«Quando le persone sentono una musica e ricorda loro una serie, vuol dire che hai vinto». E Rocco Schiavone ha stravinto, anche su questo fronte. In attesa del debutto tv della quarta stagione (questa sera, mercoledì 17 marzo, su Rai 2) abbiamo parlato delle scelte musicali della serie sul vicequestore trasteverino uscito dalla penna di Antonio Manzini con il regista Simone Spada. E c’è pure una sorpresa finale.
«Rocco Schiavone ha una colonna sonora meravigliosa, è moderna ma poetica: abbiamo a disposizione brani di alto livello per creare quelle atmosfere invernali, di montagna, noir… ci sono dei pezzi tipo Mani libere o Senza loden che sono proprio dei must», sottolinea Spada. «È diventata musica di culto, e il merito va a Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro della Bottega del Suono, che hanno fatto e continuano a fare un lavoro pazzesco».
Che anima ha Rocco? «Un po’ blues, ma questa è una sensazione mia, è più rock nelle intenzioni di Marco Giallini e soprattutto in quello che ho trovato quando sono arrivato nella terza stagione: l’impostazione sonora e musicale della serie era stata data da Michele Soavi nella prima stagione. La musica è come il loden: uno poteva scegliere uno spolverino alla Colombo, una giacca, un giubbotto o qualcos’altro… E per la colonna sonora vale lo stesso, nel senso che su una faccia così, un personaggio così, il tipo di brani scelti è stato azzeccatissimo», continua Simone.
«Quando Marco afferma: “Mi sento sempre a casa con Schiavone”, vuol dire che sta dentro a un personaggio che riconosce in tutto, anche nella musica che lo accompagna. Io non sono un intenditore come Giallini, lui suona pure: a volte di notte mi chiama e mi tiene sveglio con la batteria. Ha sempre avuto un’anima rock alternativa».
Ovviamente nessuno sapeva cosa avrebbero tirato fuori i compositori, finché «non sono arrivate quelle musiche un po’ elettroniche, un po’ nordiche, molto particolari, che non stridono mai con il personaggio. E poi il rock, appunto: ci sono dei brani originali che sono perfetti», spiega Spada. «Quest’anno il primo episodio inizia su una spiaggia caraibica, avevo pure pensato di mettere un pezzo di Manu Chao, l’abbiamo provato, ma ci sembrava didascalico rispetto alla situazione. Poi invece abbiamo inserito i tre colpi di chitarra elettrica di una delle tracce. E, anche su quell’immagine di baracca in mezzo alla sabbia bianca, un pezzo di Rocco ci stava benissimo».
Nella quarta stagione ci sono pure scelte inaspettate: «Ci siamo inventati questa specie di Ugo in Love, un brano per Casella innamorato che ha una sonorità alla Ubriaco d’amore di Paul Thomas Anderson con Adam Sandler, un pezzo con gli oboe. Era una parte di commedia che non è nelle corde di Rocco ma, avendo questa linea narrativa, ci siamo divertiti a fare qualcosa di diverso».
Per il resto le sonorità sono quelle classiche, «i pezzi che usiamo sempre di Schiavone a seconda delle atmosfere, che si tratti di Marina o degli amici di Rocco, per cui c’è sempre Re di Roma, che Marco ha pure cantato». Con qualche eccezione: «Nella terza stagione a un certo punto ho voluto usare un pezzo di Paolo Nutini, Iron Sky. Ho fatto un paio di richieste diverse rispetto a quello che era stato creato fino a quel momento e sono state apprezzate anche da Marco. Ed è stato un grande sollievo, perché lui sulla musica mi fa sentire sempre brani rock molto più schiavoneschi. Pure quest’anno sul finale c’è Seventeen di Sharon Van Etten, un pezzo bellissimo che volevo usare da tempo. All’inizio l’ho accennato a Giallini: «Ma che è, sei matto?”. Poi piano piano ha iniziato a dire: “Mazza però, oh”. E quando ha visto il risultato finale – abbiamo girato la sequenza dell’incontro con Marina in studio, un po’ in stile videoclip – ha sentito e risentito il brano ed era proprio contento. Vedere il protagonista, Manzini, il produttore Rosario Rinaldo e la Rai soddisfatti di una scelta inaspettata o comunque nuova per Rocco, ti fa capire che è davvero quella giusta».
In attesa delle nuove avventure, per entrare un po’ nel mood di Schiavone, abbiamo chiesto a Marco Giallini in persona di farci una playlist di Rocco, a partire dalla sigla della serie, Burning seas di Duke Garwood, che fu lui stesso a suggerire. Eccola.
1Burning Seas di Duke Garwood
2Cherry Lips degli Archie Bronson Outfit
3Our Anniversary di Bill Callahan & Bonnie Prince Billy
4Hurt di Johnny Cash
5The Drug degli Warrior Soul