Tutti i segnali intorno a Echo suggerivano l’ennesimo fiasco del Marvel Cinematic Universe negli anni successivi ad Avengers: Endgame. La miniserie, che racconta di un personaggio secondario di Hawkeye del 2021, originariamente doveva uscire nel novembre dello scorso anno, poi è stata rimandata a una finestra di inizio gennaio che raramente è quella in cui le reti o gli streamer mettono i loro show migliori. È il primo rilascio in modalità binge-watching di una serie prodotta dai Marvel Studios, con Disney+ che ha già fatto molto bene nel convincere i fan a tornare settimana dopo settimana per guardare e parlare di molti dei suoi progetti Marvel e Star Wars (*). E le recensioni sono state sottoposte a embargo fino al momento in cui lo show è stato presentato in anteprima: di solito non è un buon segno. (Inoltre ai critici non è stata data l’intera stagione, il che significa che queste parole solo sui primi tre episodi sono state pubblicate nel momento esatto in cui tutti e cinque gli episodi sono ora disponibili per la visione sia su Disney+ che su Hulu.)
(*) La seconda stagione di What If? ha debuttato con una versione ibrida durante le vacanze, con l’uscita di un episodio al giorno. Quindi c’è sicuramente qualche sperimentazione in corso.
La Marvel ha collezionato molti fallimenti di alto profilo negli ultimi due anni. La noiosa miniserie Secret Invasion della scorsa estate è il primo titolo del MCU che – a quanto pare – nemmeno i fan più devoti sono disposti a difendere. The Marvels (un film affascinante, anche se narrativamente disordinato) è stato un flop tale che la Disney ha annunciato a poche settimane dall’uscita che gli Studios avrebbero smesso di riportare i suoi numeri al botteghino. Un tempo il pubblico non solo voleva vedere ogni progetto del MCU, ma sentiva di dover vederli tutti per goderseli appieno. Ma, tra l’esagerato numero di titoli e la mancanza di controllo di qualità dell’era post-Endgame, ora sembrano compitini. La reputazione del marchio è diventata così complicata che Echo viene rilasciata con il nuovo banner “Marvel Spotlight”, pensato per progetti in cui non è necessario sapere molto, se non nulla, sul sistema MCU. Più avanti capiremo se questa etichetta si applica qui, ma è sempre un’arma a doppio taglio, perché suggerisce anche che i progetti Marvel Spotlight non sono una visione essenziale.
Metti tutto insieme e sembra che alla Marvel e alla Disney sperino che Echo vada e venga con il minor preavviso possibile e non diventi oggetto di ulteriori titoli imbarazzanti sullo stato precario dei progetti di supereroi in generale e quelli MCU in particolare.
Quindi è stata una bella sorpresa sedermi a guardare il 60% di Echo che mi era stato assegnato e scoprire che in realtà è piuttosto buono – e uno degli show MCU più forti in assoluto quando si tratta di fare ciò che deve fare.
Il marchio Marvel Spotlight è una scelta strana per la serie by Marion Dayre di Better Call Saul. Echo – alias Maya Lopez (Alaqua Cox), una ragazza non udente e che ha subito l’amputazione di una gamba, con impressionanti abilità nel prendere a calci – è stata introdotta in Hawkeye. Gran parte del primo episodio della miniserie riguarda eventi rappresentati proprio in Hawkeye – alcune scene direttamente riprodotte qui – inclusa la morte del padre gangster di Maya, William (Zahn McClarnon), e il litigio di Maya con Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio), alias Kingpin. C’è anche un cameo di Charlie Cox nei panni di Daredevil, che riprende il suo ruolo sia nella serie Netflix in cui ha recitato insieme a D’Onofrio sia nella sitcom del MCU del 2022 She-Hulk. Quindi non è affatto un titolo autonomo, soprattutto con Cox e D’Onofrio pronti a riunirsi nella prossima Daredevil: Born Again.
Ma, se è ambientato esplicitamente nel MCU e viene utilizzato in parte – come quasi ogni altro progetto MCU (*) – per impostare la storia di qualcun altro, sembra distinto e separato anche in molte altre questione chiave. Echo è Choctaw (appartenente alla popolazione di nativi americani originari del sud degli Stati Uniti d’America – Oklahoma, California, Mississippi, Louisiana, Texas ed Alabama, ndt). Ciascuno dei primi episodi inizia con un prologo ambientato in un’era precedente per la tribù (uno di essi è presentato come un film western muto) e i poteri di Maya, così come sono (**), le permettono di attingere alla forza dei suoi antenati. La maggior parte della serie è ambientata nella città natale rurale di Maya in Oklahoma, e il team creativo ha circondato Cox (un’attrice alle prime armi che se la cava con il suo innato carisma) con una schiera pazzesca di artisti veterani nativi. Devery Jacobs interpreta la cugina separata di Maya, Bonnie, Graham Greene e Tantoo Cardinal sono i suoi nonni, Chaske Spencer di The English è lo zio disonesto Henry, e così via. Come ha dimostrato l’ultima, strepitosa comedy FX Reservation Dogs – che in vari momenti ha impiegato Jacobs, McClarnon, Greene, il regista principale di Echo Sydney Freeland e molti altri attori di Echo – c’è una ricchezza di incredibili talenti indigeni che aspettano solo le giuste opportunità. La miniserie non aspira ad essere “alta”, ma l’ensemble fa sembrare il mondo di Maya davvero vissuto, reale e complesso, il che aggiunge profondità e sfumature a tutte le sequenze di pugni e calci.
(*) Col senno di poi, Moon Knight sarebbe stata una scelta decisamente migliore per lanciare l’idea Marvel Spotlight, perché finora non ha alcun collegamento con altre cose.
(**) Nei fumetti si chiama Echo perché ha la capacità di copiare i movimenti e le azioni di qualsiasi essere non sovrumano. Se la versione MCU fosse rimasta fedele a questo, la protagonista avrebbe potuto combattere bene come Shang-Chi, lanciare frecce come entrambi gli Hawkeye, ecc. Ma Taskmaster (che è apparso per la prima volta in Black Widow e tornerà nell’eventuale film Thunderbolts), ha lo stesso potere, quindi forse è stato deciso che avrebbe creato confusione.
E ciascuno dei primi tre episodi fornisce almeno un pezzo forte in questo senso. Forse come omaggio alla serie Netflix Daredevil, la première non presenta solo Charlie Cox, ma un paio di elaborate sequenze di combattimento presentate come riprese singole estese. Altri episodi mostrano combattimenti impressionanti e acrobazie a bordo di un treno merci in movimento e dentro e intorno a una pista di pattinaggio a tema anni Novanta, e ognuno di essi vende alla grande l’idea di Maya come un esercito formato da una sola donna che può davvero minacciare l’impero di Kingpin. Poiché la sordità è presente nella famiglia di Maya, quasi tutti i personaggi secondari parlano fluentemente il linguaggio dei segni e la capacità di comunicare non verbalmente con i propri cari diventa a volte un’altra arma nel suo arsenale. E si scopre che anche la sua gamba protesica ha molteplici usi quando le cose si fanno violente.
Ora anche le migliori serie del MCU come WandaVision e la prima stagione di Loki sono finite male. Tutti gli show dei Marvel Studios fino ad oggi, incluso questo, sono stati prodotti secondo un modello diverso da come vengono solitamente realizzate le serie. Invece di affidare al creatore la responsabilità di tutto, i titolo del MCU generalmente assumono uno scrittore per scrivere una prima sceneggiatura, poi lasciano che un regista gestisca effettivamente la produzione, spesso introducono nuovi writer, fanno molti reshoot e poi provano a far quadrare tutto in montaggio. Il più delle volte questo approccio non funziona per tutta la stagione. (Con Daredevil: Born Again, la Marvel impiegherà invece uno showrunner tradizionale, accettando finalmente di non poter superare in astuzia un modello di produzione che il resto dell’azienda continua a utilizzare per un motivo.) Quindi la decisione di Disney+ di anticipare solo i primi tre episodi riguarda meno Echo in sé che il tentativo di dare ai critici solo le parti migliori.
Vedremo. Certamente, visto che il management della Disney ha ridotto il numoer dei prodotti MCU, è difficile immaginare che qualcosa di così ridotto e specifico come Echo riceva il via libera oggi. Molto probabilmente la serie non avrà molto successo, tra la stanchezza del pubblico nei confronti dei supereroi, l’anonimato di Maya e la relativa mancanza di star power. Ma anche se le cose vanno terribilmente storte negli ultimi due capitoli, sono felice che i primi tre siano stati realizzati. Qualunque sia stato il processo dietro le quinte, la versione finale si presenta altrettanto concentrata e sicura di sé come spesso lo è il personaggio del titolo.