‘Domina’, oltre al femminismo c’è di più | Rolling Stone Italia
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‘Domina’, oltre al femminismo c’è di più

Un po' ‘Game of Thrones’ e un po’ ‘Bridgerton’, ma nell'antica Roma, la serie su Livia Drusilla è una coproduzione internazionale godibile e mai forzata nel suo messaggio. Con una Kasia Smutniak che spacca

‘Domina’, oltre al femminismo c’è di più

Ben Batt, Kasia Smutniak e Matthew McNulty

Foto: Sky

Finalmente una storia intrinsecamente e non forzatamente femminista

DOMINA | Nuova serie| Trailer

Oggi cavalcare l’onda del movimento MeToo pare quasi un obbligo per chi fa cinema o tv. Vediamo sempre più storie che nascono con quello scopo preciso, e altre che vengono in qualche modo forzate nel loro essere o diventare femministe. Poi ci sono vicende che, femminili e femministe, lo sono intrinsecamente, senza nessuno sforzo. Basta solo scoprirle e raccontarle. È il caso di Livia Drusilla, figlia del repubblicano Marco Livio Druso Claudiano e terza moglie di Gaio Ottaviano, ovvero colei che contribuì non poco a incoronarlo come Cesare Augusto, primo imperatore romano. È la prima volta che l’antica Roma, e in particolare uno periodi più complicati della sua storia (il Cesaricidio, la guerra civile, il secondo triumvirato), viene raccontato del punto di vista di una donna, mostrando pure tutta la realtà di usi e costumi del tempo, che di certo non rendevano facile la vita a chi veniva al mondo femmina. E il bello è che quella donna cospira, manovra, uccide persino, proprio come farebbe un uomo (best line: «I prezzi al lago sono assurdi», di nuovo il modernismo, à la signora di Roma Nord). All hail Livia, che in fondo è anche un po’ una bitch. E ci piace pure per questo.

Il ritorno della Hollywood sul Tevere

Kasia Smutniak e Matthew McNulty. Foto: Sky

Ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost, ah no. Anzi, sì: Domina è una coproduzione internazionale con i controfiocchi, ma girata a Cinecittà e con eccellenze tutte italiane nel cast tecnico, a partire dal premio Oscar Gabriella Pescucci, che ha curato i costumi, Luca Tranchino (Prison Break) alla scenografia, Katia Sisto (Penny Dreadful) al make-up e Claudia Catini (Trust: Il rapimento Getty) all’hair design. Insomma la celebrazione del Made in Italy, un ritorno della Hollywood sul Tevere e il revival dei peplum, anzi, i sandaloni – per dirla come mangiamo – in una botta sola.

Un po’ Game of Thrones, un po’ Bridgerton, ma nell’antica Roma

 

 
 
 
 
 
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Ci sono uccisioni cruente (scena uno: Livia fracassa la testa a un uomo con un sasso), fellatio e amplessi in tutti i laghi e una tale quantità di personaggi e parentele al punto che Sky ha giustamente pubblicato su Instagram un simil-albero genealogico per aiutarci a non perdere il filo. Domina non è certo la prima serie a provare a riempire la voragine lasciata da Game of Thrones a colpi di intrighi e tradimenti, e in certi frangenti possiamo pure dire che non ci va nemmeno lontano. Con qualche tocco di Bridgerton qua e là (leggi: Scribonia, la prima moglie di Augusto, e la sorella di lui, Ottavia, vedi più avanti). Solo che qui, anziché spettegolare e darci dentro con leggerezza nella Londra Regency, i personaggi cospirano e cercano di avere figli (maschi, possibilmente) nell’antica Roma, dove tutto è questione di vita o di morte. Cersei Lannister approves.

Le due facce di Livia

 

 
 
 
 
 
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Il personaggio di Livia Drusilla è stratificato e complesso: arriva a compiere atti terribili per difendersi e per garantirsi una posizione. Certo, lo fa soprattutto per un ideale. E il casting del personaggio, sia nella versione adolescente che in quella adulta, è centratissimo. A partire dalla giovane attrice inglese Nadia Parkes (Doctor Who, The Spanish Princess), perfetta nei panni di cocca di papà (da questo punto di vista alcuni dialoghi paiono un po’ troppo “modernisti”) che, una volta caduta in disgrazia, si rende conto di aver sposato l’uomo sbagliato e di doversela cavare da sola. Per arrivare alla nostra Kasia Smutniak, che impersona la regale futura imperatrice, disposta a tutto per mantenere una promessa fatta al padre e per dare un futuro ai propri figli. È lei che dà volto a una figura che non ha trovato spazio nei libri di storia, ma ha tessuto il destino suo, del marito e dell’Impero.

Il cast international

Nadia Parkes e Isabella Rossellini. Foto: Sky

Liam Cunningham, aka Ser Davos Seaworth di Game of Thrones, è Marco Livio Druso Claudiano, il padre della protagonista. Claire Forlani (ve la ricordate in Vi presento Joe Black? Qui l’hanno improvvisamente trasformata in un’attrice brillante) è Ottavia, la sorella di Gaio Ottaviano. Matthew McNulty (Misfits) è Gaio Ottaviano (da giovanissimo, nei primi due episodi, è interpretato invece da Tom Glynn-Carney). C’è pure un’icona come Isabella Rossellini nel ruolo di Balbina, la maîtresse di un lupanare in cui finirà la liberta BFF di Livia. La vediamo, purtroppo, solo in un episodio, in cui porta con la classe di sempre l’acconciatura di una delle muse di Hercules. Lei può tutto.

 

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