In una recente commedia romantica che probabilmente non avete visto a causa del discutibile titolo italiano (Non succede ma se succede: magari non sembra, ma non è niente male) c’è una gag ricorrente su quant’è difficile, per un attore televisivo, trasformarsi in una star del cinema. «Ci sono riusciti solo George Clooney e Woody Harrelson». «E Jennifer Aniston?». «C’è una differenza fra una star del cinema e una star che fa dei film». Chissà se ha ripensato a questa battuta, Jennifer Aniston, quando è salita sul palco per ricevere il suo secondo SAG Award, ovvero il premio del sindacato attori, la Screen Actors Guild: un riconoscimento che, forse, in termini di fama globale, può sembrarci meno importante degli Oscar, ma per un interprete ha un significato rilevante, visto che ad assegnarlo sono i suoi colleghi e pari (e mica pochi: più di 100.000! Altro che i “solo” 9.000 membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences).
Forse sì, forse ci ha pensato, Jennifer Aniston, visto che alla fine del suo discorso d’accettazione – uno straordinario mix di sorpresa genuina, emozione sincera, incredibile consapevolezza di sé e ironia: il capolavoro di una grande professionista – ha richiamato l’attenzione sul collega Adam Sandler, compagno di set in tante commedie (l’ultima, Murder Mystery, uscita l’anno scorso su Netflix), ingiustamente snobbato da questa stagione dei premi nonostante la pazzesca interpretazione in Diamanti grezzi. Entrambi, probabilmente, sanno cosa vuol dire esser principalmente un attore di commedie a Hollywood: recitare in un sacco di film più o meno di cassetta, fare e far fare un botto di soldi all’industria (Come ammazzare il capo, La verità è che non gli piaci abbastanza, Io & Marley, tra i tanti titoli con Aniston, non saranno capolavori della storia del cinema ma hanno trascinato parecchia gente in sala) ed essere costantemente considerati attori meno prestigiosi. Simpatici, certo, magari molto amati, ma esclusi dal giro che conta degli interpreti seri, quelli di serie A.
Domenica sera Jennifer Aniston è stata premiata – attenzione: come miglior attrice protagonista di una serie drammatica – per The Morning Show: il suo ritorno al piccolo schermo, per la prima volta dai tempi di Friends. Dopo 15 anni di rom com (ma anche di qualche bella prova in contro-typecasting, da The Good Girl a Cake al recente Dumplin’, tutte dimostrazioni di quanto sia attrice più versatile di quel che pensiamo), si è riavvicinata al piccolo schermo, e mica con un progetto qualunque: The Morning Show è la serie di punta di Apple Tv +, la nuova piattaforma streaming della casa della Mela, la quale non ha badato a spese, e si vede (nel cast ci sono anche Reese Witherspoon, Steve Carell, Billy Crudup, Marcia Gay Harden, Mindy Kaling, Gugu Mbatha-Raw, Martin Short… Molti tra loro, se ci fate caso, sono generalmente attori comici usati qui in modo “drammatico”: che ci sia un pattern?). Con la vittoria di domenica, Apple Tv +, che si è accesa poco meno di tre mesi fa, si posiziona già come una contendente importante nelle incipienti “guerre dello streaming”. Tutto grazie a Aniston, che di The Morning Show è anche produttrice esecutiva. Ma non solo: utilizza il ruolo – quello della presentatrice Alex Levy – come commento critico sulla sua figura pubblica, per offrire agli spettatori uno scorcio di verità.
Il SAG precedente Aniston l’aveva vinto come parte dell’ensemble di Friends, una delle sitcom più celebrate e amate di sempre: ventenne, la serie l’aveva resa una stella più luminosa di tanti altri volti di cinema e tv messi assieme. Il suo personaggio ha dato il nome a un taglio di capelli diffusissimo negli anni 90, il The Rachel (che Aniston non amava, e infatti da quando Friends è finito non s’è più visto sulla sua testa), e, col co-protagonista Ross, ha formato una coppia memorabile e proverbiale, di quelle che non mancano mai nelle liste di “migliori love story del piccolo schermo”. In quegli anni, Aniston s’è vista appioppare pure un titolo onorario abbastanza ambito dalla cultura popolare di massa: quello di “America’s sweetheart”, più o meno “fidanzata d’America”. Californiana doc, figlia d’attori (il padre è di origini greche), sorriso irresistibile, grande sense of humour e grande stile, fisico invidiabile emblema di benessere e salute, e fama d’essere una persona semplice e amabile: Jennifer Aniston è da sempre la ragazza della porta accanto, la celebrità con cui è facile entrare in empatia, immedesimarsi, a cui ci si sente vicini. Relatable, dicono in inglese. L’amore con Brad Pitt mandò tutti in visibilio, aderendo con sospetta perfezione alle forme narrative di una favola. E pure la fine di quel matrimonio, con la diva “vamp” Angelina Jolie contrapposta alla solare Jen, è stata raccontata dai media con l’inevitabilità che si riserva alle storie ripetute mille e mille volte, quelle che sembra non possano andare altrimenti.
Ovviamente delle favole è sempre il caso di diffidare: la tentazione di abbandonarsi al romanticismo, guardando le immagini della cerimonia di domenica in cui Aniston e Pitt si sono ritrovati, felici, entrambi con un premio tra le braccia, a farsi le congratulazioni con evidente affetto e stima reciproci, è forte, e pure comprensibile. Anche grazie a Jen abbiamo visto tante rassicuranti rom com e ci piacerebbe ritrovarne gli schemi pure nella realtà. Ma solo tre anni fa, sfibrata dagli appostamenti dei paparazzi e dalle infinite speculazioni su una sua ipotetica gravidanza, Aniston scriveva, in un editoriale sull’Huffington Post : «Siamo complete con o senza un compagno, con o senza un figlio. Siamo noi a decidere, per noi stesse, cos’è un bel corpo e cosa no: prendiamo questa decisione con consapevolezza, per noi e per le giovani donne che ci prendono a esempio, ignorando il rumore dei tabloid. Non abbiamo bisogno di essere sposate o di essere madri per essere complete. Siamo noi a determinare, per noi stesse, il significato di “e vissero per sempre felici e contente”». Ecco: non è certo la relazione (vera o immaginata) con Brad Pitt a definire Jennifer Aniston, il suo valore e la sua felicità.
In The Morning Show, Aniston interpreta Alex Levy, la co-conduttrice di un seguitissimo show del mattino, uno di quei contenitori d’interviste, notizie e ospitate celebri che fa parte, intimamente, della quotidianità di tanti telespettatori (e telespettatrici). Più volte, dagli altri personaggi e da se stessa, Alex è definita “la moglie televisiva d’America”, un’evoluzione della “fidanzatina”. All’inizio della serie suo “marito” (quello televisivo, interpretato da Steve Carell) viene licenziato in tronco per condotta sessuale inappropriata sul luogo di lavoro. La vicenda – ispirata a tante situazioni simili emerse grazie al movimento #MeToo, e in particolare a quella di Matt Lauer, ex conduttore del Today show della NBC – lascia Alex in una posizione, contemporaneamente, di rinnovato potere e di estrema vulnerabilità: potrebbe finire travolta dallo scandalo, oppure ribaltare gli equilibri a proprio vantaggio, tanto più che, sessismo per sessismo, stava per essere rimpiazzata da un volto più giovane.
The Morning Show è una di quelle serie molto più interessanti che belle, e tra le cose più appassionanti c’è il modo in cui Aniston sfrutta Alex per mostrarci cosa significhi esistere dentro una maschera pubblica di amabilità e relatability, doverla puntellare giorno dopo giorno, coprirne le crepe con il trucco, arrivare a identificarcisi fino a non saperla più distinguere da se stessa. Prigioniera della sottile ipocrisia per cui da una show-woman il pubblico pretende un continuo spettacolo ma è subito pronto a rinfacciarle, al minimo inciampo, una scarsa autenticità. Ma non è tutto: con Alex Levy, Jennifer Aniston si diverte anche a costruire un personaggio ambiguo, perfino subdolo, insieme ambizioso e fragile, capace di fare cose orribili così come di avere un esaurimento nervoso in diretta tv. Altro che America’s sweetheart: non a caso, sempre dal palcoscenico dei SAG, l’attrice ha detto che fare The Morning Show è stato come andare in terapia.
E dunque: che la consideriate una star del cinema o “solo” una star della tv, il punto è che Jennifer Aniston è indiscutibilmente una star. Luminosissima, con The Morning Show ci ha mostrato anche il lato oscuro e faticoso, quello che di solito non si vede, o si fa finta di non vedere, chiedendoci di guardarla (e di guardarci) allo specchio. E solo le grandi attrici hanno il coraggio di rivelarci la maschera.