Si parte subito con i pezzi da novanta Mika e Manuel Agnelli a scegliere la squadra. Il primo come al solito ti dà l’impressione di puntare su due campioni e tre gregari (sbaglia almeno un paio di scelte), il secondo sembra aver capito più di tutti cosa comporta la rivoluzione dell’abbattimento delle categorie di questa edizione.
Fare le pagelle di queste due serate è difficile. Come i giudici vorresti portarti tutti dalla parte giusta. No, non è vero, non tutti. Ma il livello medio di questi Bootcamp sembra alto, anche se con meno picchi degli anni scorsi.
Ritual penso che me la sentirò in una stanza buia per ore. Poi uscirò e la metterò in macchina a tutto volume. Poi farò l’amore ascoltandola. Poi, poi, poi. La voglio come colonna sonora sempre e ovunque. Nava è Björk simpatica, è Dolores O’Riordan che ha scoperto l’elettronica e il mettersi in scena (e un po’… in scema, perché è meravigliosamente pazza), è Tori Amos bella, sporca e cattiva, è Sinéad O’Connor prima di strappare la foto del Papa. E pure dopo. Lo ammetto, avevo il sospetto che fosse un bluff giocato benissimo alle Audition, ma qui, in questo pezzo, ha tirato fuori tutto. Ci sono margini di miglioramento e di crescita, ma il carisma, la sperimentazione con l’elettronica, la voce, il fascino potrebbero farla essere una principessa anticonformista a una serata di gala e una punkabbestia della periferia di Milano. Contemporaneamente. E se e quando la dovessero eliminare, fatele fare Extra Factor. Perché ha pure una verve televisiva niente male.
Mombao voto: 9
Sono fighi, cazzo. Valgono pure il rischio di scoprire che non sanno fare altro che questo scandagliare musicalità e atmosfere lontane e senza tempo, storie che diventano sinfonie di missaggio, riff di batteria che ascolteresti per giorni, un modo di stare sul palco che ti inchioda. Avrei tanto voluto vederli puliti da quel fango: ottimo costume di scena, ma in un talent può essere anche una comoda maschera. La verità però è che in un’edizione di X Factor hai sempre qualcuno come loro e come N.A.I.P. che sono artisti altri e alternativi, performer, e che fanno da colonna sonora e visiva parallela a tutto il carrozzone.
Erio voto: 8,5
Ecco uno che si gioca le sue carte alla grande. Niente comfort zone, né salti nel buio demenziali, ma l’inizio di un percorso coraggioso, ambizioso, personale. Dopo una cover di Elvis alle Audition che ancora ci deve far richiudere la bocca, ecco un inedito che canta per la prima volta in pubblico. E lì capisci che lui è una specie di personaggio shakespeariano che illumina la scena nel momento stesso in cui la prima nota, anzi il primo respiro arriva al microfono. Forse il suo unico rischio potrebbe essere quello di risultare troppo ingombrante. Troppo Erio per ogni canzone, sua o altrui. Ma Amore vero, che bella.
Fellow, Nika Paris voto: 8
Se fossimo ad Amici sarebbero già innamorati, avrebbero un profilo su Instagram in cui ci racconterebbero le loro vite e la loro storia e userebbero soprannomi imbarazzanti (intendo più dei loro nomi d’arte), probabilmente a primavera 2022 farebbero già una tournée insieme e in estate il viaggio di nozze. Belli, pieni di talento, capaci di dominare voci potenti ed emozionanti. Il loro problema è che devono scalfire un po’ della loro perfezione, soprattutto lei che con i suoi 16 anni ha un coraggio leonino nel mettersi in gioco, ma si aggrappa al suo timbro nitido e caldo per non rischiare troppo. Meglio alle Audition, più Jane Birkin, che il pop furbetto di ieri sera. Ma all’inizio lei sarà tra le più ascoltate e Mika lo sa.
Manuel Agnelli voto: 7,5
Strategicamente perfetto. Se ha solo il sospetto che ci sia un po’ di talento, fa sedere tutti, per tenersi tutte le strade aperte. Per ora sembra l’unico ad aver davvero capito, fin dalle Audition, che l’assenza di categorie deve portarti a costruire una squadra perfettamente complementare, mai come questa volta i concorrenti non saranno solo cavalli da far arrivare al traguardo, ma anche un gruppo che deve saper suonare tutte le note che il proprio giudice vuole sperimentare. L’edizione italiana di X Factor potrebbe segnare una piccola rivoluzione e Sua Maestà lo sa. Bella squadra la sua, ma forse dovrà faticare di più che in passato per tirar fuori i fenomeni. Ha materiale più grezzo ma, per questo, anche più interessante per l’economia del gioco. Per intenderci, ai Mutonia avremmo dato credito? No, ma lui ha saputo motivarli e sbloccarli e loro hanno probabilmente fatto la performance più interessante del suo roster. E il segreto di Agnelli è questo, tirar fuori il meglio. Da tutti.
Phill Reynolds voto: 7
La verità è che io vorrei essere milionario e farlo suonare per me ogni giorno. Tipo che mi alzo e lo trovo al tavolo della colazione con strumenti assurdi che mi rifà Perdere l’amore in salsa country-rock. Poi andiamo in piscina e lui è lì che mi fa una cover dei Guns N’ Roses con un banjo. Mi piace tutto di quest’uomo, anche la delicatezza con cui si muove, con cui dice “cringe” sapendo davvero cosa voglia dire. E poi quei baffi. Solo il calcio anni ’80 ha saputo avere il coraggio di portarli così.
Bengala Fire voto: 6,5
Bravi sono bravi. E con quel genere prendersi la sedia da Manuel è una bella impresa. Ma. Ma l’impressione che ti danno è che potrebbero fare da 6,5 tutti i generi. Punto.
Mika voto: 6
Ai Bootcamp lui dà il meglio commentando perfidamente le scelte dei colleghi. Di fronte alle proprie perde sarcasmo, ferocia, diventa persino fragile in quegli switch che solo apparentemente comunica con decisione. Diciamocelo, è più umano e in qualche modo gli si vuole più bene, ma lo show deve andare avanti e noi vogliamo lacrime e sangue e i suoi canini affilati. Ritroviamo il vero Mika solo con il complinsulto a Karma: «Mostrare le tue capacità vocali con una canzone così mediocre non è da molti» (ed era l’inedito di spicco del suo repertorio, con cui voleva riconquistare Lia, la donna dei suoi sogni solo sfiorata in un viaggio). Ma forse parlo solo per invidia: in fondo lui rimane spudoratemente figo persino con quell’obbrobrio verde che chiamava completo. Neanche Cattelan lo scorso anno è arrivato a tanto. Ma è proprio con l’ultimo look che ho capito chi è davvero: Jack di Will & Grace.
Tess, Miriam, N.U.D.D.A., Blue Channel, Raffaella Scagliola, Febe voto: 5
Metterle tutte insieme è ingiusto, visto che le ultime due hanno il merito per lo meno di provare a mettersi in pericolo, la prima con una cover-reboot di Domani è un altro giorno (non riuscita ma coraggiosa) e la seconda con un pezzo che avrebbe fatto tremare le gambe a chiunque, Clown di Emeli Sandé. Ma il problema di ogni edizione di X Factor è che arrivano sempre i (e soprattutto le) concorrenti esponenti del bel canto italiano. Neanche fosse Al Bano il giudice e fossimo a The Voice. Possiamo chiamarla sindrome Giorgia. Una scelta già strategicamente fallimentare, perché per una Nika Paris e un Fellow che vanno ai live – anche perché tirano fuori una personalità oltre che un timbro vocale notevole – gli altri risultano quelli più facilmente intercambiabili negli switch. Un po’ come negli horror muore prima la bionda stupida, poi il nero e infine la migliore amica della protagonista, a X Factor lo sanno tutti che prima seccano i cantanti che scambiano i virtuosismi per virtù, poi i gruppi pop troppo carini e infine i nerd che fanno testi demenziali. Quelli che ti porti ai Bootcamp come foglie di fico e che poi abbandoni sulla corsia d’emergenza dell’autostrada senza rimpianti. Detto questo, Miriam è stato un errore, Febe probabilmente anche (sarebbero cresciute parecchio ai live).
Luce voto: 4
Devo ancora decidere se lo ammiro per la sua capacità “di andare incontro a un calcio in faccia con la tua calma e indifferenza” come canta Niccolò Fabi in Lasciarsi un giorno a Roma, o rosicare male perché ha buttato una sedia già sua, essendo capitato, peraltro, con il giudice ideale per lui (anche se forse, col senno del poi, era Emma). Sarebbe stato un artista e un personaggio che ai live avrebbe detto la sua e di sicuro sarebbe cresciuto tanto. Eppure la sua Film porno cantata con quel testo parossistico e persino goffo nel suo essere sfacciato ha un suo fascino. Una canzone che è insieme perfetta per Z Factor ma che allo stesso tempo ha dentro qualcosa di speciale e Mika lo intuisce comparandolo a lui, ad alcuni suoi versi. Luce doveva essere ai live. Ma alla fine ha fatto di tutto per non esserci. Nel modo più dadaista e in fondo punk possibile. E qualcuno mandi subito una telecamera a casa di sua mamma.
Garbino voto: 3
Intendiamoci, già canto Panda a metano come un pazzo. E sono simpaticissimi. Ma capirò sempre pochissimo chi viene in un talent come questo che pretende un minimo di destrutturazione e offre una proposta così granitica, inscalfibile, particolare. E non molto originale, quell’alchimia ben riuscita tra strumenti nobili e testi buffi l’abbiamo già sentita. I Garbino non te li immagini a X Factor, perché hanno (o dovrebbero avere) già un pubblico, un repertorio, una nicchia a cui rivolgersi. Che sappia tutti i loro testi a memoria. E che ami il fatto che cantino sempre la stessa canzone. E confesso che presto, probabilmente, io sarò uno di quelli. Ma rimane il fatto che non ha alcun senso la loro partecipazione a X Factor.
Marte voto: 2
Con quella voce va a suicidarsi proponendo Gigliola Cinquetti. A X Factor. Per carità, al Bootcamp c’è arrivato un neomelodico, quindi vale tutto. Ma al primo “Non ho l’etià” – da Ivana Spagna e Anna Oxa fino a Giusy Ferreri c’è la convinzione che aggiungere vocali a caso alle parole possa render più virtuose – la Fremdschämen, il senso di vergogna e imbarazzo per qualcosa che fanno altri, ti attanaglia. Mi sa che succede pure a Manuel che si fa intenerire e la fa sedere per scaldare la sedia a Nava. A volte ti chiedi: ma gli (aspiranti) concorrenti ce l’hanno un amico, un’amica, il giornalaio sotto casa, un barista che gli dica: guarda che la pur mitica Cinquetti non puoi proporla neanche a Emma nella sua giornata peggiore. E non stiamo ancora parlando di tutti quelli – i gruppi, soprattutto – che portano inediti che sembrano scelti dai loro peggior nemici.
Scene da un matrimonio voto: 1
Finito X Factor ho girato su Sky Atlantic. Ora è vero che per il sottoscritto l’amore è ben rappresentato dalla frase stracult del cantante sempre a petto nudo dei Mutonia (fratello sto cominciando ad amare i tuoi occhiali a forma di cuore) “era il pezzo preferito della mia ex ho fatto di tutto per rovinarglielo” (e ci si è preso pure la sedia!), ma HA RAGIONE ZEROCALCARE! Bravi loro, bravi tutti, ma quella coppia, Jessica Chastain e Oscar Isaacs, fa sembrare Malcolm e Marie un duo comico. Fanno venir voglia di sposarsi un albero. Secco. E di andare a comprare le sigarette.