È (stra)nata una stella
Dopo Romantiche, il suo esordio alla regia, Pilar Fogliati non ha certo più nulla da dimostrare. Ma è sempre un piacere vederla all’opera, con quel piglio che sta tra una novella Monica Vitti e Phoebe Waller-Brigde. La sua Gianna continua a sostenere tesi e illusioni (semicit.) sul Natale e sull’amore, raccontando direttamente al pubblico gioie e (soprattutto) dolori, come si conviene a una Fleabag de noantri ossessionata da Love Actually (no spoiler sul cliffhanger del finale della prima stagione). La serie continua a funzionare perché la sua protagonista “balla”, sia nei momenti più volutamente comici che in quelli che rischiano di essere più zuccherosi. Ma che alla fine, grazie anche a lei, non lo diventano mai troppo.
Cioccolata calda e copertina
Che poi è la versione italiana e invernale di Netflix and chill. Già, perché Odio il Natale – lo sappiamo – è tratta all’ottima serie norvegese Natale con uno sconosciuto (sempre su Netflix), ma qui la comedy diventa meno dark e il milieu più mediterraneo. Da buon guilty pleasure, non rinnega mai quello che è: una serie leggera e di buoni sentimenti, una commedia romantica che non ha pretese se non quella di intrattenere. Praticamente l’Italian version dei Christmas movie che in questo periodo spopolano sulle piattaforme. E che in tanti guardano, anche se non lo ammetterebbero mai.
Quello che le donne non dicono
Se la prima stagione era una sorta di “Sex and the canals” più centrata sulla protagonista, qui si vira più sul lato “rom” e corale, con il trio di amiche alle prese con i propri sentimenti: Gianna e la grande domanda, “come si riconosce l’amore?”; la sorella Margherita (Fiorenza Pieri) e il suo matrimonio ormai a rotoli; e la Samantha Jones di Chioggia, Titti (Beatrice Arnera), che svelerà la ferita alle origini del suo cinismo e dell’impegno a non innamorarsi mai. “Le cene di Natale hanno il potere di aggiustare le cose”, dice Gianna. Sarà davvero così? Nel dubbio, sotto con il panettone. Possibilmente “alterato”.
Santa Claus Is Coming to Chioggia
Con le location dell’originale scandinavo, ambientato nel gelo di Oslo tra metri di neve, Odio il Natale ha in comune forse soltanto la slitta di Babbo Natale (again, no spoiler). E allora, courtesy of Veneto Film Commission, si torna nella quasi inedita (per cinema e tv) Chioggia. Tradotto: deliziosi piccoli canali addobbati a festa, barche, bacari e cicchetti, tra una serata Tinder e un giro in bici tra le calli. Con tanto di coro di Christmas carolers che canta dai ponti illuminati: “Un Natale pieno d’amor, un Natale di felicità“. Ehm, vedremo.
It's raining men
Il cast al maschile è, ovviamente, al servizio della storia di Gianna (che è un po’ la versione rom-com di fuck the patriarchy). E spesso e volentieri espressione di qualche cliché sugli uomini. Ritornano il dottorino caruccio e timido, ora compagno della protagonista (Glen Blackhall), e l’adorabile “fuckboy” di Nicolas Maupas. E ci sono camei e new entry di lusso: Lodo Guenzi as un veterinario fan di Star Wars, Matteo Martari nei panni di un avvocato in carriera e, soprattutto, Pierpaolo Spollon in quelli del nuovo vicino di casa, “vedovo allegro” e padre di una ragazzina adolescente, che rileva il bacaro-Central Perk della serie. Insomma, a Natale gnocchi.