Rolling Stone Italia

L’episodio speciale di ‘Euphoria’ è un po’ il ‘Blue Christmas’ di tutti noi quest’anno

In attesa della seconda stagione, Rue/Zendaya e il suo sponsor filosofeggiano , distanziati , su senso della vita (e dipendenza) dopo un momento terribile. Pure il titolo pare un augurio: 'Trouble Don't Last Always'. Eh, speriamo

Foto: HBO/Sky

Filosofeggiare fatti e assorti. In una tavola calda quasi deserta. Distanziati. La vigilia di Natale. In un’immagine: I nottambuli di Edward Hopper (che probabilmente non erano high, ma chissà). E potrei finirla qui, perché la trama di Trouble Don’t Last Always, episodio speciale di Euphoria (il primo di due nati per fare da ponte tra la stagione 1 e 2, di cui la lavorazione è andata lunga a causa della pandemia) è così essenzialmente scarna da stare in nemmeno una riga, o in quel pezzo di Realismo americano di uno che la solitudine esistenziale la sapeva dipingere. Tornando a Euphoria, la serie shock di Sam Levinson sulla Generazione Z, ci sono due persone in scena: Rue, la 17enne tossica che è valsa a Zendaya uno storico Emmy come miglior attrice in un drama, e il suo sponsor Ali (Colman Domingo), apparso in un paio di puntate come figura sfuggente e qui invece centralissimo. Fine, ciao, i titoli di coda più corti della storia.

Siamo all’indomani della ricaduta della ragazza a causa dell’abbandono di Jules (Hunter Schafer), protagonista di una breve e sognante fantasia iniziale, che però dura poco perché ecco spuntare una pasticca polverizzata da sniffare. L’incontro dei Narcotici Anonimi è appena finito, Ali e Rue si ritrovano seduti davanti a dei pancake freddi, lui realizza che lei ha preso qualcosa. Nel locale scorgiamo una cameriera che conta le mance e un altro cliente, stop. Qui Euphoria ribalta, quasi rifiuta la sua stessa natura spericolata, l’approccio corale, gli angoli di ripresa vertiginosi, la velocità, la psichedelia, la colonna sonora a palla: è tutto immobile, come noi sul divano. Restano la scrittura – precisa sì, e a volte un po’ facile, ma sempre efficace – e due volti, tra campi e controcampi, scavalcamenti, varianti (è pur sempre la serie shock!). Sottotesto: Rue aveva bisogno di un cambio di ritmo, di una pausa da tutto quel turbinio instagrammabile, ne avevamo bisogno tutti. Mai sarebbe accaduto se il Covid non non avesse dettato legge e costretto la produzione a rallentare, ovvio. Ma il creatore Sam Levinson, da quei limoni curvissimi che il 2020 ha lanciato, ha cercato di tirare fuori una limonata (semi-cit. Beyoncé). Che poi è un po’ quello che proveremo a fare tutti in questo Blue Christmas che più blue non si può.

In 57 minuti ci sono solo due stacchi musicali lunghi: nel primo Ali esce a fumare (e a telefonare alla figlia che non vede da anni, è la vigilia!) mentre Rue infila le cuffiette per ascoltare Me in 20 years di Moses Sumney. Nel secondo lui la riaccompagna a casa sotto la pioggia sulle note di una versione dell’Ave Maria by Labrinth. Perché nessuno si salva da solo ma, come sottolinea anche il titolo dell’episodio, la salvezza – volendo – è a un passo. Magari due, nel caso di Rue.



Trouble Don’t Last Always pare una seduta di dolorosa maieutica natalizia, in cui Domingo, novello Socrate o fantasma del Natale dickensiano incarnato, predica, colpisce, scava, consola, e a Zendaya spesso bastano la faccia e gli occhi per ascoltare, incassare, realizzare, piangere. Lui viene dal teatro, e fa presto a prendersi la scena con slogan instant cult come: «Non sei una tossica perché sei un pezzo di merda, sei un pezzo di merda perché sei una tossica», ma pure con le paginate più retoriche (perché ci sono, eccome). Esempio: «Cosa rende questa vita degna di essere vissuta? Devi credere nel valore della poesia, di due persone sedute in una tavola calda la vigilia di Natale a parlare di vita, tossicodipendenza, perdita». O ancora: «La tua unica speranza è una rivoluzione, dentro e fuori». Dette da lui, ci credete. Ci crede pure Zendaya, che alla domanda: «Chi vorrai essere quando lascerai questa terra? Come vorresti che ti ricordasse tua madre?», piazza un devastante: «Come qualcuno che ha provato tantissimo ad essere chi non potevo essere».

Già il titolo, Trouble Don’t Last Always, pare un augurio: per lei e per noi (eh, speriamo). E lo speciale di Euphoria è un po’ il Natale di tutti nel 2020: filosofeggiare assorti, distanziati (e – magari – anche fatti, che a volte aiuta) su quest’anno maledettissimo. Ma a casa, perché i ristoranti (quelli aperti) chiudono alle 18.

***
Trouble Don’t Last Always andrà in onda oggi alle 23.00 su Sky Atlantic e NOW TV e poi sarà disponibile on demand su Sky e in streaming su NOW TV insieme a tutta la prima stagione.

Iscriviti