13
Una serie sulla ginnastica artistica? Non solo. Nonostante il tema sia caldissimo anche nelle cronache vere, Ludovica Rampoldi, Ilaria Bernardini e Chiara Barzini firmano un thriller nerissimo e tesissimo che vale come storia di formazione tout-court. Le giovani protagoniste (tutte bravissime) scoprono durante i campionati sportivi al centro di questo giallo che c’è una linea d’ombra da superare, per diventare grandi. E che a volte il prezzo richiesto è molto alto. Gran regia (di Cosima Spender e Valerio Bonelli), ottimi comprimari (su tutti Antonia Truppo) e ritmo implacabile fino alla fine. Darkissima anch’essa.
12
La saga in protolatino spin-off del Primo re, con la grandeur dei kolossal americani ma l’anima italianissima, è tornata per portarci ancora una volta alle origini. Tra fango, fuoco, ritualità bestiale e morti spietate, sempre più Game of Thrones, ma anche sempre più “nostro”. Viscerale come la sua narrazione, che ci costringe a interrogarci sul conflitto primordiale: quello tra destino e libero arbitrio. Potentissima come il suo cast: ancora una volta Andrea Arcangeli, Francesco Di Napoli, Marianna Fontana, Vanessa Scalera. E una super new entry: Valentina Bellè alias Ersilia, a capo delle sacerdotesse sabine. Sappiamo tutti com’è andata a finire. Spoiler: benissimo per la serialità made in Italy.
11
La prima serie scripted original italiana di Amazon Studios è un coming of age malavitoso Eighties (e super pop) che omaggia il crime grottesco à la fratelli Coen e l’estetica al neon di Nicolas Winding Refn. Nulla di inedito, ma nelle tante ispirazioni Bang Bang Baby trova un’identità tutta sua, grazie anche alla strepitosa protagonista, l’esordiente Arianna Becheroni, nei panni di Alice, la ragazzina che scopre che il padre (Adriano Giannini) è un ‘ndranghetista calabrese in quel di Milano. A livello di numeri non è andata come sperato, peccato. Menzione speciale per Dora Romano nei panni della spietata nonna capocosca.
10
Una “pazza gioia” a misura della Generazione Z, tratta dal romanzo autobiografico (Premio Strega Giovani) di Daniele Mencarelli. Francesco Bruni si imbarca su questa meravigliosa “nave dei pazzi” con un cast azzeccatissimo (uno per tutti: Andrea Pennacchi) e affida alla sensibilità sopraffina di Federico Cesari, nei panni del protagonista ricoverato in TSO dopo un episodio psicotico, il cuore di questa dramedy. Che fa malissimo e benissimo insieme. A volte senza soluzione di continuità.
9
Sull’onda dei veri “romanzi criminali” che oggi funzionano tanto (da SanPa – Luci e tenebre a San Patrignano a Wanna), questa è la chicca “made in Sky” di cui in pochi si sono accorti, ma che finisce per essere uno dei prodotti nostrani più interessanti del mucchio. Da Vallanzasca in giù, tutti (o quasi) i banditi della Milano calibro 9 anni ’70 e ’80 sono intervistati in quello che è, prima di tutto, il resoconto politico e sociale di una generazione e di un luogo. Cioè il capoluogo lombardo, forse mai raccontato così a fondo, nelle sue contraddizioni “da bere”. Da recuperare.
8
L’amica geniale ha fatto due miracoli: ha dimostrato al mondo che siamo capaci di raccontare serialmente e benissimo molto altro oltre a Gomorra e ha convinto il pubblico generalista a sintonizzarsi su Rai 1 per vedere un titolo d’autore. La terza stagione, nonostante la presenza dietro le quinte di Saverio Costanzo, è diretta da Daniele Luchetti. Certo, sotto c’è sempre il fenomeno Elena Ferrante, ma l’adattamento di Storia di chi fugge e di chi resta incanta. E il merito va anche a Margherita Mazzucco e Gaia Girace, rispettivamente Lenù e Lila, ancora una volta – l’ultima – splendide. Non siamo pronti a salutarle, ma ci tocca.
7
Indie e mainstream, sacra e profanissima, tragica e comica. Christian riesce a essere insieme tutto questo. Una produzione nuova per davvero, che gioca coi generi (il crime, l’action, il gangster, persino il mélo) e punta dritto a inventarne uno nuovo, tra l’epica della borgata e il respiro di un racconto universale. La serie Sky Original ha anche un altro grande pregio: quello di aver trasformato Edoardo Pesce (già David di Donatello come non protagonista per Dogman di Matteo Garrone) da supporting a (anti)eroe del titolo. Finalmente.
6
La quinta stagione di SKAM Italia è anche la prima originale italiana senza il modello norvegese. E continua senza se e senza ma la sua rivoluzione non solo del teen drama, ma della seralità italiana tutta, affrontando lo stigma degli stigmi, e cioè le dimensioni del pene in una società in cui “quanto ce l’hai lungo” pare essere tuttora un metro (pardon) di misura (ri-pardon) tristemente irrinunciabile. Bravi tutti (da Ludovico Bessegato e Alice Urciolo a tutto il “solito” cast di facce bellissime, capitanato da un ottimo Francesco Centorame). Ora uscite subito la sesta e nessuno si farà male.
5
Dopo Muccino e Özpetek, anche Marco Bellocchio “rifà” sé stesso e torna sul luogo del delitto. O meglio, del sequestro. Il caso Moro già magistralmente affrontato vent’anni fa in Buongiorno, notte diventa ora una serie che, in stile Rashomon, moltiplica i punti di vista: dai compagni di DC (gigantesco il Cossiga di Fausto Russo Alesi) alla moglie (Margherita Buy), fino a Papa Paolo VI (Toni Servillo); e senza ovviamente dimenticare i brigatisti. Per paradosso (e scelta di sceneggiatura intelligentissima), quello che resta più assente è il comunque presentissimo Aldo Moro (eccezionale Fabrizio Gifuni). Tra storia e solite impennate oniriche, Bellocchio a 83 anni si riconferma il più giovane dei nostri autori. Chapeau.
4
Il debutto alla regia del produttore per eccellenza, Domenico Procacci, che è anche un super appassionato di tennis. Un documentario che è un film ma anche una serie (o viceversa) sulla nazionale italiana che giocò (e vinse, unica volta nella storia) la finale di Coppa Davis nel ’76 contro il Cile di Pinochet. Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci, Adriano Panatta, Tonino Zugarelli, più il capitano Nicola Pietrangeli, protagonisti pazzeschi di un’impresa sportiva che diventa anche esplorazione di un contesto storico-politico, senza però mai perdere il passo scatenato delle sue star, irresistibili come se fossero personaggi di una commedia all’italiana.
3
Ludovico Bessegato & Co. hanno sfondato il celeberrimo soffitto di cui si parla in SKAM: acquisito il metodo “norvegese”, si sono spogliati delle regole per evolvere narrativamente e portare tutto su un altro livello di produzione. Prisma è una serie originale e fluida in ogni suo aspetto: porta orgogliosamente l’etichetta queer, ma – proprio come il titolo stesso testimonia l’impossibilità di dare una definizione della Gen Z – non si può ridurre a un solo tema: è un romanzo di formazione che racconta (meravigliosamente) le sfumature e le fragilità degli adolescenti. Starring volti perfetti (dall’esordiente Mattia Carrano al già veterano Lorenzo Zurzolo) che non vediamo l’ora di rivedere. Perché succederà, vero?
2
Dopo 12 (infiniti) anni, la troupe più scalcinata della tv è finalmente tornata. E con la quarta stagione Boris è ancora dajefortissimamente Boris: anzi, ora che Renè e soci se la devono vedere con “la piattaforma”, è più Boris che mai. La dinamica è quella dei “boomer della generalista” vs concetti come internazionalità, algoritmo, inclusione, codice comportamentale. E il risultato è ancora una volta la miglior satira possibile sull’entertainment di casa nostra, tra tormentoni vecchi (aggiornati alla perfezione) e nuovi (citiamo “non lo famo ma lo dimo” per tutti). Ma ora famo Boris 5, dai dai dai!
1
È arrivata così, de botto, due settimane prima di chiudere questa classifica: una mafia-serie che non è uguale a nient’altro. Perché se è vero che non s’inventa più niente, è anche vero che The Bad Guy capovolge, sovverte tutto. Prende i generi (dal crime alla commedia nera) e li piega alla sua coolness, alla sua autodeterminazione totale, al suo spasso consapevole. Da parodia delle varie fiction generaliste sull’argomento a prodotto unico e irripetibile presso se stesso. Con un Luigi Lo Cascio (nei panni del magistrato siciliano scambiato per cattivo, che cattivo decide di diventarlo per davvero) e una Claudia Pandolfi (la di lui fidanzata e avvocato) mai visti così fighi e liberi. Applausi anche al musicarello acquatico starring Colapesce e Dimartino.