Alessandro Cavallo voto: 10
La semifinale perfetta. Lo capisci da quando vola sulla prima nota e non atterra più. Di tutti i concorrenti è quello che si esibisce di più e non si risparmia, anzi mostra non solo un livello altissimo di concentrazione ma anche un’incredibile resistenza atletica. Non sbaglia nulla (se non qualche smorfia di troppo, un’iperespressività troppo macchiettistica a volte), è nelle condizioni peggiori per la strategia della Cuccarini, affronta gli avversari più ostici (ma alla fine avrà ragione lei), perde ma non molla un centimetro. Lo vedi dagli occhi, determinati come non mai, lo vedi da come riempie lo spazio e da come sembra fermare il tempo mentre danza. Il suo miglior serale e in generale uno dei migliori in assoluto di tutti i concorrenti. E Karl Sydow, in studio per pubblicizzare il bel progetto Broadway, Milano (da dicembre 2021) che gli offre un posto nella produzione italiana di Dirty Dancing è la ciliegina sulla torta. E solo là si lascia finalmente andare, piange e ringrazia, si capisce che lui si sente già trionfatore, perché voleva dimostrare di essere un ballerino. E lo è, eccome se lo è. Fra 10 anni lo seguiremo in tutto il mondo.
Giulia Stabile voto: 9
Inizia a ballare ti preoccupi delle prime due performance che non erano facili da apprezzare, a causa di due pezzi troppo lontani da lei ma che ne valorizzano versatilità e capacità di esprimersi con elegante e appassionata potenza anche affrontando stili e generi non suoi. Certo, per una semifinale, forse era meglio una comfort zone più sicura, soprattutto per una che fa apparire (troppo) semplici i passi più difficili e rischia di farteli sottovalutare (e ieri ha fatto tutto quello che fa con un attacco di panico in corso, per dire).
A un certo punto capiamo che si stava solo scaldando, va in crescendo contro un Alessandro al suo meglio che non sbaglia nulla (se non che i pezzi deboli li aveva alla fine) e sulla coreografia catalana, dedicata alla mamma, tira fuori tutto il suo talento e la sua crescita di queste settimane, il suo essere sbocciata come artista e come donna, la sua padronanza consapevole di corpo, mente e cuore. Soprattutto il nostro. E poi ridi con lei, mentre quasi fa gracchiare il microfono, non sa stare ferma, le sue parole goffe si accompagnano a una risata bambina, buffa e a un entusiasmo incontenibile come la sua corsa verso Sangiovanni in piedi e commosso. Ora basta complimenti, che altrimenti Sangio mi diventa geloso, però.
Serena Marchese voto: 8
Quanto è cresciuta. Brava Alessandro Celentano, maestra vera, a crederci e a strutturarla, a prendere la rigorosa e un po’ rigida concorrente dell’inizio, che amava il compito fatto bene e non prendersi alcun rischio, per farla diventare una ballerina sicura di sé, “a testa alta”, in tutti i sensi. E ci è riuscita anche usandola come killer di Martina e costringendola a esibizioni molto lontane dalle sue qualità e la sua storia. L’ultima prova è perfetta, da veterana, e c’è tutta la Serena che ora prende di petto le sue sfide, ma che riesce a divertirsi, ad andare oltre, come nella sfida con Alessandro, in cui col fantoccio trova una grammatica sua e insolitamente ironica. Ha avuto solo la sfortuna di capitare nell’edizione di Amici con i danzatori più bravi e, forse, di aver ingranato con qualche serale di ritardo. Meritava la finale, più del Deddy attuale, ma non vi avrebbero mai ammesso tre ballerini. In ogni caso dopo tanti tentativi di essere ammessa ad Amici, essere arrivati al penultimo step è un gran successo. Ora non molli.
Sangiovanni voto: 7
Dei finalisti è quello che è partito più forte e poi ha rallentato più vistosamente. Ieri perde la sfida sul pezzo scritto meglio, un piccolo catalogo d’amore, romantico e mai banale, poi ha gli attributi e si gioca la finale calando i suoi inediti, che non è da tutti. Ma che questo neodiciottenne non sia uno dei tanti lo sappiamo bene, lo vedi da cosa scrive, da come affronta le cose. E ora siamo severi con lui, anche un po’ troppo, perché ci ha abituati troppo bene. E questa settimana mandatecelo in un resort, dategli degli integratori, perché lo vogliamo in forma. L’ultimo mese se l’è fatto in apnea, ha sentito troppo la pressione attuale e la fatica dei mesi precedenti, sabato prossimo deve ricominciare a divertirsi, a sedurci, a mordere le prove. Non si può essere così maturi alla sua età.
Deddy e Aka7even voto: 6
Due sufficienze diverse. Bella storia quella di Deddy, barbiere che si è conquistato con le unghie e con i denti questo talent e ora la finale. Ha vissuto di rendita: ci ha stupito e parecchio all’inizio, con la sua crescita anche al suo strumento, non solo con la voce, con il carisma e la cazzimma con cui ha affrontato a muso duro sfide perse in partenza (e non di rado vinte). Poi un po’ l’esser passato tra i favoriti, un po’ perché partiva da un percorso più duro e faticoso, gli è venuto il braccino, la paura di non farcela (non dimentichiamoci che nelle ultime settimane si è sempre salvato all’ultimo e a livello di tenuta nervosa non è il massimo). Ora che da possibile eliminato è passato a finalista se la giochi senza pensieri, sfrontato com’era all’inizio.
Su Aka7even che dire? Continua a scrivere barre vorrei ma non posso (buone se fossimo a un reading, retoriche messe in musica), ma gli va riconosciuto che arriva in finale con una strategia precisa: riuscire a fare in modo che in ogni serale fosse più giusto eliminare un altro. Non è mai stato il peggiore e questo gli va riconosciuto. E alla fine lo meritava più di Tancredi, l’ultimo atto.
Alessandra Celentano voto: 5
È migliorata tanto, ma non ancora abbastanza. La sua incapacità di creare empatia finisce per danneggiare i suoi ragazzi. Serena meritava la finale, lei l’ha fatta migliorare tantissimo ma entrambe non hanno saputo passare all’incasso. Non a caso la stessa cosa è successa ad Arisa, che all’antipatia aggiunge una stralunata inclinazione a rifiutare l’ironia in ogni sua forma. Arisa però aveva un materiale di partenza scarso e una capacità molto minore di incidervi (con lei, anzi, sono peggiorati). E poi che sofferenza quel valzer ballato così male con un Emanuele Filiberto invece in grande spolvero. De Martino prova a salvarla dicendo che una con il suo carattere può solo condurre, ma la verità è che sembrava Martina.
Diciamolo, Lorella Cuccarini se l’è mangiata: sia nel guanto di sfida, sia nella capacità di valorizzare i suoi. Alessandro, protetto nei momenti difficili, esaltato in quelli più idonei a lui e in semifinale oggetto di una tattica ad hoc per non essere mandato al massacro, ne è la dimostrazione.
Tancredi voto: 4
A ogni serale pensi “ancora qui?”. E ti scervelli sul motivo per cui ha resistito fino alla penultima puntata. Una capacità di mimetizzarsi nella scenografia fino a scomparire tanto da far dimenticare ai giudici di votarlo? É così anonimo da non far ricordare agli altri il suo nome nel momento dell’eliminazione? Chissà. Ieri a un certo punto finisce per cantare un pezzo – My Sharona, malissimo, ma pure La mia band suona il rock è stata trattata maluccio – con una tonalità simile in modo inquietante e sospetto a quella di Sangiovanni. Forse stava provando a farlo eliminare tentando la carta dello scambio di persona. Ci confessa che non aveva mai cantato dal vivo. Non ci saremmo strappati i capelli se questa astinenza fosse proseguita, confessiamo.
Stash voto: 3
Quando canta il suo ultimo pezzo, ti vien voglia di salvare Tancredi ed eliminare lui. Peraltro usano la stessa tattica: il ragazzo imita Sangiovanni, Stash imita Tommaso Paradiso. E all’improvviso riesce in un miracolo con Cabaret Panorama: provocare una struggente nostalgia e rivalutazione dei TheGiornalisti. La verità è che ha ragione Giancane, come sempre, che cantava – proprio pensando al mitico Tommy – nel suo capolavoro Limone: “con gli anni 80 avete rotto il cazzo, che poi hanno rotto il cazzo già dagli anni 80”. Se non l’hai vissuti, poi. Non pensavamo l’avremmo mai detto, ma Stash lo preferiamo come giudice.
Le pubblicità di Amici voto: 2
Ora ok che devi fare soldi a palate perché da queste parti si è abituati a margini di profitto notevoli, soprattutto se parliamo di programmi di Maria De Filippi. Ma i tagli per andare in pubblicità gridano vendetta, a un passo dalla prima parola di un giudice o mentre comincia un’esibizione, con una gestione della suspense che neanche un regista cinematografico mediocre o il montatore gelosone di Maccio Capatonda. Uno scempio sopportabile solo se sullo schermo compare lo spot di Dove progetto autostima, con quella splendida bambina che in un time lapse al contrario ritrova se stesso dopo troppo photoshop e trucco e effetti ben poco speciali solo per piacere al mondo. Un capolavoro da dieci, quello. Ma di solito compare solo a fine puntata.
Ermal Meta voto: uno
Questa volta non è un voto, ma semplicemente la volontà di ricordare il titolo della sua ultima hit. Niente male, soprattutto perché lo vediamo padrone del palco e supersorridente. Edward Mani di Forbice sa ridere, oltre che cantare. Sarà merito del poker del suo Napoli nel pomeriggio contro lo Spezia