Rolling Stone Italia

‘Manuale per morire da sola’ è l’imperdibile one-woman-show di Natasha Rothwell

L’attrice consacrata da ‘The White Lotus’ firma e interpreta il suo primo grande progetto in solitaria (su Disney+). Una commedia nera che la riconferma come uno dei volti più interessanti del piccolo schermo. La recensione

Foto: Ian Watson/Hulu

Quando facciamo la conoscenza di Mel, l’eroina della nuova comedy di Disney+ Manuale per morire da sola, sta vivendo un’esistenza che solo un masochista potrebbe scegliere. Lavora all’aeroporto JFK come guidatrice di un carrello che gira per il terminal traghettando i passeggeri verso quel tipo di viaggi che anche lei vorrebbe fare ma che sa di non poter fare, sia perché è al verde sia perché ha il terrore di volare. Deve venire al lavoro ogni giorno insieme al suo ex, Alex, un ragazzo apparentemente perfetto per il quale ancora si strugge, anche se è stata lei a chiudere la relazione, per motivi che riesce a malapena a capire, tanto meno ad articolare. Di giorno è circondata da tantissime persone, ma si sente sempre sola. Di notte, è semplicemente sola. Ed è così che finisce clinicamente in fin di vita per tre minuti il giorno del suo compleanno, a causa di un incidente con un mobile fai-da-te che stava assemblando da sola, dopo che la sua migliore amica Rory aveva mandato all’aria i festeggiamenti previsti.

Manuale per morire da sola è la storia di come Mel usa questa esperienza di quasi-morte come evento catalizzatore per rimodellare la sua vita solitaria in una che potrebbe davvero piacerle; ma anche dei molti errori che commette lungo la strada. È uno sforzo impressionante da parte della sua creatrice e protagonista Natasha Rothwell, che interpreta Mel.

Rothwell è versatile. È stata sceneggiatrice in Insecure e spesso è stata la presenza più divertente della serie anche di fronte alla macchina da presa nel ruolo di Kelli, l’amica senza filtri di Issa e Molly. È stata il cuore emotivo della prima stagione di The White Lotus nei panni di Belinda, la massaggiatrice di Jennifer Coolidge, un personaggio che ha fatto così tanta impressione che Mike White l’ha rivoluta per la terza stagione della satira antologica. Ha scritto per il Saturday Night Live, fa ridere ogni volta che appare nei film di Sonic ed è una presenza graditissima praticamente ovunque appaia.

Manuale per morire da sola, tuttavia, è di gran lunga la sua più grande vetrina in solitaria, piuttosto che, come finora era capitato, per il suo contributo all’esecuzione di idee altrui. È la dimostrazione dei suoi punti di forza come scrittrice e interprete, sia come attrice comica che drammatica, ed è estremamente soddisfacente.

L’incidente di Mel con l’armadietto viene inizialmente interpretato in chiave di commedia nera: anche dopo che è stata rianimata, i medici dell’ospedale si bloccano di fronte al fatto che ha rischiato di morire soffocata dal Crab Rangoon e hanno bisogno di Mel per risolvere una dibattito su cosa sia esattamente quel piatto. Ma la vicenda viene trattata anche come un’esperienza traumatica, come è ovvio che sia per lei, e gli otto episodi della prima stagione danzano agilmente tra le ramificazioni più sciocche dell’evento e quelle più toccanti. Questo rimodella la sua amicizia con Rory (Conrad Ricamora), la costringe a rivalutare la rottura con Alex (Jocko Sims), crea nuovi attriti con il fratello Brian (Bashir Salahuddin) e la porta a fare scelte sane (farsi amicizie non lavorative) e pessime (commettere piccole frodi).

La comicità deriva soprattutto dall’intricato mondo che Rothwell dipinge all’interno delle viscere del JFK. Quasi tutti gli oggetti di cui Mel ha bisogno – bagagli, droga, persino un “prosciutto da investimento” da 4.000 dollari – possono essere trovati in una delle stanze in cui vengono confiscate valigie e merci, e l’amichevole addetto ai bagagli Terrance (KeiLyn Durrel Jones) può apparentemente procurarle il resto. C’è anche una divertente rivalità tra Mel e Patti (Michelle McLeod), che siede alla scrivania accanto ad Alex, e H. Jon Benjamin ha un divertente ruolo come “uomo uccello”, che usa un falco domestico per cercare di evitare che altri uccelli colpiscano gli aerei mentre decollano e atterrano.

All’interno di questo mondo eccentrico ma assolutamente realistico, Rothwell aggiunge alcuni elementi fantasiosi. Mel ha un’immaginazione iperattiva. A volte si manifesta immaginando sé stessa nei panni di altre persone in tutto l’aeroporto – sempre persone che sembrano più appagate e sicure di sé – mentre in altri momenti si assiste a veri e propri numeri musicali. Come si è visto, Rothwell sa cantare altrettanto bene quanto sa fare una battuta o interpretare l’emozione nuda e cruda racchiusa in una scena madre. E ci sono tanti momenti di questo tipo nel corso della stagione, anche se mai al punto da rendere la serie triste o deprimente. La vita di Mel non è quella che lei vorrebbe, e Rothwell vuole essere sincera su come ci si sentirebbe nei suoi panni, e su quanto sarebbe emotivamente difficile trovare una via d’uscita. Ma il bilanciamento dei toni è sempre giusto.

La serie tv sono per loro natura il frutto di un lavoro collettivo. Natasha Rothwell punta tutto su di sé in questa serie, ma lavora in tandem con registi, membri della troupe e altri sceneggiatori e attori. Non è sola nel modo in cui si sente il personaggio che interpreta. Tuttavia, dopo averla vista lavorare così bene per altri in altre serie, è bello vedere quanto possa fare bene quando si mette in proprio, esattamente come in questo caso.

Da Rolling Stone US

Iscriviti