di Montesilvano voto: 3
Lui è un concorrente da Corrida a sua insaputa. Talmente anonimo che abbiamo dimenticato tutti, come sotto ipnosi, il nome suo e della canzone che a un certo punto cita Impressioni di settembre. Ma ricorderemo sempre questo dialogo. Mika: «Ne hai messa di energia, eh». Lui, lanciatissimo: «Eh sì, mi immagino sempre qualcuno che mi grida di smetterla per quanto ci do dentro». E Mika, glaciale, spegne quel sorriso speranzoso e trionfante con un «anche io da qui urlavo di smetterla».
Silvio Giarratana voto: 2
Un brutto costume nero di pelle. Occhi meravigliosamente azzurri. E una performance che mi ha ricordato la riduzione della frattura a tibia e perone che ho subito, senza anestesia, nel 2009. Sono però convinto che come antifurto potrebbe funzionare. Oltre allo sguardo di ghiaccio ha un altro talento, mai visto uno annuire offeso meglio di lui.
Uomini Coreani voto: 1
Nel senso che sono i numeri uno. Due che prendono una pianista ma ormai il nome del gruppo è quello e non lo cambiano. Due che hanno una voce clamorosa e la usano per cantarci Come saprei di Giorgia a Mika, Manuel Agnelli e Manuelito venendo dalla Corea del Sud. Due, perché se al posto della simpatica presenza femminile ci fosse una pianola Bontempi con base preregistrata sarebbe meglio. Due così, insomma, sono irresistibili. Vorrei vederli arrivare in finale solo per sentir loro fare Mino Reitano, Toto Cutugno, Minghi e Mietta, i Jalisse (a proposito, quei geni di Antipop a Radiorock li vogliono a Sanremo). Insomma dobbiamo trovar loro un posto. E non è purtroppo lo Z Factor. Hanno voci troppo belle. Magari ci mandiamo lei.
QDPH Sound voto: 0
I nerd che fanno una pop band e hanno successo e sono bravi li troviamo solo nelle serie americane. Quelle brutte. Qua due cantanti non ne fanno una e quello che cantano è così tanto già sentito che finisci per trovare le loro camicie migliori della loro musica. La paresi facciale di uno dei due frontman quando non arrivano gli applausi di cui era sicuro sono da Oscar. Come la mia faccia quando hanno dato 4 sì a Kalpa.