L’hanno definito il primo “processo su TikTok”. Nel corso di più di sei settimane, John C. Depp II contro Amber Laura Heard, il procedimento sulle accuse di diffamazione tra Johnny Depp e Amber Heard, si è tenuto fisicamente in Virginia ma è stato trasmesso in diretta in tutto il mondo. La legione di fan di Depp ha usato Internet a suo favore, facendo circolare una raffica infinita di clip su TikTok, Instagram, YouTube e altre piattaforme di social media che hanno messo Johnny in una buona luce e Amber in quella cattiva.
Il processo e il chiacchiericcio di contorno vengono esaminati nella docuserie in tre parti di Emma Cooper Depp contro Heard, che è stata montata in modo da mostrare le testimonianze delle due star fianco a fianco, ed è ora in streaming su Netflix.
«Penso che questo processo sia stato il primo a mostrare quanto l’influenza della rete possa essere orribile e pericolosa, ma non credo che sia possibile tornare indietro», dice Emma Cooper a Rolling Stone.
Probabilmente conoscete la questione a grandi linee: Depp ha intentato una causa per diffamazione contro Heard in Virginia dopo un editoriale del Washington Post a firma dell’attrice, in cui si riferiva a se stessa come a “una figura pubblica che rappresenta gli abusi domestici” e che si è espressa contro la “violenza sessuale”. Heard poi ha controquerelato l’ex marito. In precedenza le era stato concesso un ordine restrittivo temporaneo nel 2016 dopo aver chiesto il divorzio da Depp e averlo pubblicamente accusato di abusi. Depp ha citato in giudizio News Group Newspapers Ltd. su un articolo del Sun che lo ha etichettato come un “picchiatore di mogli” e ha perso, per dirlo con la sentenza del giudice: “Ho scoperto che la maggioranza delle presunte aggressioni della signora Heard da parte del signor Depp sono state dimostrate secondo lo standard civile”. E così Depp è andato in Virginia, dove nessuno dei due ha legami – e il Washington Post non ha nessuna sede, ma solo alcuni server – per riabilitare il suo nome, dal momento che lo Stato ha alcune delle leggi anti-azione legale strategica contro la partecipazione pubblica più deboli del Paese a protezione delle persone contro le accuse di diffamazione.
Alla fine la giuria si è pronunciata a favore di Depp, ritenendo Heard responsabile di tre capi di imputazione per diffamazione e concedendogli 10,35 milioni di dollari di danni (e a Heard 2 milioni di danni per un solo capo di diffamazione). Le due parti si sono accordate nel dicembre 2022, e lei ha dovuto sborsare 1 milione di dollari.
La docuserie è stata presa di mira sia dai sostenitori di Depp che da quelli di Heard, e Cooper, che è un’ex news producer per Vice e BBC ed è responsabile dei documentari The Mystery of Marilyn Monroe: The Unheard Tapes e Epstein’s Shadow : Ghislaine Maxwell, è fermamente convinta che Depp contro Heard abbia avuto un approccio misurato ed equilibrato al processo.
«C’è stato un verdetto. Non stiamo cercando di riscrivere la storia qui, e io non sono un avvocato», spiega. «Volevamo assicurarci di mantenere la nostra integrità e il nostro equilibrio». E aggiunge: «Mi sono formata alla BBC. Non sono abituata ad avere un’opinione. Anche se Depp contro Heard è diretto da me, non è un pezzo scritto. Credo che sia essenziale essere equilibrati mentre si cerca di dire qualcosa sul mondo, ed è quello che ho cercato di fare. Riguarda tutta la cultura popolare, davvero».
In un’intervista con Rolling Stone, Cooper ha discusso delle parti più polarizzanti della docuserie e del motivo per cui l’ha realizzata.
Cosa ti ha ispirato a realizzare Depp contro Heard?
È nata dalla mia ossessione di vedere la diretta. Sono stata totalmente risucchiata, guardavo il processo tutto il tempo, anche mentre ero su Zoom. E alla fine, ne parlavo con i miei amici e tutti avevano opinioni diverse. Ero stranita dal mio stesso comportamento e ho iniziato a pensare: “Posso dire a Netflix che voglio davvero farne una docuserie?”. E poi ho precisato: “Non voglio fare interviste”. E mi hanno lasciato fare.
Perché hai scelto di seguire questa strada e rinunciare a qualsiasi intervista?
Mi interessa molto il comportamento umano e con questo intendo anche il mio. Adoro Tiktok. Il mio screen time settimanale, sai quando ti arriva quell’avviso, è terribile. Volevo stare lontana dagli esperti. Chi sono questi “esperti”? Non volevo parlare con psicologi o simili. Volevo mantenere la docuserie molto “pura” nel mondo in cui ci trovavamo mentre guardavamo il processo. Non volevo andare oltre, ed è stato difficile perché poi ho dovuto parlare delle cose di cui volevo parlare, ma usare l’esperienza in quel preciso momento per raccontare la storia. C’è una prospettiva da regista, ma forse non tutti riescono a coglierla.
Qual è lo spunto registico?
Be’, è davvero, davvero difficile capire quale sia la verità al momento, ed ero molto interessata a due persone che credono con forza alla propria versione, ma entrambe hanno detto cose diverse su quella verità. Ho passato molto tempo con gli editori a parlare di come ci siano tre verità: la tua verità, la mia verità e la verità di Dio. Sui media di oggi, tutti possono avere un’opinione ed è difficilissimo capire quale possa essere la verità. Sono rimasta affascinata da questo processo e dalle questioni morali e sociali nella nostra società. Credo nella democratizzazione dei fatti e dei social. È incredibile che tutti possano avere un’opinione immediata su qualsiasi cosa, ma questo rende complicato arrivare alla verità.
Ho letto alcune critiche a Depp contro Heard dai critici televisivi che ti hanno accusata di placare la folla pro-Depp dando spazio a un numero di creatori di contenuti pro-Depp odiosi e approfittatori, quando mi sembrava che la docuserie stesse usando l’approccio “la luce del sole è il miglior disinfettante” nel mostrare quanto fossero ridicole e opportuniste queste persone.
Sì, ci sono stati dei critici che ovviamente non sono arrivati alla fine. Quello che diventa piuttosto “meta” del processo e di questa serie, e in un certo senso sapevo sarebbe successo, è che alcune persone la guardano e pensano che sia pro-Depp. Le stesse persone la guarderanno di nuovo e penseranno che sia pro-Heard. Altri penseranno che sia un miscuglio informe di clip. È abbastanza folle. E penso che sia quello che stiamo cercando di rispecchiare: dipende da chi sei, che tipo di persona sei e dal modo di pensare. L’odio sui miei social è cinquanta e cinquanta. È incredibilmente equilibrato.
Mi sorprende sentire che c’è stato un bilanciamento perché i pro-Depp sono molto più attivi online e i report indicano che gran parte non è traffico organico.
È davvero interessante. Non ne ho parlato con altri giornalisti, ma ne parlerò qui, perché sono terrorizzata all’idea di essere percepita come non equilibrata, è già successo in un articolo in Inghilterra. Qualcuno ha citato qualcosa che ho detto sull’essere una donna e una femminista, ma non ha scritto tutte le parole che ho pronunciato a riguardo, e i fan pro-Heard – che sono stati abbastanza difficili da trovare nel processo di realizzazione di questa serie – se la sono presa con me dopo la messa in onda su Channel 4 in UK, ma sono stati i sostenitori che mi hanno seguito sui miei social dopo Netflix. Ho avuto femministe che dicevano “Vergognati, fottuta stronza” e ho avuto fan di Depp che dicevano “Sei una fottuta stronza”. Quindi è uguale, sono una “stronza” in entrambi i casi. Ho cercato di essere equilibrata e veritiera nelle cose che abbiamo scoperto.
John C. Depp II contro Amber Laura Heard è stato definito il primo “processo su TikTok”. E durante il dibattimento, sembrava che quasi tutte le clip circolate sul social fossero pro-Depp, perché facevano apparire lui “buono” o sembrare Heard “cattiva”. C’erano un certo numero di video di lei che sono stati modificati a questo scopo, e persino teorie stravaganti che la accusavano di sniffare cocaina sul banco dei testimoni. Sembrava che TikTok e i social fossero molto più a favore di uno che dell’altra.
Sì, al 100%. È stato abbastanza difficile trovare materiale pro-Amber onestamente. E abbiamo voluto parlarne nella docuserie. Ma su TikTok ora tutti sono protagonisti. È un mezzo fantastico, e mi rendo conto che anche io stessa adesso inizio le conversazioni con “Ho visto questa cosa su TikTok…” Anche se sto guardando sono dei criceti che fanno un rave.
Depp contro Heard si concentra su una manciata di accuse durante il processo. Ovviamente c’era parecchio da coprire, quindi perché hai deciso di restringere il campo?
Quando ho deciso di occuparmene, ho detto al mio team: “Individuiamo i quattro o cinque momenti di cui si è parlato di più sui social”, in pratica ci siamo basati sui dati. Ho analizzato quei momenti e sono tornata al materiale originale. Mi sono lasciata guidare da quanto ne parlasse la gente. Poi abbiamo esaminato i fatti e i documenti, le fonti. Dico sempre alle persone che devono guardare alle fonti di quello che poi arriva su TikTok. Ho pensato che fosse interessante decostruire le cose di cui la gente parlava di più, come la cacca, il “mega bicchiere di vino rosso”, ecc.
Sembra che l’atteggiamento nei confronti di Heard sia cambiato dopo che le oltre 6mila pagine di documenti preliminari sono state diffuse post-verdetto. Anche il tuo atteggiamento è cambiato, dal momento che il rilascio di questi documenti e le informazioni al loro interno costituiscono una sorta di “coda” alla docuserie?
So che sembra noioso, ma insisto sempre: “Torna ai documenti. Qualunque sia la tua opinione, vai a leggerli tu stesso. Guarda il materiale di partenza. E le persone si sono tranquillizzate per un attimo, no? Quando Camille [Vasquez, il legale di Depp] è andata in TV nei giorni scorsi e ha detto che pensava che il doc fosse “davvero equilibrato”, il chiacchiericcio su di me si è attenuato. Ed è ovviamente un avvocato intelligente e ha pensato che quello che stavo cercando di fare fosse giusto.
Tu sei originaria del Regno Unito e lì c’è stato un processo diverso con un risultato differente. Il processo inglese conteneva informazioni che erano state omesse da quello in Virginia. Come confronteresti i due procedimenti? E pensi che il processo in Virginia sia stato equo?
In realtà penso che siano stati entrambi molto accurati. E non sono mai riuscita a parlare con un giurato, anche se ci ho provato, quindi non credo di poter dire altro se non che è stato un processo equo e che non sono stati influenzati dai social e l’hanno tenuto tra le mura del tribunale, perché non posso provare altro che questo. E non credo che ciò che è accaduto scuota le fondamenta del sistema giudiziario, ma solo che dica a tutti noi: “Abbiamo una responsabilità qui, e l’intero processo è stato una cosa triste per due figure tristi e silenziose, che probabilmente non volevano dire tutte quelle cose di fronte a tutte quelle persone”.
Ritieni che questo processo sia stato una battuta d’arresto per le donne, in particolare per quelle che vorrebbero farsi avanti con accuse di abusi? Ovviamente abbiamo visto Amber Heard finire sulla graticola nel corso di questo processo e delle sue conseguenze.
In un certo senso per me è qualcosa di un po’ separato dal #MeToo. Lo vedo come un processo a Hollywood, e nessuno direbbe che è stato un passo avanti per il movimento e l’ascolto nei confronti delle donne, ma penso che la gente percepisca tutta la questione più come una roba che riguarda la bolla delle celebrità. Sulla credibilità delle donne facciamo costantemente passi avanti e indietro, quindi tutto questo ha aiutato il #MeToo? NO. L’ha danneggiato? Non penso nemmeno questo. Era talmente complicato e c’erano accuse da entrambe le parti. In fondo non è stato un processo targato #MeToo.