Il rap di Argentero
Kendall Roy, scanzàte. Per chi non lo sapesse, Kendall (cui dà volto Jeremy Strong) è uno dei personaggi più epici di una delle serie più epiche degli ultimi anni: Succession. E, in una delle scene più epiche di sempre, Kendall si produce in un rap che è il più epico (abbiamo già detto epico?) di sempre. Almeno finché non è arrivato Andrea Fanti, cioè il “Doc” di Luca Argentero. Che si produce, appunto, in un altro rap di culto immediato, anzi trap: è una fiction di Rai 1, ma siamo modernissimi! Lui stesso aveva scritto ai suoi follower prima dell’episodio: «Abbiamo fatto tante cose imbarazzanti, ma stasera vedrete una delle scene che mi imbarazzano di più. È una scena cantata – canterò la trap – dove io sono disposto anche a fare una figura di m*rda pur di dimostrare a mia figlia quanto le sono vicino». Doc ci aveva avvisati.
La ‘cosa buona che fa male’
Qual è la domanda che usate per ritrovare la password dimenticata? La città in cui siete nati? Il cognome da nubile di vostra madre? Il nome del vostro primo animale domestico? Doc Argentero no, Doc Argentero si complica la vita. Il quesito che sceglie è “una cosa buona che fa male”. Avendo perso la memoria, come chi ha visto la serie sa, non si ricorda la risposta (ma forse non la ricorderebbe nemmeno chi la memoria ce l’ha). Gli ci vorrà una puntata intera – intitolata Una cosa buona che fa male, of course – per capire, attraverso i casi clinici (e il rapporto coi pazienti) di turno, che la risposta è “empatia”. Traete voi le debite conclusioni.
La pizza (a tramezzino e non)
Andrea (Luca Argentero) e Giulia (Matilde Gioli) passeggiano in piazza Duomo, hanno un leggero languorino e cosa si prendono da mangiare take away? Ma ovvio, una “pizza a tramezzino”! Così la chiamano, solo loro in tutta Milano. E dire che a pochi metri c’erano i panzerotti di Luini, che non avrebbero confuso nessuno. Gli spettatori milanesi invece si domandano ancora cosa diavolo sia quel panino-margherita. La pizza è una presenza costante e cult in Doc. La famiglia del protagonista ne mangia anche una “ai fiori” sempre d’asporto, e altra roba che a Milano praticamente non esiste: la pizza coi fiori di zucca è romanissima. (Peraltro la famigliola la gusta proprio nella puntata in cui la figlia – segue spoiler – è stata ricoverata per bulimia: ma questa è un’altra storia.)
I pep talk (feat. ‘la Stronza’)
Quando di tratta di empatia (vedi sopra) e pep talk, come il Doc Argentero (e Rai 1, again) nessuno mai. E di questi tempi nerissimi, vi avvertiamo, la lacrimuccia è inevitabile: «Ci siamo noi e c’è quella grandissima Stronza della Morte», dice Fanti alla sua squadra, scoraggiata da un lunghissimo turno in corsia. «Ci sono giornate come questa che sembrano inarrestabili, lo so, ma non è così, perché ci siamo noi. Tutto lo studio, la teoria, la pratica, è servito a portarci qui oggi. A guardala in faccia e dirle: “Non oggi”. Non importa quanto siano disperate le condizioni di un paziente: “Non oggi”. Non importa se neanche i pazienti ci credono più: “Non oggi”. Qualcuno di noi cederà, altri reggeranno bene la pressione, ma dovete ricordarvi sempre perché siamo qui: per metterci in mezzo tra i pazienti e la Stronza». Un monologo che lo stesso Argentero ha pubblicato su Instagram dedicandolo al personale sanitario: «Grazie perché oggi più che mai siamo nelle vostre mani…».
Serena Ruffo
La miglior entrata in scena? Quella di Serena Ruffo, alias una Ilaria Spada larger than life nei panni di una celeberrima attrice italiana migrata oltreoceano nonché sorella della dottoressa Elisa Russo (Simona Tabasco). Farebbe invidia a Wanda Osiris, tra look rosso Valentino, occhialoni scuri e incedere da diva che manco Beyoncé. E anticipa una delle puntate più clamorose, già entrata di diritto nel canone di Doc. Non vi diciamo altro. Ma intanto Serena Ruffo subito negli annali delle migliori guest star di sempre.
La ‘Kindergarten Teacher’
Nella puntata in cui deraglia il treno, tra le vittime c’è quella che – segue spoiler – si scoprirà essere la baby-sitter di un bambino che però si fingeva sua madre, e se l’era portato con sé per un giretto in ferrovia, e ovviamente era stata punita dal destino (siamo su Rai 1, ci deve sempre essere una morale, non è che puoi rubare i figli degli altri e farla franca). Aspetta, ricorda qualcosa, ma cosa, cosa…?! Ecco! The Kindergarten Teacher! Ovvero il film (passato purtroppo inosservato: da noi era uscito con lo stupido titolo Lontano da qui) in cui la maestra Maggie Gyllenhaal prende sotto la sua ala protettiva un piccolo alunno che è anche un enfant-poeta e lo porta in viaggio con sé per salvare la sua arte, senza dire niente a nessuno. Ma di sicuro è solo un caso…
La Milano ‘fuorisalone’
«Durante il Salone del Mobile ci tiro su anche 300 euro a notte»: così dice al “Dottor Bollore” (cit. Grey’s Anatomy) Lorenzo Lazzarini (interpretato da Gianmarco Saurino) la sua pedantissima ex, che durante la design week subaffitta il suo appartamento e anche per questo finisce male (la morale punisce sempre, l’avevamo detto). In generale, fa tenerezza il ritratto che i romani della Lux Vide, la casa di produzione, fanno di Milano: modernissima, tutta vetri e grattacieli, ma con anche le soirée alla Scala e le passeggiate sui Navigli. E visto che la metropoli lombarda è stata la prima grande città italiana colpita dalla pandemia, vederla così splendida splendente nella fiction più amata dell’anno commuove anche un po’.
Il twist crime internazionale
Tra tutte le backstory spesso pazzeschissime dei personaggi, in Doc c’è pure un twist che pare uscito direttamente da una serie crime internazionale (più o meno), starring un trafficante di esseri umani e il dottor Gabriel Kidane (Alberto Boubakar Malanchino). Quando il primo viene ricoverato, il medico, che è stato una sua vittima, è combattuto tra il suo dovere e i ricordi dolorosi nei campi di prigionia libici (che seguono i ricordi di quando, bambino, ascoltava insieme al nonno le arie di Giuseppe Verdi: non sia mai che manchi il pathos). Segue violazione del giuramento di Ippocrate, eccetera eccetera. Ma poi, thanks to Doc Argentero, tutto si risolve. Siamo pur sempre su Rai 1, mica in ZeroZeroZero.
La scena obbligatoria sotto la pioggia
Colazione da Tiffany? Naaa. Le pagine della nostra vita? Nemmeno. Match Point? Ma figuriamoci. La risposta è sempre: Doc – Nelle tue mani. Dove non può mancare l’obbligatoria scena di pioggia che precede – spoiler – un grande amore. Il bacio ancora non c’è, un po’ perché (ripetiamolo) siamo su Rai 1, un po’ perché i destini di questi dottorini sono più tribolati di quelli dei grandi eroi romantici del cinema. I protagonisti della sequenza-bagnata-sequenza-fortunata sono Riccardo (Pierpaolo Spollon) e Alba (Silvia Mazzieri): il diluvio sarà come sempre un momento determinante per lo sviluppo della loro storia. Attendiamo la grandine nel finale.
Il feto calcificato
Tra i casi clinici più WTF (e per questo cult) c’è quello della novizia che arriva in reparto con forti dolori addominali. Si scoprirà che li accusa da cinque anni, e cioè – indovinate – da quando è entrata in convento. Ma al team di dottori e dottorini di Doc non la si fa: trattasi di embrione calcificato dopo una gravidanza extrauterina, di cui la ragazza non si era mai accorta. E niente, è già tutto bellissimo così.