Chiariamolo subito, per chi non lo sapesse: BH90210 ci fa vedere la reunion dei protagonisti di Beverly Hills che si ritrovano per cercare di mettere in piedi…una reunion di Beverly Hills. Chiaro, no? Gli attori ci sono tutti, ed è un po’ strano vederli recitare se stessi. C’è Jennifer Garth, per esempio, che in alcuni momenti sembra essere quella di sempre, alle prese con le telenovelas tra il suo personaggio e Jason Priestley (aka Brandon Walsh), mentre in altri fa i conti con il processo di invecchiamento e la natura fugace della celebrità.
C’è una scena nel secondo episodio in cui Tori Spelling, che nel reboot segue le orme del padre Aaron diventando produttrice del progetto, promette a tutti i protagonisti che, in cambio della loro partecipazione allo show, avranno tutto quello che desiderano: Ian Zering ottiene un placement per la sua linea di prodotti, e così via. Qualcosa che probabilmente non è molto lontano dalla realtà, visto che la Spelling e la Garth sono state le vere fautrici di questa reunion.
Comunque, nella serie si passa da Tori che cerca di riappropiarsi di uno dei suoi vestiti storici al ricordo di Luke Perry – morto mentre lo show era poco più che un’idea – passando per momenti in cui si scopre che il compagno di uno dei protagonisti è ricattato per aver tradito la consorte.
Se Luke Perry fosse ancora vivo, probabilmente non l’avremmo visto molto nello show. Principalmente perché sarebbe stato impegnato sul set di Riverdale. Detto questo, la sua mancanza si sente molto. Perché quello di Dylan era uno dei personaggi più interessanti, e poi perché nella sua carriera Luke ha avuto un po’ a che fare con tutti gli aspetti che questa serie sta cercando di mettere insieme (diciamo che se hai recitato sia in OZ che nei Simpson, niente ti fa più paura).
Dei tre show che BH90210 cerca di essere contemporaneamente, la parte soap opera è quella che funziona di più. «Life imitates art», dice Tori a Jennie mentre discutono i suoi sentimenti per Brian Austin Green, e si inizia a cancellare la sottile linea tra vita reale e fiction. Gli attori non recitano proprio loro stessi, il che lascia spazio alla fantasia e a nuovi elementi che possono inserirsi nella trama, come tensioni sessuali, problemi di varia natura e, perché no, uno stalker.
Materiale ottimo in cui gli attori sguazzano, decisamente più a loro agio nei ‘drama’ che nei momenti in cui si prova a ridere. C’è da dire inoltre che le storie degli attori e l’evoluzione dei loro rapporti sono sicuramente più interessanti di quello che sarebbe stato un sequel canonico. Come si sarebbe potuta evolvere la vita di Brandon Walsh? Ma soprattutto, a chi sarebbe dovuto interessare?
Ogni reboot e revival cerca di colpire sull’effetto nostalgia e sulla forza di show che sono stati enormi. Alcuni ripropongono la stessa formula, altri invece cambiano angolazione. Proprio come BH90210 che è pensato per i fan storici, ma non è la continuazione di quello che fu. Si rimane sempre nella mediocrità, ma la generazione X è stata abituata a cose ben peggiori.
Insomma, Beverly Hills è così strano che alla fine gli gioca a favore. Nel secondo episodio, per dire, uno dei personaggi storici riappare interpretando, oltre che se stesso, anche il direttore della rete che dovrà trasmettere lo show. Fa così ridere che diventa perfetto e si guadagna la visione di almeno un altro episodio. Insomma, se rimarremo fedeli a BH sarà non tanto per l’effetto nostalgia, ma per vedere come i personaggi si destreggeranno in tutti questi show-dentro-lo-show che rendono tutto più complicato di quella volta in cui Donna si ubriacò al ballo del diploma.