Era il 2008 quando Kim Kardashian faceva il suo debutto da attrice. Oddio, forse attrice è una parola grossa: il film era Disaster Movie, una di quelle parodie americane che tanto piacevano a inizio secolo. Nel film, Kim viene uccisa da un asteroide grosso come un ascensore che le cade direttamente in testa. Niente Golden Globe. Poi ci fu Temptation: Confessions of a Marriage Counselor. Qui Kim vinse una statuetta, sì, trattasi però di Razzie Award, e forse era meglio non.
Seguì qualche altra apparizione mariana in film come Ocean’s 8 e Zoolander 2, praticamente nel ruolo di sé stessa. Poi la nostra si è concentrata su altro. Fino al 2023, l’anno che Kim non ricorderà solo per aver commercializzato il reggiseno con i capezzoli turgidi integrati («a differenza degli iceberg, questi non andranno da nessuna parte»), ma pure per aver ottenuto la sua prima vera parte da attrice. Proprio così: a sceglierla è stato Ryan Murphy per American Horror Story: Delicate, dodicesima stagione della serie horror che ha alternato momenti di grandissimo hype a momenti in cui di hype ce n’è stato un po’ meno.
Il ruolo di Kim, all’annuncio, ha avuto quindi doppia valenza: da una parte riaccendere l’interesse verso la serie, dall’altra metterla alla prova, finalmente, con uno script vero. Meglio ancora se in una parte che conosce bene. Qui, infatti, Kim interpreta infatti Siobhan Corbyn, una manager che è proprio come ci immaginiamo i manager nei film: senza paura e vestiti benissimo (Kris Jenner, anyone?)
Una delle sue clienti è Emma Roberts, da sempre musa di Murphy (in passato è stata anche una delle streghe di ASH: Coven), che torna nella serie da protagonista. Lei è Anna Victoria Alcott, attrice che sta affrontando un periodo importante e stressante: da una parte sta per essere nominata agli Oscar per la prima volta, dall’altra sta cercando di avere un figlio (conciliare maternità e lavoro: già solo questo vi fa capire che siamo in zona fantasy). Insieme al marito, Anna decide di rincorrere alla fecondazione assistita, ma lì inizia l’incubo. È perseguitata da uno stalker che si nasconde in ogni luogo che lei frequenta; stalker che la fotografa e che si introduce in casa sua di notte. Non solo: vede persone che gli altri non vedono e sente le voci. Chiaramente nessuno le crede.
AHS, per la prima volta ispirata a un romanzo (Delicate Condition di Danielle Valentine), racconta quindi di una gravidanza che sa di demoniaco, alla Rosemary’s Baby, ma anche di quello che subiscono corpo e psiche delle donne, oltre a prendersi gioco gioco dello showbiz e di Hollywood, tra interviste con Andy Cohen, awards, copertine di riviste e competizione tra colleghe.
Delicate è una stagione meno cruenta delle altre (eravamo abituati bene a sangue e mostri), e potremmo definirla uno slow burner. Usiamo il condizionale perché la seconda parte uscirà nel 2024, causa sciopero dei sceneggiatori. Le prime puntate invece bruciano piano, sì, ma bene, e da subito lasciano una sensazione di tensione costante che fa venire voglia di vedere la puntata successiva (le scene cruente comunque ci sono, vi diciamo solo: Cara Delevingne che fa l’ostetrica).
E poi c’è Kim. Che non sarà la protagonista, ma che interpreta uno dei ruoli portanti che, come dicevamo prima, le sembra cucito addosso. Non poteva che essere lei a consigliare ad Anna di fare un reel (se non masticate: è un video per i social) in cui ribaltare uno scandalo a suo favore. «Non menzionare quello che è successo e aspetta che tutti si dimentichino. Fagli credere che sono loro il problema. Perché, sai, il sessismo…». È spietata, sessista, terribilmente reale ed è il personaggio con le battute migliori (e poi: c’è qualcosa che fa più paura dei social?).
Potremmo dunque dire che quello che abbiamo visto finora ci ha convinto. E forse una stagione così, un po’ inaspettata e per certi versi meno camp, è quello che ci voleva per riaccendere una serie che ci ha regalato interpretazioni cult (ci manchi, Jessica Lange), ma che ultimamente aveva preso le piega del fan service.
Fa il suo anche Emma Roberts, che lascia a casa smorfie e cattiverie da mean girl (che, diciamolo, le riescono benissimo) per entrare nel ruolo della vittima. Come dice Daniela Santanché nel video su Cervinia? Qualcosa tipo «lo sapete quanto ci vuole a costruire una destination? Una brand reputation?». Lo sappiamo, sì. E sappiamo anche che ogni tanto rivedere le cose può far bene. E anche che Kim probabilmente non vincerà mai un Emmy, ma che importa. Come direbbe il suo personaggio in Delicate: «Do you know how hard my staff has worked for you? How many blowjobs were collectively given for you to even be considered?». La traduzione non serve.