È un pubblico meraviglioso, quello dei Calibro 35: se durante il concerto tiri fuori il cellulare per girare dieci secondi di video rischiando di impallare la visuale mentre suonano Notte in Bovisa, ti guardano malissimo: e fanno bene. Fanno bene a trattarti come un peccatore blasfemo se ti distrai dallo show che si sta consumando su quel palco e che diventa quasi un atto erotico tra band e pubblico. Perché è chiaramente un pubblico di genere, quello dei Calibro, e su carta potrebbe essere in netto contrasto con una delle serie tv più popolari del palinsesto Rai. Ma non se quella serie è Blanca. Perciò lo ammettiamo: ieri sera al Monk di Roma, tra chiacchiere e backstage abbiamo tirato fuori il cellulare troppe volte, abbiamo disturbato questo rito ipnotico per il mero gusto di raccontarvelo. D’altronde qualcuno deve pur farlo, se Blanca incontra i Calibro 35 prima della messa in onda della seconda stagione e loro lanciano una nuova OST con 20 brani inediti (tra cui una nuovissima versione di When The World is Feeling Blind per i titoli di testa, e Little Girl Ready for Big Dreams per quelli di coda).
Dopo il boom della prima stagione (consacrato dalla co-conduzione sanremese di Giannetta-Blanca) non vi aspettate di ritrovarli impigriti: per loro era solo una prova generale. «È con la seconda stagione che siamo diventati davvero la serie che volevamo, è questa la ciambella con il buco. Blanca finirà il giorno in cui smetteremo di divertirci a raccontarla: ma per ora, la nostra è una bellissima jam session». E allora ecco il resoconto della presentazione più funk dell’anno feat. Calibro 35, Maria Chiara Giannetta e Jan Michelini.
«Sono semplicemente perfetti per fare colonne sonore come una volta, come si intendevano nel cinema degli anni Settanta. Hai presente come si diceva dei film di Dario Argento? “Quelli con le musiche dei Goblin”. Ecco, noi vogliamo che le persone dicano di Blanca: “È la serie con le musiche dei Calibro”». Parte carichissima Maria Chiara Giannetta (guardare i video di backstage della serata per credere), che d’altronde sarà anche qui in veste ufficiale per promuovere la nuova stagione (in onda da stasera su Rai 1) ma il concerto dei Calibro 35 non se lo sarebbe perso a prescindere. Ci sono testimoni pronti a giurare d’averla incontrata più volte sotto palco: ballava, e anche parecchio (be’, mica si diventa Blanca per caso). Oggi fan devota, ma a farle scoprire il gruppo qualche anno fa è stato proprio Jan Michelini (showrunner della serie, affiancato alla regia da Michele Soavi). Le ha mandato Black Moon, la reference su cui ha costruito il carattere del personaggio, e le ha detto: «Blanca è questo pezzo: parti da qui». Infatti a Black Moon Giannetta si affida ancora oggi, quando ha bisogno di tornare nel personaggio, quando pensa d’aver perso il segno (Giannetta, Michelini, questa vi piacerà: sulla scia dell’entusiasmo, anche questo articolo è stato scritto ascoltando Black Moon).
Ma com’è successo che un gruppo di genere diventasse il marchio di una serie nazional-popolare? Galeotto fu lo zio Luciano. Se chiedi a Jan Michelini quanto c’entri lui con la presenza dei Calibro in Blanca, è Giannetta a rubargli la risposta: «Tutto: Jan c’entra tutto». Perché succede che, quando ascolta per la prima volta un disco dei Calibro, Michelini pensa: “Cazzo, è zio Luciano!”. (Zio Luciano Michelini, per inciso, compositore di noir molto in voga negli anni Settanta tra gli appassionati del genere, Calibro inclusi: tutto torna). «Crime, action, Genova: dovevano essere per forza loro. Li ho sentiti suonare: erano l’alterego di mio zio che suonava da dio. Blanca è letteralmente nata da questo sound». Altra storia per i Calibro, che dopo aver costruito tutto l’universo sonoro della prima stagione, ora sono così intimi con i personaggi da poter affermare: «Noi siamo diventati dei veri psicanalisti di Blanca. Forse abbiamo visto addirittura più scene di Maria Chiara! La musica ha uno strano ruolo, perché non parla la stessa lingua delle parole, deve coadiuvare ma senza coprire. In gergo calcistico diremmo che sta in zona centrocampo-difesa». «Non sapevo vi piacesse il calcio», interviene Giannetta. «In realtà non ce ne frega niente del calcio, però le strategie calcistiche come metafora per le band funzionano sempre».
E a proposito di metafore, la prima serata (già disponibile in anteprima su Rai Play) è una bomba. Letteralmente. Scommettiamo che Michelini si sia divertito moltissimo a farne scoppiare una dietro l’altra sul set, e abbiamo ragione: «Era felicissimo come un bambino che gioca con le miniature», dice Giannetta. Per l’occasione anche la musica dei Calibro 35 si veste di un sound più acido, qualcosa di ancora diverso rispetto alla prima OST: «La prima serata doveva essere molto crime. Poi torna anche il funketto, tranquilli». Certo è che stavolta esplode pure il rock’n’roll: per intenderci, la super-minorenne-Lucia dirà “zoccola” in prima serata e Blanca (battuta improvvisata sul set da Mrs. Giannetta) risponderà senza battere ciglio: «Voglio vedere te tra dieci anni».
Arrivati a questo punto di una storia che inizia a farsi lunga (due stagioni, diversi anni di lavorazione) il mood della serie è imprescindibile dal sound della band: è difficile capire cos’è fino in fondo a rendere tanto simbiotico il rapporto tra Blanca e i Calibro. A dirla tutta, passiamo almeno mezz’ora a chiederci tutti insieme se venga prima l’uovo o la gallina. Probabilmente è perché, come dice Michelini, Blanca nasce da un sound prima che da un’immagine, perché lei in scena balla il funky e Giannetta lo balla anche fuori ciak. Scopriamo che i temi dei personaggi vengono usati come riferimento sul set, che Michelini porta sempre la musica ed è perfino capitato che si mettesse a suonare il pianoforte o la chitarra. A volte gira una scena senza presa diretta, per mandare in play un pezzo e lasciare che gli attori trovino l’emozione tramite la musica. Ci raccontano che sul set vivono Blanca come un musical, e non si fatica a crederci (soprattutto dopo averli visti al concerto questa sera): «Ogni tanto succede che balliamo e c’è la macchina da presa accesa». Probabilmente questa simbiosi originalissima nel contesto in cui si presenta, dipende anche dal fatto che – come nota Giannetta – quella dei Calibro non è una musica generica, «come succede spesso nelle fiction ma anche nelle migliori serie tv. Come per i costumi e la regia, riesce a creare l’abito e l’atmosfera della serie». Il segreto, a detta dei Calibro, è che «Blanca è un personaggio forte, con dei colori precisi. Così lavoriamo di analogia, non di contrasto». A far partire la macchina è Tommaso Colliva, produttore della band, per poi distribuire le parti tra Max, Fabio ed Enrico.
È proprio su una frase di Enrico che parte un giochino allusivo tra lui e Giannetta, insostenibile per chi – compresi noi – deve ancora scoprire tutto quello che accadrà nei nuovi episodi. Esce fuori che un giorno Enrico si è ritrovato a piangere per una scena: «Lavorarci su per me è stato difficilissimo. Ho ceduto completamente e mi sono messo a piangere con i bambini dentro casa. “Papà perché piangi?”, ma non potevo neanche fargli vedere la scena, perché è molto forte». Ecco Giannetta che gli fa eco: «Fortissima davvero. Non dirla neanche a lei». «Non la scrivo», prometto io. «Anche se non la scrivi», decretano loro categorici. Poi continuano: «È interessante che abbiano scelto di mandare in onda una roba del genere, no?» e a questo punto sospetto la qualunque. «Alla fine non l’hanno neanche alleggerita. Meglio così però, perché c’è sempre un grande tabù su quel tema». Non me lo diranno mai: nel frattempo credo d’aver scoperto come finirà con Liguori e Sebastiano, ma sulla scena-clamorosa non mi concedono mezzo spoiler. «Hai visto cosa succede con Spollon nei primi due episodi? Ecco, il loro sarà un rapporto fondato tutto sul senso di colpa». Sì, quel senso di colpa che può assalirti quando per errore mandi qualcuno in carcere per dieci anni (lei) o provi ad uccidere la donna che ami solo per vendetta (lui). Un grande classico. Questa sera, dopo aver visto i primi due episodi, l’unico commento possibile per tutti sarà: “Blanca, ma perché ti piacciono tanto gli stronzi?”. Ci risponde una voce fuori dal coro, mentre tra selfie e live parte una riflessione di gruppo al femminile: «Oh, il fatto è che se uno ti piace, ti piace. Non c’è niente da fa’». Non ci resta che aspettare, far passare le bombe e vedere come andrà a finire.
«Ma quindi non volete proprio raccontarcela in anteprima questa scena epica che ha fatto piangere perfino i Calibro 35?». No, ma ci lasciano con una massima che vale ogni pena: «Si può cazzeggiare e fare il funk, ma alla fine abbiamo bisogno di cuori che vibrano. Nella musica come nel cinema». Così parlò Jan Michelini.