È Tina il personaggio più bello della terza stagione di ‘The Bear’ | Rolling Stone Italia
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È Tina il personaggio più bello della terza stagione di ‘The Bear’

La cuoca interpretata da Liza Colón-Zayas ha finalmente una puntata tutta sua. Che spiega molto del passato del ristorante più cult del piccolo schermo e le dà il riflettore che merita

È Tina il personaggio più bello della terza stagione di ‘The Bear’

Liza Colón-Zayas è Tina in ‘The Bear’

Foto: FX

+++ Attenzione: questo articolo contiene spoiler sul sesto episodio della terza stagione di The Bear. L’intera stagione è disponibile in Italia su Disney+ dal 14 agosto +++

“Sai quanto lo amavo, vero?”.

“Quanto?”

“Molto. Lo amavo molto”.

Così Tina e Carmy parlavano del defunto fratello di Carmy – ed ex datore di lavoro di Tina – Mikey, nel finale della prima stagione di The Bear. Sebbene Carmy fosse il parente di sangue, Mikey era praticamente uno di famiglia per Tina, che ne difendeva di conseguenza la memoria. Quando Carmy e Sydney iniziarono a introdurre cambiamenti al The Original Beef of Chicagoland, tutti in cucina si opposero, ma soprattutto Tina. Fingeva di non saper parlare l’inglese per evitare di seguire le istruzioni di Sydney e spesso fissava con antipatia i suoi giovani nuovi colleghi. Il suo percorso verso l’accettazione del nuovo corso è stato per molti versi l’arco narrativo più necessario della prima stagione, perché se il cibo di Carmy riusciva a conquistare persino Tina, allora doveva essere proprio il genio che la serie sosteneva.

Tuttavia, per quanto riguarda Mikey Berzatto, le prime due stagioni di The Bear si sono concentrate maggiormente sui sentimenti delle persone che lo conoscevano da più tempo: Carmy, la sorella Natalie, altri membri della famiglia come la madre Didi e il migliore amico Richie. Sappiamo perché lo amavano molto, ma con Tina abbiamo dovuto fidarci soprattutto delle sue parole e della solida interpretazione di Liza Colón-Zayas.

Il sesto episodio di quest’anno, Tovaglioli, non solo dà a Colón-Zayas il suo primo riflettore da solista assoluta, ma riempie finalmente questo vuoto emotivo. E nel farlo, ci regala la migliore scena della terza stagione di The Bear.

Mikey (Jon Bernthal) non compare fino alla fine dell’episodio, un flashback ambientato diversi anni prima degli eventi della prima stagione. Tina ha 46 anni, è felicemente sposata con David (interpretato da David Zayas, marito di Colón-Zayas nella vita reale) e da quindici anni lavora stabilmente alle buste paga di un’azienda di dolciumi. Ma l’affitto è appena salito alle stelle, la promozione che David aspettava nel suo lavoro di portiere sembra non arrivare mai e Tina viene improvvisamente licenziata. Il mercato è poco interessato a una donna di una certa età, anche dopo che lei ha capito come usare LinkedIn, e gran parte dell’episodio si trasforma nel mito di Sisifo, con Tina che ogni giorno lancia i suoi curriculum su una ripida salita, viene completamente ignorata e il giorno dopo deve ricominciare da capo – e dal basso.

Poi arriva un colpo di fortuna, ma non nel modo in cui lei crede. Finalmente viene a conoscenza di un’opportunità di colloquio, solo per scoprire che il posto è già occupato. Convinta di aver esaurito il suo percorso di lavoratrice e vedendo che l’autobus per tornare a casa è in ritardo, si reca nel posto più vicino a lei per prendere una tazza di caffè: il Beef. Questa è la versione del Beef che Richie aveva così malinconicamente descritto nella prima stagione: senza pretese, piena di buonumore e con un carattere tipicamente scombinato. Tina prende il suo caffè e le viene dato un omaggio: un sandwich di manzo italiano che qualcun altro ha dimenticato di ritirare. Lo porta in sala da pranzo e lì c’è Mikey Berzatto in persona che gioca a Ballbreaker, il videogioco che ha causato tanti problemi nei primi episodi della serie, contro Neil Fak.

Ayo Edebiri, al suo debutto alla regia, riprende la parte iniziale di questa scena con Tina a fuoco e Mikey, Richie e Neil che scherzano ai margini dell’inquadratura. Sono loro a parlare, ma questa è la sua storia e lei è ignara di tutto, tranne che della disperazione per il fatto di sentirsi ormai fuori dai giochi. Inizia a piangere e i ragazzi si accorgono di ciò che sta accadendo nella stanza, e a cui forse dovrebbero prestare attenzione. Poiché si tratta di Richie e Neil prima che iniziassero a indossare dei completi eleganti, non hanno idea di cosa fare, quindi è ovviamente Mikey – il ragazzo che tutti i membri del Beef ammirano – a intervenire per aiutare la cliente in difficoltà.

Ne segue una conversazione che dura circa 10 minuti, che nell’era dello streaming è un’eternità per una scena televisiva. Ma Edebiri, Colón-Zayas, Bernthal e la sceneggiatrice Catherine Schetina hanno assolutamente bisogno di questo tempo per così dire dilatato.

Liza Colón-Zayas e Jon Bernthal nel sesto episodio della terza stagione. Foto: FX

In passato, The Bear ha usato Mikey in modo oculato. Jon Bernthal è uno degli attori più impegnati del mondo. Ma, cosa altrettanto importante, il suo Mikey ci viene presentato come una figura talmente grande per Carmy, Richie, Natalie, Tina e tutti coloro che lo hanno conosciuto che più lo vediamo, più aumenta il rischio che non sia all’altezza della leggenda. Qui, invece, ci riesce. Non si tratta di una figura sovrumanamente saggia. È solo il modo in cui sembra a suo agio con sé stesso – una facciata impressionante, visto ciò che sappiamo dei demoni che alla fine lo hanno consumato – e il modo in cui riesce a tirare fuori Tina dalla sua spirale negativa semplicemente prestandole attenzione e cercando di comprenderla a livello umano. È abbastanza intelligente da riconoscere, per esempio, che l’approccio migliore è quello di aprirsi per primo sulla sua pessima giornata, piuttosto che farla iniziare a parlare della propria. Quando lui ha finito di descrivere l’ultimo disastro idraulico del Beef, lei ne è incredibilmente affascinata – Bernthal riuscirebbe ad avere un’intesa anche con un’affettatrice – e riesce per un attimo a immedesimarsi nell’infelicità di qualcun altro invece di crogiolarsi nella sua.

Non c’è niente di più di questo: solo un uomo che si avvicina e parla con una donna, creando un legame umano con ogni mezzo necessario. Anche se Carmy è a mezzo mondo di distanza, a Copenaghen, fornisce un aiuto involontario inviando a Mikey una foto dalla lavagna di René Redzepi al Noma (come si è visto nella prima stagione). La foto permette a questi due estranei di legare per la loro totale confusione su cosa sia, ma dà anche a Mikey un nuovo argomento di cui discutere, in un momento in cui sa che deve continuare a parlare abbastanza a lungo da riuscire a far riemergere questa sconosciuta dall’abisso. Sappiamo che Carmy idolatrava suo fratello, ma qui è Mikey a descrivere Carmy come una figura aspirazionale: qualcuno che vive il sogno non solo di sapere esattamente cosa vuole fare nella vita, ma anche di essere bravissimo a farlo. Mikey non ha queste caratteristiche. Gestisce il Beef solo perché qualcuno ha dovuto farlo quando il padre ha lasciato la città. A volte ne trae soddisfazione, soprattutto perché si è reso conto che i momenti speciali della vita “accadono sempre intorno al cibo”; ma non è una sua passione. I sogni sono per gli altri, ha capito in giovane età, e la sua parabola è ancora più straziante perché finiamo per chiederci se il fatto di vivere il suo stesso sogno avrebbe potuto alleviare il peso che alla fine ha portato Mikey a togliersi la vita. Ma, al momento, un sogno non c’è l’ha; ha un lavoro, e sembra che gli vada bene così.

E, allo stesso modo, un lavoro è esattamente ciò di cui Tina ha bisogno in questo momento. Niente di straordinario. Niente che qualcun altro possa sognare. Un lavoro. “Non ho bisogno di essere ispirata”, dice a questo gentile sconosciuto. “Non ho bisogno di fare magie. Non ho bisogno di salvare il mondo. Ho solo bisogno di nutrire i miei figli”. La cosa meravigliosa, naturalmente, è che sappiamo che Tina alla fine è stata invece ispirata eccome, che lavorare con Carmy e Sydney ha acceso una scintilla che non sapeva esistesse dentro di lei. Ma qui, ora, ha solo bisogno di soldi e di sentirsi utile, e Mikey le dà l’opportunità di farlo.

Nelle prime scene della puntata, vediamo Tina parlare con orgoglio del suo curriculum, per poi essere respinta da tutti i giovani impiegati che considerano l’idea di un curriculum cartaceo come qualcosa che appartiene al Medioevo (il suo risentimento e la sua invidia nei confronti di queste persone sono anche alla base delle sue prime interazioni con Sydney nella prima stagione). Dopo che Mikey le parla del suo lavoro al Beef, lei si offre di dargli una copia del curriculum e viene nuovamente respinta. Ma questa volta avviene in modo molto diverso rispetto alle altre, perché Mikey si sta impegnando con Tina come persona, invece che vederla come un fastidio nella sua giornata. Gli piace, prova simpatia per lei e ha comunque bisogno di aiuto. Gli altri non si preoccupano del curriculum di Tina perché non si preoccupano di lei, e vedono la sua insistenza nel menzionarlo come un ulteriore motivo di condiscendenza nei suoi confronti; a Mikey non interessa perché vuole già che lei accetti il lavoro, e quel documento non ha nessuna importanza. Mentre le precedenti reazioni al curriculum facevano sì che Tina si chiudesse in sé stessa, il rifiuto di Mikey diventa invece una battuta tra due persone che chiaramente diventeranno grandi, grandi amici.

La scena si conclude con Mikey che torna al lavoro e Tina che finalmente dà un morso al suo panino. Il sapore è incredibile, sia per ciò che rappresenta che per la qualità della carne stessa. Quando quella sera torna a casa da David, ha una maglietta Original Beef infilata nella borsa, una nuova uniforme per una nuova vita piena di possibilità. Non ha idea di quanto questa vita sarà ancora più eccitante e di quanto sarà migliore il cibo che potrà preparare quando finalmente incontrerà il ragazzo che ha inviato quella foto a Mikey. Per ora, però, ha un lavoro, uno scopo e un nuovo capo che imparerà presto ad amare e di cui difenderà l’eredità con la stessa determinazione di chiunque altro in quel posto. E ora capiamo esattamente perché.

Da Rolling Stone US

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