‘Mare fuori 5’: famolo più cattivo | Rolling Stone Italia
Cattivissimi loro

‘Mare fuori 5’: famolo più cattivo

Il nuovo corso del celebre teen drama carcerario passa per l’“uccisione” dei suoi genitori creativi e per un ritorno alle origini super dark in contrasto con il mood più da soap delle ultime due stagioni. Tra new entry, Rosa Ricci e la ricerca di un nuovo Carmine

‘Mare fuori 5’: famolo più cattivo

Alfonso Capuozzo (Simone) e Maria Esposito (Rosa) sul set di 'Mare fuori 5'

Foto: Sabrina Cirillo

In Rai sono ancora in tempo per rovinare tutto – gli ultimi sei episodi verranno rilasciati su RaiPlay il 26 marzo – però, guaglio’, per ora ’sto Mare fuori 5 è bono assai. Ecco alcune considerazioni sparse (per le conclusioni è presto) sulla quinta stagione del teen drama carcerario prodotto da Picomedia e disponibile su RaiPlay dal 12 marzo con le prime sei puntate. Attenzione: spoiler.

Sentite condoglianze

Il cast di ‘Mare fuori 5’. Foto: Sabrina Cirillo

Il nuovo corso di Mare fuori (badate: mo’ è un Original di RaiPlay, mica “una fiction di Rai 2”) passa per l’“uccisione” dei suoi genitori creativi: il regista Ivan Silvestrini e la creatrice Cristiana Farina, che si sono sfilati lasciando le redini rispettivamente a Ludovico Di Martino e Maurizio Careddu. Be’, se questi sono i risultati, sentite condoglianze a tutti, e andiamo avanti così. Più che una rifondazione, questa quinta stagione è un ritorno alla cazzimma delle origini: quella super dark, dove la speranza magari c’è ma va stanata col lanternino, tra morti, follia e ferocia. Il carcere è tornato ad essere una fogna dove si passa il tempo a menarsi, mica a disegnare i cuoricini sui muri. Niente più baci tra le sbarre, e l’unico limone che sfugge – quello tra Cardiocap e Alina – viene subito cazziato dal destino. Siamo in prigione, ragazzi: al massimo, se proprio soffri per amore, ti droghi e vai in crisi di astinenza, come Dobermann. Con la soap si è già dato nelle ultime due stagioni: ora anche basta (e noi sottoscriviamo).

I gemelli Derrick in versione Psycho

Francesco di Tullio (Federico) in ‘Mare fuori 5’. Foto: Sabrina Cirillo

Poi certo, in questo “famolo più cattivo” gli autori si sono lasciati prendere un tantino la mano. Tra i vari nuovi ingressi all’Ipm ci sono Samuele e Federico: praticamente i gemelli Derrick di Holly e Benji ma in versione Psycho. Hanno lo sguardo allucinato di Jack Nicholson in Shining, si muovono sempre insieme e sono di una ferocia macchiettistica. Danno addirittura del negro (sì, con la g…) a Dobermann. Unica altra variante prevista: negher. Non esattamente una trovata da premio Oscar alla miglior sceneggiatura. I due però ci regalano il colpo di scena più inaspettato: a un certo punto, ’sti matti si piccano che Cardiotrap non debba suonare il pianoforte. E tu pensi: “Perché, scusa?”. In fondo è l’unica cosa che sa fare bene: semmai è fastidioso quando canta (e qui, sì, siamo davvero in lutto per l’uscita di scena di Matteo Paolillo, che per lo meno ci regalava su YouTube la versione decente delle sue canzoni). In ogni caso, i due si fissano con questa idea del piano e decidono di risolvere il problema alla radice: rompono le dita a Cardiotrap. La scena è agghiacciante ed è seconda, per crudeltà, solo al piatto di spaghetti al ragù di cane che abbiamo visto offrire, nella prima stagione di Mare fuori, a Pino. Appunto: un ritorno alle origini.

Il mistero di Mimmo

Sì, esatto: è un mistero. Perché se vuoi una stagione davvero oscura, allora non butti così alle ortiche la linea dark più forte che avevi: quella tra Mimmo e sua madre. Stiamo parlando di una donna che, nell’ordine: l’ha sempre abbandonato al suo destino; gli urla in faccia che non avrebbe mai voluto metterlo al mondo e che a saperlo avrebbe abortito, che lui è il male per lei, eccetera. Ed è sempre colei che, senza battere ciglio, lo vende a Donna Wanda in cambio di bei soldoni. Ebbene, quando Mimmo decide di non cedere ai ricatti della boss dei Di Salvo e va avanti nel denunciarla entrando, insieme alla sua famiglia, nel programma protezione testimoni, lei si redime di colpo. O meglio, all’inizio gli fanno sapere che i suoi vogliono essere destinati a una città diversa dalla sua, ma poi la mamma ci ripensa. Lo raggiunge in carcere, lo abbraccia e piange lacrime amare di pentimento. Così, de botto, senza senso. Della serie: “Sì, Maria, apriamo la busta”. La scena finisce con loro due che si allontanano in macchina, insieme, verso l’orizzonte, pronti a ricominciare una vita insieme. Per carità, giusto dare almeno una gioia al povero Mimmo, ma gli autori potevano giocarsela decisamente meglio di così.

Pure i gioielli…

Capiamo tutto: Mare fuori “non è un successo ma un fenomeno” (copyright Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction), gli inserzionisti fanno a botte per accaparrarsi gli spazi pubblicitari e di questi tempi gli investimenti mica si rifiutano. Se manca lo spazio pubblicitario, lo si crea con il product placement. Da qui, il fioccare di prodotti brandizzati che, ancora prima di essere tanti (e comunque lo sono…), sono decisamente posticci. Se l’inserimento del caffè ha anche un senso, perché effettivamente nelle carceri si tengono questo genere di corsi funzionali al reinserimento lavorativo, le magliette stilose di Rosa Ricci sono invece poco credibili. L’ultima riportava la scritta gigante “Fearless”, “senza paura”, su fondo nero, e per un attimo l’effetto era simile alle t-shirt del mitico Maccio Capatonda. E vogliamo parlare dei gioielli di Marilù? Belli, per carità, ma… in un carcere: siamo seri?

Erede di Carmine cercasi

Agostino Chiummariello (Gennaro), Alfonso Capuozzo (Simone) e Antonio De Matteo (Lino) in ‘Mare fuori 5’. Foto: Sabrina Cirillo

Infine, il dilemma dei dilemmi: può esistere Mare fuori senza Carmine? Devono esserselo domandato anche gli autori perché, per trovare il degno erede, hanno inserito almeno tre suoi emuli: il Chiattillo bis Tommaso, il tormentato Angelo e il decisamente più turbolento Simone, fratellastro di Rosa. Tre per trovarne uno: una scelta che tradisce una “lieve” strizza narrativa. D’altronde, puoi essere dark quanto vuoi – e pure pieno di idee – ma deve esserci un volto che faccia da tirante e, per quanto Cucciolo e Micciarella si siano evoluti decisamente bene (notevole l’idea di ribaltare le personalità), non sono come il figliol prodigo dei Di Salvo. Serve un erede al trono che faccia il paio con Rosa Ricci. L’augurio, a questo punto, è che lo trovino.

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