Esistono ancora storie da raccontare per Black Mirror? Eccome, a giudicare dalla settima stagione. Se infatti la quinta e la sesta ci avevano lasciato il dubbio (fondato) che la golden age della serie antologica sci-fi stesse tramontando, complice la direzione altrettanto distopica che ha preso la nostra quotidiniatà, ora Charlie Brooker & C. hanno probabilmente scritto una delle sue pagine migliori. Il fatto è questo: Black Mirror è al top quando la tecnologia è solo una parte della storia, non il fulcro, o quando ne usa le storture per amplificare, evidenziare, denunciarne le (terribili) conseguenze su di noi. E visto che gli effetti della techno-paranoia sulla gente sono sempre più reali e realistici (sì, parliamo dell’AI), pare sempre più sensato raccontarne il lato più umano, emozionale persino. Insomma: meno incubi distopici, più speranza. E se Black Mirror sembra tornare un po’ alle sue origini, come aveva già sottolineato lo stesso Brooker, ci sono una delicatezza e una grazia che abbiamo visto soprattutto nei suoi capitoli migliori e più amati (vedi San Junipero). Il resto lo fanno le performance di un super cast, a partire da Paul Giamatti, Emma Corrin, Rashida Jones e Peter Capaldi.
Gente comune
7

Rashida Jones e Chris O’Dowd. Foto: Netflix
È l’inizio calzantissimo per questa stagione, perché riprende le origini di Black Mirror e alla fine lascia completamente disarmati. Amanda e Mike sono una coppia working class felice e innamorata – lei maestra, lui operaio – almeno finché alla moglie non viene diagnosticato un tumore al cervello. Esiste però un modo per salvare Amanda: Rivermind offre un servizio sperimentale, che però continuerà ad alzare – crudele e inesorabile – il prezzo. Gente comune è una tragedia della quotidianità che si muove lenta ma ti resta inevitabilmente addosso e, in puro stile Brooker, è una critica feroce alla sanità, alla pubblicità, al sistema degli abbonamenti e, in ultima analisi, al capitalismo estremizzato. Splendidi Rashida Jones e Chris O’Dowd, che incarnano come sia possibile praticamente morire giorno dopo giorno soltanto per riuscire a vivere. Perché ormai costa troppo. Dolorosamente profetico.
Bestia nera
6+

Rosy McEwen. Foto: Nick Wall/Netflix
Un thriller sul posto di lavoro starring Maria (Siena Kelly), ex bulla del liceo con una carriera invidiabile in un’azienda dolciaria, e Verity, la ex bullizzata che si fa assumere dalla stessa società e inizia a rendere impossibile la vita della sua responsabile. Più gli incidenti capitano, più la paranoia di Maria diventa palpabile (e contagiosa). Il concept spacca: il bullismo genera mostri (in questo caso hi-tech), le interpretazioni sono spettacolari (le espressioni di Verity!), la dinamica tra le due protagoniste tiene incollati e anche il colpo di scena funziona alla grandissima. Peccato per quel finalaccio.
Hotel Reverie
6

Emma Corrin. Foto: Netflix
Hotel Reverie prova a replicare la formula di San Junipero (vedi, qui, il pacco spedito a “Junipero Drive”): una storia d’amore tra due giovani donne in una realtà fuori dal tempo e dallo spazio. Solo che qui quel luogo magico è un vecchio film in bianco e nero di cui lo Studio vuole realizzare un reboot attraverso l’uso della tecnologia ReDream, che permette alla nuova protagonista di entrare in scena e recitare fisicamente insieme agli altri personaggi. Satira alla Hollywood che sfrutta tutto e tutti (“Bastano 96 minuti di uno dei Ryan: Gosling o Reynolds…”), analisi della minaccia che l’intelligenza artificiale può rappresentare per il cinema (e non solo) e riflessione sul libero arbitrio. Clamorosa Emma Corrin nei panni della star degli anni ’40 Dorothy Chambers, ancora in the closet, decisamente meno centrata invece Issa Rae in quelli dell’attrice contemporanea chiamata a entrare nel progetto. E manca un po’ anche la chimica.
Come un giocattolo
6-

Peter Capaldi. Foto: Netflix
Ambientato nel mondo di Bandersnatch, l’episodio inizia con un uomo ormai anziano, Cameron Walker, che viene arrestato per tentato furto in un negozio. Mentre lo interroga come sospettato di omicidio, la polizia scopre un’altra storia: da giovane era riuscito a mettere le mani sul videogioco creato dal leggendario sviluppatore Colin Ritman (Will Poulter). Ma più che un vero e proprio gioco, Thronglets è un simulatore di intelligenza capace di evolversi e di portare Cameron alla follia o forse alla lucidità più estrema. Entrambe incarnate benissimo dall’ex Doctor Who Peter Capaldi, immerso nella vibe indie di tutto l’episodio. Netflix ha anche rilasciato il gioco che ne completa l’esperienza (sulla scia del Tamagotchi), ma quello che manca è l’elemento umanissimo che invece è la chiave di quasi tutta la stagione.
Eulogy
9

Paul Giamatti. Foto: Netflix
Il miglior episodio della stagione, forse uno dei migliori nella storia di Black Mirror (e in scena ci sono quasi sempre e soltanto due persone). Dopo la morte di una sua ex fidanzata, Phillip viene contattato da un’azienda, Eulogy, per dare il suo contributo all’organizzazione di un funerale immersivo, grazie a un dispositivo che lo aiuterà a rivivere i suoi ricordi più cari con la defunta anche attraverso delle foto in cui può entrare. Letteralmente. Una toccante esplorazione del dolore, di quanto la nostra prospettiva possa in qualche modo distorcere i ricordi e di come la tecnologia portata all’estremo possa anche fare del bene. Nessun orrore qui, soltanto nostalgia, malinconia e la progressiva e straziante consapevolezza di quello che è successo davvero. E un Paul Giamatti gigantesco. Brooker ha scritto l’episodio dopo la scomparsa del padre: se non singhiozzerete alla fine, forse non avete un cuore.
USS Callister: Infinity
8

Jimmi Simpson e Cristin Milioti. Foto: Netflix
Il primo sequel in assoluto della serie. È il seguito di USS Callister (quarta stagione), in cui il villain, aka il programmatore Robert Daly (Jesse Plemons) creava cloni digitali dei suoi colleghi per tormentarli. Dopo averlo sconfitto, ora Nanette Cole (Cristin Milioti) e il resto dell’equipaggio, sempre bloccati nell’universo virtuale di Infinity, il videogame più immersivo che si possa immaginare, lottano per la sopravvivenza contro 30 milioni di giocatori. È il finale perfetto per questa stagione, fedele all’originale e senza dubbio l’episodio più d’intrattenimento tra quelli nuovi: pare un film di fantascienza ad alto budget con tanto di trama coinvolgente e piena zeppa di twist. Aspettiamo Charlie Brooker sul grande schermo (e pure la terza parte di USS Callister).