‘Only Murders in the Building’: la recensione della quarta stagione della serie Disney+ | Rolling Stone Italia
(Un)true crime

‘Only Murders in the Building 4’ è roba da professionisti (e per questo continua a funzionare)

Ancora il solito giallo? No. Alla quarta stagione, la serie “made in New York” si riconferma la comedy più pimpante e intelligente in circolazione. Grazie ai nomi che la scrivono, dirigono e interpretano. E che vogliono “solo” divertire e divertirsi

‘Only Murders in the Building 4’ è roba da professionisti (e per questo continua a funzionare)

Eva Longoria, Selena Gomez, Eugene Levy, Steve Martin, Martin Short e Zach Galifianakis in ‘Only Murders in the Building 4’

Foto: Patrick Harbron/Disney

Dopo tre gloriose stagioni newyorkesi, l’ultima ancor più gloriosamente tributo a Broadway e alle sue maestranze, il passo era inevitabile: si va a L.A., e finisce – questa era la preoccupazione – a schifio. E invece. Only Murders in the Building, arrivato alla quarta stagione (dal 27 agosto su Disney+) senza affanno anzi con uno smalto che molte colleghe (soprattutto comedy) si sognano dal principio, resta a Manhattan, coi suoi misteriosi omicidi che, anche stavolta, sono il solito pretesto per parlare d’altro.

Però l’inevitabile puntatina californiana, nel primo episodio, c’è. Perché una produttrice (splendida Molly Shannon) ha messo gli occhi sul podcast true crime dei nostri fantastici tre (Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez), e, nell’ansia del doversi riaccreditare presso gli Studios a suon di pitch (“Ho rifiutato Barbie!”), li convoca per far loro firmare la cessione dei loro diritti d’immagine.

È già pronto il cast del film “based on” il loro podcast, e già solo vedere chi è stato scelto per interpretare chi è molto divertente (vedi foto sopra). Le new entry del cast, in Only Murders in the Building, sono l’altro pretesto, il razzle dazzle (da non confondersi col Death Razzle Dazzle! della stagione precedente) che serve a ingolosire il pubblico, a sparigliare un po’ le carte, sempre, dicevo, per parlare d’altro.

Stavolta ci sono Melissa McCarthy, Eva Longoria, Zach Galifianakis, Eugene Levy, Kumail Nanjiani, più l’adorato Griffin Dunne e uno stuolo di caratteristi (in testa Richard Kind), e tornano Meryl Streep e Paul Rudd, e sono tutti una gioia per chi ama il cinema e, immagino, per chi lo fa. Ma OMITB non è la serie in cui si divertono solo loro. Nella sua struttura così semplice (ma mai piaciona), nella natura sempre un po’ “ok boomer” delle battute (nel senso che sono fatte per chi mastica almeno un po’ di ’900, grazie a dio), nella sua voglia di essere “solo” intrattenimento (e forse proprio per questo potersi permettere di essere intelligente): in tutto questo, e per tutto questo, funziona ancora incredibilmente bene.

Only Murders in the Building | Stagione 4 | Trailer Ufficiale | Disney+

Se la terza stagione era un omaggio al teatro East Coast, qui tocca al cinema non solo West Coast. Anzi, la Hollywood di oggi, nonostante produca Disney (che, per star dietro ai tempi correnti, sta perdendo un sacco di soldi: e sono i primi a saperlo), è sbertucciata a dovere, tra appunto pitch, green light, burnout, algoritmi, e tutto quel che sta diventando (che è già diventato) il cinema. Ma si prende per il culo pure il circuito indie, con le due sorelle registe chiamate a dirigere il film tratto dal podcast che sono la summa di tutti i danni che ha fatto il Sundance negli anni.

C’è una puntata deliziosa dedicata agli stuntmen, cento volte più precisa e divertente del recente floppaccio The Fall Guy. E un altro notevole episodio che è il montaggio di filmati fatti con mille mezzi diversi, tutti quelli possibili, dai telefonini alle telecamere a circuito chiuso ai droni. “Non siamo mica in un film di Werner Herzog!” è una battuta che si può permettere solo una serie che, oltre a voler solo intrattenere e dunque per questo risultare così intelligente, non vuole fare nessuno sfoggio di regia, e perciò diventa una riflessione preziosa su cosa vuol dire fare cinema oggi.

“Solo la macchina da presa può catturare la verità”, si sente dire in questa quarta stagione, e Only Murders in the Building, rassicurante come un bagel di Russ & Daughters, frizzante come una passeggiata sul ponte di Williamsburg nei primi giorni di aprile, infallibile come un qualsiasi musical visto per caso perché c’erano i biglietti a poco; ecco, Only Murders in the Building cattura una verità che solo la finzione – pretestuosa, innocua, ma fatta dai migliori professionisti in circolazione – sa e può trovare, soprattutto nel sistema sgangheratissimo di oggi.