Toninelli, la lettura di questo articolo potrebbe risultarti ostica. Per tutti gli altri, invece: potete consultare le righe a seguire se avete intenzione di votare il vostro cantante preferito al Festival di Sanremo. Oppure se volete sapere come funziona. O anche per una questione di cultura generale.
La faccenda è questa: ci sono quattro sistemi di votazione. Il popolo sovrano e sovranista (ma anche non, solo che se non ti piace l’autarchia forse questo Festival lo eviti più degli altri) esprime le sue preferenze, rigorosamente contrarie a quelle della critica, grazie al televoto. Ai giornalisti piace Achille Lauro, per dire. Ai televotanti Federica Carta, se va bene. Il Volo, se va male.
Poi, c’è la sala stampa. Viene dato un telecomandino a qualche centinaio di giornalisti più o meno competenti. Loro ascoltano, se va bene. Non ascoltano, se va meglio. E poi si arrovellano per digitare il codice corrispondente al beniamino che hanno (o non hanno) ascoltato.
E qui arriva il bello. La giuria più misteriosa è quella demoscopica. Ora, giratevi verso il vostro vicino di posto o chiunque si trovi in prossimità e domandategli: cos’è la giuria demoscopica?
Noi siamo magnanimi e ve lo sveliamo. La giuria demoscopica è composta da 300 persone scelte tra gente che ascolta abitualmente la musica. Boh. Comunque, questi votano da casa attraverso un telecomando.
Manco a dirvelo, anche i 300, un po’ come il popolo sovrano, raramente hanno gusti condivisi con quelli della sala stampa. Ai giornalisti piace Achille Lauro, per dire. Ai votanti demoscopici (o demoscopanti?), Federica Carta se va bene. Il Volo, se va male.
I tre sistemi di votazione fin qui elencati non contano tutti allo stesso modo. Attenzione. Il televoto si prende il 40%. La sala stampa il 30%. E pure la giuria demoscopica. Se dovesse prevalere Anna Tatangelo su Daniele Silvestri, siamo certi che ora capirete il perché.
Infine per la quarta e la quinta serata del Festival, quando ormai la gente ha imparato a distinguere Ghemon da Shade e da Mahmood e pure – forse – a pronunciarne correttamente i nomi, spunta anche la giuria d’onore. Che prende il posto di quella demoscopica. Presidente: Mauro Pagani. Con lui Ferzan Ozpetek, Camila Raznovich, Claudia Pandolfi, Elena Sofia Ricci, Beppe Severgnini, Serena Dandini e Joe Bastianich. Il giudizio dei vips pesa per un 20%. Quello dei giornalisti per il 30%. Il peso massimo è quello del popolo sovrano: un bel 50%.
Bene. Anzi, male. In ogni caso: se avete capito, potete votare. Toninelli, come andiamo?