In quasi 30 anni di serie, da Spin City a Scrubs – Medici ai primi ferri e Bad Monkey, Bill Lawrence è stato uno degli showrunner di sitcom più affidabili della tv. Ha un grande occhio per il talento davanti e dietro la macchina da presa, un acuto senso dell’umorismo e una sensibilità innata su come creare un’atmosfera calda in cui gli spettatori desiderino trascorrere del tempo settimana dopo settimana, stagione dopo stagione. E sa davvero come si corregge il tiro in corso d’opera.
Alcuni show di Lawrence, come Scrubs e Ted Lasso, avevano già un’identità vincente da subito. Altri invece sono iniziati con una premessa di alto livello che non era sostenibile o era – semplicemente – una pessima idea. All’inizio Spin City era una commedia romantica in cui il vicesindaco di Michael J. Fox usciva di nascosto con la giornalista interpretata da Carla Gugino; Gugino se n’è andata nel giro di una dozzina di episodi e la serie si è trasformata in una commedia su Fox e i suoi colleghi bellocci dell’ufficio. Cougar Town è nata come uno show su Courteney Cox che se la faceva con ragazzi molto più giovani; al pubblico questo non è piaciuto, quindi nel giro di una mezza dozzina di episodi, è diventata una commedia su Cox e i suoi vicini di casa bellocci. È la mossa di Lawrence quando le cose non vanno bene e, il più delle volte, funziona (*).
(*) Il trucchetto però non è infallibile: a metà anni 2000 Undateable è iniziata come la storia di un dongiovanni che insegna a un nerd come parlare con le donne e (di nuovo) si è trasformata molto rapidamente in una commedia sugli amici bellocci del bar. Lo show è migliorato, ma è stato comunque cancellato dopo tre stagioni e non ha attirato molta attenzione anche quando alla fine hanno iniziato a girare gli episodi con il pubblico dal vivo.
Quindi tra gli sviluppi televisivi meno scioccanti dello scorso anno c’è stato il modo in cui Shrinking – la commedia di Apple TV+ creata da Lawrence insieme a Jason Segel e a Brett Goldstein di Ted Lasso – è iniziata con un episodio in anteprima poco incoraggiante e una premessa ingombrante, prima (ditelo con me) di trasformarsi rapidamente in una commedia su Segel e i suoi amici bellocci a casa e in ufficio. Ne è seguito un inizio di stagione accattivante, dolce e spesso molto divertente, sostenuto dal temperamento di Lawrence che, nel dubbio, lasciava che tutto scorresse e che i personaggi divertenti si divertissero insieme. Quello che sorprende, però, è che la stagione si è conclusa in un modo che suggeriva che Lawrence, Segel e Goldstein non fossero entusiasti della svolta e volessero tornare alla loro idea originale.
Per chi non avesse ancora visto la serie (o l’ha semplicemente dimenticata nei 18 mesi trascorsi dall’ultimo episodio), Segel interpreta Jimmy Laird, un terapista la cui vita è andata in pezzi in seguito alla morte della moglie per colpa di un guidatore ubriaco. Quando lo incontriamo, Jimmy passa le notti con prostitute a drogarsi, lavora ormai meccanicamente nello studio che condivide con il suo mentore Paul (Harrison Ford) e la sua amica Gaby (Jessica Williams), e ha praticamente affidato la figlia Alice (Lukita Maxwell), altrettanto provata dal lutto, alle cure della vicina di casa Liz (Christa Miller, moglie di Lawrence e già nel cast di Scrubs e Cougar Town). Riesce a uscire dalla sua spirale di autodistruzione curando Sean (Luke Tennie), un veterano dell’Afghanistan con problemi di rabbia indotti da disturbo da stress post-traumatico, e decidendo di abbandonare il suo solito approccio distaccato in favore di uno stile terapeutico più pratico, quasi da vigilante, in cui trascorre il tempo con Sean e altri pazienti fuori dall’ufficio e invita persino Sean a trasferirsi nella sua casetta in piscina (*). Jimmy inizia a sentirsi meglio con se stesso e riesce davvero ad aiutare Sean, ma si scontra anche con la legge, viene picchiato di fronte ad Alice e ai suoi compagni di classe e ispira innumerevoli lezioni da parte del celebre terapista e scrittore Paul sul perché la tradizionale divisione tra terapeuta e paziente esista per una ragione.
(*) Sean a parte, questa è in gran parte una serie sui ricchi che possono facilmente spendere soldi per quasi tutti i problemi non medici o emotivi – e, a volte, anche per quelli.
La prima stagione di Shrinking non ha mai abbandonato del tutto la sua idea di base, nel modo in cui Spin City aveva fatto sparire Carla Gugino o Cougar Town aveva smesso di raccontare storie su Cox che era una cougar. Ma, nel giro di pochi episodi, ha tirato indietro su questi aspetti e invece ha enfatizzato il mettere i personaggi in scene in cui potevano scherzare tra loro, preparare e mettere a segno varie gag, in modo da essere divertenti sia per il pubblico che fra di loro. Se le ex nemiche Gaby e Liz diventano improvvisamente migliori amiche, allora così sia, perché Williams e Miller sono così brave insieme. Se il migliore amico di Jimmy, Brian (Michael Urie), è tornato nel gruppo dopo le scuse da parte di Jimmy, allora meglio così, vista anche l’energia che Urie porta nelle scene in cui Brian è sullo schermo con personaggi che altrimenti non avrebbero avuto una reale motivo per interagire con lui. Harrison Ford, nel suo primo ruolo prevalentemente comico da decenni – anche se con più di un po’ di pathos, dal momento che Paul ha a che fare con le prime fasi del Parkinson – è una meraviglia con chiunque lo si piazzi in scena.
Nel finale della prima stagione, quasi tutto sembrava filare liscio sia per Shrinking che per la vita dei suoi personaggi principali. Liz e suo marito Derek (Ted McGinley) hanno acquistato un food truck in cui possono lavorare Sean e Liz. (Ancora una volta in Shrinking essere ricchi è un superpotere di cui nessuno parla veramente.) Jimmy ha in gran parte sistemato i suoi rapporti con Alice e con Paul, e lui e Gaby, recentemente divorziata, hanno iniziato a stare insieme in un rapporto che sembrava promettente per entrambi. Al matrimonio di Brian, Jimmy ha tenuto un discorso riassumendo il suo difficile percorso, nonché il tema chiave della serie sull’importanza di rimanere in contatto con le persone della tua vita, in modo da poter celebrare insieme i bei momenti e sostenersi a vicenda in quelli brutti – e Paul si è persino congratulato con lui per aver messo da parte il comportamento professionalmente pericoloso di quei primi episodi. Tutto andava per il meglio…
… fino a che la stagione non si è conclusa con la paziente di Paul, Grace (Heidi Gardner), che ha spinto il marito emotivamente violento giù da un dirupo, prendendo troppo alla lettera un altro consiglio non convenzionale di Jimmy. All’improvviso sembrava che Shrinking stesse per riportare Jimmy e lo show in luoghi che entrambi si erano saggiamente lasciati alle spalle. Con il protagonista che aveva inavvertitamente contribuito a quella che è come minimo un’aggressione – e forse molto di più – la nuova stagione non avrebbe creato ulteriori problemi legali, non avrebbe reso Paul ancora più arrabbiato con lui, lasciando Jimmy tormentato dal senso di colpa e infelice ancora una volta? Perché, dopo che Lawrence, Segel e Goldstein avevano così abilmente messo in atto la manovra di Cougar Town, avrebbero rischiato di tornare a quell’idea tanto oscura?
Per fortuna la seconda stagione dimostra che quelle paure sono infondate. (almeno nei primi 11 dei 12 episodi. Forse Jimmy fa una follia e rapina una banca nel finale?) Senza spoilerare la storyline di Grace, i nuovi episodi riconoscono cosa è successo senza sovraccaricare il nostro eroe o i suoi amici con le azioni di lei, per poi passare ad altro il più rapidamente possibile. E c’è così tanto da fare nel corso della stagione con tutti gli altri – oltre allo stesso Goldstein, forte di un ruolo ricorrente come personaggio di cui non posso dire molto – che anche nei primi episodi, più incentrati su Grace, non sembra mai che lo show abbia avuto questa svolta un po’ stridente.
Quindi Shrinking sembra ancora fedele a se stessa: una commedia dal cuore grande che è impenitentemente disordinata, in termini di storia e tono (*), e che può ancora trasformare in un attimo il cazzeggio in dolore. Jimmy a volte è un buffone – visto che non sarebbe un progetto scritto da Jason Segel senza battute sul suo pene, qui vediamo Jimmy che prova una voce da Andre the Giant –, in altri momenti intelligente e in altri ancora tragico. Ma tutto corre insieme. E ggli altri viene dato un range simile. Ford si sta divertendo moltissimo a fare e dire il tipo di cose che non ha mai avuto occasione di sperimentare prima. In un episodio, un personaggio crea un TikTok con un’orecchiabile canzone rap originale chiamata Cheater Bitch, e alla fine Paul fa una versione parlata del testo. Ma la scena che racconta la paura di Paul di non avere abbastanza tempo da trascorrere con i suoi cari è incredibilmente toccante. Jessica Williams è in qualche modo ancora meglio utilizzata rispetto alla prima stagione, su entrambe le estremità di toni. Anche McGinley riesce a toccare alcune note serie ed efficaci nei panni del sovrumano ottimista Derek.
(*) Il fatto che sia una stagione di 12 episodi, anziché sei o otto, aiuta parecchio. La maggior parte delle serie moderne trarrebbe beneficio da stagioni più lunghe, ma le commedie rilassate come questa in particolare hanno davvero bisogno di spazio per allungarsi. Alcuni personaggi hanno più sottotrame nel corso della stagione, invece di essere legati a un’idea soltanto.
Quell’improbabile amicizia tra Gaby e Liz è diventata in molti modi la componente determinante di Shrinking, perché dà la licenza al team creativo di far sì che ogni personaggio voglia in modo convincente godersi la compagnia degli altri e prendersi cura di loro. Anche l’uomo misterioso interpretato da Goldstein, che ha buone ragioni per osservare dall’esterno il gruppo, instaura delle relazioni che emozionano. (È una delle tante guest star riconoscibili e ben delineate. Alcune – come l’ex co-protagonista di Segel in How I Met Your Mother Cobie Smulders e l’ex di Cougar Town Josh Hopkins – mettono in scena delle reunion divertenti; altri, come Kelly Bishop e Damon Wayans Jr., sono new entry molto gradite).
Fortunatamente, tra la prima e la seconda stagione, Lawrence e gli altri non hanno analizzato troppo ciò che fa funzionare Shrinking.