La scena “scandalosa” di ‘The White Lotus 3’ ha messo fine al dibattito sul queerbaiting? | Rolling Stone Italia
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La scena “scandalosa” di ‘The White Lotus 3’ ha messo fine al dibattito sul queerbaiting?

Solo pochi anni fa, una scena di sesso gay tra uomini etero si sarebbe guadagnata una serie di critiche online. Ma oggi, complici anche film come ‘Challengers’ ed ‘Estranei’, il discorso si è evoluto. Ecco come

La scena “scandalosa” di ‘The White Lotus 3’ ha messo fine al dibattito sul queerbaiting?

Sam Nivola e Patrick Schwarzenegger in ‘The White Lotus 3’

Foto: Fabio Lovino/HBO

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sul sesto episodio della terza stagione di The White Lotus.

È iniziato fin dal primo episodio. “Amico, i lunghi viaggi in aereo mi fanno arrapare tantissimo”, dichiara Saxon Ratliff (Patrick Schwarzenegger), di punto in bianco, nella prima puntata della terza stagione di The White Lotus. “È come avere un sacco di donne sexy, lontano da casa, senza nessuno a cui rendere conto, agendo in modo anonimo”, continua, mentre si aggiusta sottilmente il pacco piazzandosi su una sedia a sdraio vicino alla piscina di un sontuoso resort in Thailandia. Saxon sta parlando con suo fratello minore, Lochlan (Sam Nivola). All’apparenza, i due sono molto diversi: Lochlan è un ragazzo timido e magro all’ultimo anno di liceo, che sembra felice di passare inosservato; Saxon è l’archetipo del membro della confraternita trasformato in squaletto della finanza, che si nutre di frullati di proteine e recita frasi rubate ai podcast della manosfera. È il tipo di ragazzo WASP che sembra aver avuto tutto in mano e che pretende attenzione ovunque vada.

Più avanti nel primo episodio, la conversazione tra i fratelli si sposta sulla masturbazione. “La vera domanda è: come cazzo faccio a masturbarmi con te qui dentro tutta la settimana?”, chiede Saxon, prima di annunciare che sta andando in bagno per farlo. Lochlan non risponde, ma sembra incuriosito e cerca di intravedere il corpo nudo del fratello attraverso la porta. Questo momento ha convinto i fan della serie che, dopo aver solo giocato nella stagione precedente con una storia incestuosa tra l’impertinente ragazzo dell’Essex Jack (Leo Woodall) e suo “zio” (Tom Hollander), lo showrunner Mike White avesse deciso questa volta di andare fino in fondo.

Nella terza stagione, Saxon e Lochlan si definiscono entrambi etero, soprattutto il maschio alfa Saxon, che è in missione per far scopare il fratellino durante il viaggio. Fa a Lochlan una serie di bizzarri discorsi di incoraggiamento, dicendogli che le donne che incontrano sono “assetate di un po’ di sperma giovane” e che “la gente vuole essere usata”. I fan si sono fissati con il sottotesto sessuale tra i due e, nell’episodio 6, sono stati ripagati quando è stato rivelato che i due fratelli sono finiti a letto insieme in preda a un’euforia da droga.

Sul mio feed, i fan si sono gasati all’idea di una relazione tra i due fratelli. L’eccitazione su Internet non è insolita, naturalmente, ma è stata sorprendente la totale assenza di accuse di queerbaiting, un termine che descrive la pratica di simulare o prendere in giro la queerness nell’arte per ottenere un guadagno commerciale. Nell’ultimo decennio, la reazione alla rappresentazione delle persone lgbtq+ è stata definita dalla diffidenza, soprattutto nei confronti di artisti che hanno accennato alla queerness nel loro lavoro, ma che hanno fatto di tutto per evitare di definirsi pubblicamente in questo modo. Il pubblico ha ragione a chiedere una maggiore e migliore rappresentazione delle persone queer, ma il discorso intorno a questo particolare argomento è stato spesso intransigente e, a volte, molto severo. Il consenso unanime della bizzarra dinamica dei fratelli Ratliff suggerisce che il pubblico è pronto a essere più flessibile?

Fin dalla sua prima stagione, The White Lotus è stata una delle serie più apprezzate del panorama televisivo, anche per gli standard della HBO sempre capace di catturare lo Zeitgeist. La scorsa settimana, Schwarzenegger ha condiviso con approvazione un meme su X, un fermo immagine di Saxon e Lochlan al Full Moon Party con la didascalia: “Chiamami con il nostro stesso cognome”.

Le somiglianze con Chiamami col tuo nome, il film romantico di Luca Guadagnino del 2017 tratto dal romanzo di André Aciman, sono evidenti, soprattutto perché Schwarzenegger e Nivola, nella loro fisicità, assomigliano molto ai protagonisti del film, Armie Hammer e Timothée Chalamet. Alla sua uscita, Call Me by Your Name è stato assalito dalle accuse di queerbaiting e queer erasure. Le critiche principali sono state due: in primo luogo, entrambi gli attori erano, almeno pubblicamente, etero; in secondo luogo, c’era una notevole mancanza di sesso gay nel film. Si vedeva il giovane Elio (Chalamet) fare sesso con una donna, poi annusare la biancheria intima indossata dall’oggetto del suo desiderio, Oliver (Hammer), prima di masturbarsi, come è noto, usando una pesca. Guadagnino ha scelto di eliminare la scena cruciale del libro, in cui Oliver trova la pesca e affonda avidamente i denti in essa. Il regista ha poi dichiarato a The Hollywood Reporter di aver omesso le scene di sesso più esplicite per “creare [una] potente universalità” nel suo film: “Non volevo che il pubblico sentisse alcuna differenza o discriminazione nei confronti di questi personaggi”. Questo ha fatto arrabbiare i fan e certi critici come Richard Brody del New Yorker, che ha respinto “l’intimità vuota e asettica” del film.

Nonostante l’accesso dibattito intorno a CMBYN, solo nel 2022, in un’intervista con i-D Magazine, Guadagnino è stato introdotto per la prima volta al termine: “Cos’hai detto, queerbaiting? Che cos’è?”, ha risposto. Da allora ha continuato a dare vita a storie queer con attori che – di nuovo, pubblicamente – sono noti per essere etero, da ultimi Daniel Craig e Drew Starkey in Queer. Ma anche Challengers – il sexy film sempre di Guadagnino sul tennis del 2024, che pulsava di omoerotismo mai messo in atto – è sfuggito alle critiche che hanno perseguitato Chiamami col tuo nome. Perché?

Timothée Chalamet e Armie Hammer in ‘Chiamami col tuo nome’ di Luca Guadagnino. Foto: Warner Bros.

Il fattore più evidente è un cambiamento di atteggiamento. Il queerbaiting non è solo un’accusa rivolta a film e serie. Nel 2018, la cantante Rita Ora è stata accusata proprio dello stesso “reato” quando ha pubblicato un nuovo singolo, Girls. Il testo della canzone – che vede la partecipazione di Cardi B, Bebe Rexha e Charli XCX – alludeva all’ubriacarsi e al baciare ragazze, con Ora che cantava: “Sono 50/50 e non lo nasconderò mai”. La canzone, che non è dissimile dal punto di vista del testo dalla hit di Katy Perry I Kissed a Girl, ha ricevuto intense critiche online. La cantante Hayley Kiyoko ha scritto su Twitter che Girls ha fatto “più male che bene” alla comunità lgbtq+. “Una canzone come questa non fa altro che alimentare lo sguardo maschile, mettendo in secondo piano l’idea che le donne possano amare le donne…”. “Non ho bisogno di bere vino per baciare le ragazze: ho amato le donne per tutta la vita”, ha scritto, aggiungendo che la canzone “sminuisce e indebolisce i sentimenti puri di un’intera comunità”. Quando Ora si è poi scusata e ha chiarito di aver avuto rapporti sessuali con donne, si è avuta l’impressione che la cosa fosse stata ingigantita a dismisura.

Qualcosa di simile è accaduto a Jameela Jamil nel 2020, quando ha accettato di condurre Legendary, una serie di Netflix sulle ballroom, una sottocultura lgbtq+, nera e latina emersa negli anni Sessanta e Settanta a New York. Dopo le reazioni dei fan che credevano che Jamil fosse etero, lei stessa ha fatto coming out come queer, dicendo che “non è facile essere accettati all’interno della comunità sud-asiatica” e che nessuno nella sua famiglia era “apertamente out”. Anche in questo caso, col senno di poi, la reazione è sembrata fin troppo severa.

Negli serie tv e nei film, le accuse di queerbaiting sono difficili da districare dal dibattito apparentemente infinito su “solo attori gay per ruoli gay”. La queerness presa in giro o minimizzata è una cosa, ma l’accoglienza del pubblico lgbtq+ è stata peggiore quando gli attori al centro di una storia queer non erano nemmeno (apertamente) queer. È quello che è successo, ad esempio, con il biopic del 2019 su Freddie Mercury, Bohemian Rhapsody, interpretato da Rami Malek. I sostenitori della mozione “solo attori gay devono interpretare personaggi gay” dicono che c’è una mancanza di ruoli per gli attori lgbtq+ e che troppe di queste limitate opportunità vanno ad attori etero. Un interprete apertamente gay non ha mai vinto l’Oscar come miglior attore, per esempio, ma molti attori etero hanno vinto per aver interpretato ruoli gay, da Sean Penn a Tom Hanks. Altri sostengono che un requisito così rigido priverebbe il pubblico della possibilità di vedere attori come Jonathan Bailey interpretare dei rubacuori etero, come spesso fa, o che intralcia il principio più basilare della recitazione, ovvero la rappresentazione di qualcuno che è diverso da te.

Nel 2022, sembrava che questo discorso avesse raggiunto un punto di risoluzione quando Kit Connor, protagonista del teen drama di Netflix Heartstopper, ha fatto arrabbiare qualcuno nel dichiararsi bisessuale dopo le pressioni dei fan, alcuni dei quali lo hanno accusato di dare risposte volutamente vaghe sulla sua sessualità nelle interviste. “Sono bisessuale. Congratulazioni per aver costretto un 18enne a fare coming out. Credo che alcuni di voi non abbiano capito il senso della serie. Ciao”, ha scritto. Sebbene sia ragionevole suggerire che le persone intorno a Connor avrebbero dovuto prepararlo meglio alle speculazioni che sarebbero arrivate con la partecipazione a una delle storie d’amore queer più seguite della Tv, la maggior parte delle persone ha capito che non è giusto aspettarsi che gli attori – soprattutto adolescenti – facciano coming out pubblicamente per soddisfare le nostre aspettative.

L’anno scorso ho partecipato a un Q&A con Andrew Haigh, regista e sceneggiatore di Estranei, il film fantasy romantico britannico interpretato da Andrew Scott e Paul Mescal. Alla domanda su “solo attori gay per ruoli gay”, Haigh ha risposto con una frase che ho trovato molto interessante. Sto parafrasando, ma in pratica ha detto che a volte è importante, a volte no. Per il suo film aveva bisogno di un attore gay – Scott, in questo caso – per interpretare il personaggio basato su di lui, perché questo richiedeva un’adesione tra loro due, ha detto. Ma per il personaggio di Mescal questo non era così importante.

Sembra che un cambiamento simile stia avvenendo con il queerbaiting, dove la rigidità di prima viene oggi spesso eliminata dal discorso. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che le storie queer – da chiunque siano ritratte – stanno diventando più complesse e ricche di sfumature. In Queer, il film di Guadagnino con Daniel Craig e Drew Starkey nei panni di due amanti nel Messico degli anni Cinquanta, vediamo i personaggi fare molto sesso. Il film è tutt’altro che moralista, ma ruota anche intorno alla questione se il giovane Allerton (Starkey), un bellissimo ragazzo di cui Lee (Craig) è infatuato, sia davvero queer. È piuttosto difficile accusare di queerbaiting un film che ha come tema centrale il significato dell’essere queer.

E che dire di Challengers? In superficie, il film sul tennis con Josh O’Connor e Mike Faist urla praticamente queerbaiting. Come gli attori che li interpretano, Patrick (O’Connor) e Art (Faist) sono apparentemente etero, nonostante l’evidente omoerotismo che li lega mentre si sfidano sul campo, fanno insieme sudate gite in sauna e condividono seducentemente un churro. Nonostante ciò, il fandom del film non è sembrato preoccupato.

A differenza del duo di The White Lotus, Patrick e Art non sono parenti di sangue, ma potrebbero esserlo. In un’intervista dell’anno scorso, lo sceneggiatore di Challengers Justin Kuritzkes mi ha detto che li vede come “fratelli” e “orfani”, trascurati dai genitori e cresciuti in un’accademia di tennis. All’inizio del film, Patrick condivide il tenero aneddoto di quando, da adolescente, ha insegnato ad Art a masturbarsi quando vivevano insieme. “Hanno affrontato tutto insieme e hanno condiviso molta dell’intimità che si condivide con qualcuno con cui si è cresciuti”, dice Kuritzkes. “E che lo riconosciamo o meno, in ogni amicizia, e soprattutto in ogni amicizia maschile tra due ragazzi che sono letteralmente cresciuti insieme fin dalla pubertà, c’è un tacito sottotesto di erotismo e repressione”.

Mike Faist, Zendaya e Josh O'Connor in 'Challengers' di Luca Guadagnino

Mike Faist, Zendaya e Josh O’Connor in ‘Challengers’ di Luca Guadagnino. Foto: Warner Bros.

Qualcosa di simile accade anche ai fratelli Ratliff, i cui genitori sono entrambi alle prese con i loro problemi: un’indagine dell’FBI, la dipendenza da pillole e la figlia Piper che vuole trasferirsi in Thailandia per entrare in un monastero. In questo vuoto, Saxon sembra essersi assunto il compito di insegnare a Lochlan come essere un uomo, il che, nella sua mente, implica muscoli grossi, frullati di proteine e tanto sesso con le donne (o come dice lui: “Soldi, libertà, rispetto e figa”). E non siamo mai sicuri fino a che punto la loro relazione sia sessuale per Lochlan. Anche nel sesto episodio, quando finisce a letto con Chloe – una bellissima modella franco-canadese con cui hanno fatto amicizia nel resort – è mosso da un desiderio autentico? O vuole solo impressionare il fratello maggiore? Saxon scopre ben presto che, mentre erano entrambi sotto l’effetto della droga, il fratellino gli ha fatto una sega. Ora che il “sottotesto non detto” dell’omoerotismo nel loro rapporto è stato messo in luce, la sua performance di ipermascolinità inizia a svelarsi.

Insomma, qualcuno potrebbe sostenere che il queerbaiting ha smesso di essere un argomento così caldo online perché la comunità lgbtq+ ha problemi più grandi di cui occuparsi adesso, ma non ne sono del tutto convinto. Trump potrebbe mandarci in un gulag e io continuerei a passare i miei ultimi momenti a discutere online con la Generazione Z su relazioni problematiche legate alla differenza di età. No, credo che sia semplicemente che le storie queer che vediamo sullo schermo, siano esse esplicite o meno, sono più sfumate e interessanti.

E anche che siamo diventati spettatori migliori. Nel complesso, credo che il pubblico lgbtq+ si stia gradualmente avvicinando alle rappresentazioni queer con meno sospetto. Così, quando qualcuno come Joel Kim Booster appare nel dramma finanziario Industry della HBO e tira fuori il suo uccello in una sauna – in una scena bollente con Rob Spearing (Harry Lawtey), in cui c’era un’inaspettata tensione sessuale tra i due –, il pubblico sembra essere diventato migliore. Il nostro primo istinto non è più quello di pensare a tutto ciò che mancava, o di cercare un sottotesto offensivo, ma di accettare che quella scena era, semplicemente, piuttosto sexy.

Quando si tratta dei fratelli Ratliff, il fatto che uno di loro sia queer è molto meno importante rispetto al fatto che sono fratelli. È piuttosto difficile fare la voce grossa sul tema “solo attori gay per ruoli gay” quando ci si trova di fronte a un incesto. A questo proposito, è utile considerare la parola queer nei termini in cui viene spesso definita nel mondo accademico: non solo come identificatore o termine “ombrello”, ma come forza in continua evoluzione che mette in discussione le norme e le convenzioni tradizionali. L’idea che ci sia un potenziale di eccitazione e di sviluppo del personaggio in quella zona grigia – dove il “sottotesto non detto” dell’omoerotismo incontra l’amicizia, o addirittura la fratellanza – si sente più legata a quella definizione.

Mentre Saxon e Lochlan cercano di decifrare ciò che è successo tra loro, a noi viene chiesto di pensare al motivo per cui ci eccita (o ci ripugna). Siamo costretti a confrontarci con i nostri complicati desideri e tabù, cosa che non si può fare guardando tutto in bianco e nero.

Da Rolling Stone US