Di quanti film e serie tv ricordiamo prima la musica che la loro storia? Spesso si pone questo dilemma quando ci si trova ad analizzare prodotti audiovisivi che hanno caratterizzato non solo l’estetica visiva dell’industria cinematografica, ma anche la propria strutturazione sonora, tanto da renderla iconica nel tempo a prescindere dal prodotto per cui è stata composta.
Come spiegato approfonditamente dai docenti Daniela Cardini e Gianni Sibilla nel loro libro La canzone nelle serie tv: «La grande serialità sembra essere il palcoscenico perfetto per mettere in risalto il potere simbolico della canzone pop, attraverso risonanze evocative, simboliche e culturali. I testi e le melodie di canzoni pop classiche riescono a raggiungere la stessa rilevanza ed unicità narrativa delle citazioni letterarie e cinematografiche».
Uno degli esempi pratici che vengono presi in esame da Cardini e Sibilla, non a caso, è l’accezione sonora che avviene in Stranger Things, uno dei prodotti più celebri e caratterizzanti di questo periodo storico televisivo, tanto che la sua musica potrebbe risultare quasi più influente della serie stessa. Infatti, grazie a un’attenta e precisa ricostruzione dell’atmosfera nostalgica degli anni ’80, ha la peculiarità e originalità di mantenere lo stesso peso emotivo anche quando viene rimossa dalle avventure soprannaturali che avvengono a Hawkins.
Elemento che, come citato dal giornalista Noah Yoo su Pitchfork, ha creato un grandissimo effetto sensoriale ed affettivo sugli spettatori, assumendo negli ultimi anni risultati inizialmente inaspettati e raggiungendo successivamente un pubblico di ascolto più ampio al di fuori dei fan della musica synthwave che imperversava in quegli anni. «È qualcosa di cui siamo decisamente molto consapevoli quando stiamo registrando, per assicurarci che i suoni che usiamo non suonino solo come un preset», hanno raccontato al New York Times Kyle Dixon e Michael Stein, a cui i fratelli Duffer hanno affidato la creazione della musica originale fin dalla prima stagione. «Vogliamo assicurarci che abbia abbastanza movimento ed espressività. La qualità tonale e la consistenza del suono stesso sono almeno altrettanto importanti, se non più importanti, delle note che vengono suonate».
Seppure la strutturazione narrativa di Stranger Things rappresenti un chiaro omaggio a tutti quegli elementi pop-culturali che più hanno segnato gli anni ’80, tanto da ripercorrerne l’estetica quasi schematicamente, le scelte compositive non sono ricadute sull’impronta più consona ai classici fantascientifici dominati dalla visione registica-musicale della coppia Willams/Spielberg, ma si è deciso di rievocare i maestri dell’horror americano come John Carpenter, Charles Bernstein (autore della colonna sonora di Nightmare) e John Harrison (fido compositore di George A. Romero), basandosi anche su synth futuristici di matrice vangeliana su cui si costruiva la narrazione sonora di Blade Runner. Film come Grosso guaio a Chinatown, Fuga da New York, Halloween o la saga dei Morti viventi di Romero sono stati il caposaldo per la creazione di uno standard compositivo nel cinema di genere sfondando le porte della sintesi musicale in un’epoca in cui Hollywood era ancora legata alla tradizionale configurazione orchestrale, plasmando così il suono degli anni ’80.
Il duo ha confrontato la propria colonna sonora anche con quella di un’opera come Twin Peaks, soprattutto in merito all’utilizzo dell’ormai iconico tema dedicato a Laura Palmer di Angelo Badalamenti, declinato come sfondo musicale per differenti elementi emotivi, dal romanticismo alla scoperta di un corpo senza vita. «È pazzesco come abbiano fatto funzionare quel tema su più parti», dice Stein. «Cercare di forzare la nostra musica a funzionare in quel modo sarebbe stato difficile, quindi abbiamo semplicemente evoluto il nostro flusso di lavoro».
Secondo il compositore e giornalista britannico David Toop, la musica in Stranger Things si basa sul presupposto che temiamo ciò che non possiamo vedere, creando un sinistro collage di rumori senza una chiara origine: «Il suono ha la proprietà di passare attraverso i muri, le finestre, viaggiare per lunghe distanze, quindi questa disincarnazione è parte integrante del carattere dei suoni, e questo può renderlo molto inquietante. A differenza del mondo visivo, il mondo uditivo non è tangibile, composto invece da vibrazioni e forme d’onda legate all’aria. Il suono registrato è sempre in movimento, anche durante la riproduzione; in altre parole, sfugge costantemente alla nostra presa cognitiva. Non puoi fidarti di ciò che è sfuggente».
«L’aggiunta di un altro livello di disincarnazione alla partitura è la sua strumentazione esclusivamente elettronica», prosegue. «Sebbene la musica basata sui sintetizzatori una volta fosse considerata troppo soprannaturale per essere utilizzata, come è emerso negli anni ’60 con pezzi d’avanguardia come Telemusik di Karlheinz Stockhausen, il synth stava entrando nella coscienza pubblica contemporaneamente al primo sbarco sulla luna – la corsa allo spazio tra Stati Uniti e Russia – e film di fantascienza come 2001: Odissea nello spazio». I suoni elettronici possono essere così ossessionanti e innaturali che non sappiamo davvero da dove provengano. Parallelismo perfetto tra il mondo “naturale” di Hawkins e il Sottosopra.
Questo improvviso amore in tutto il mondo per la musica strumentale e synth analogica, precedentemente appannaggio di scavatori di casse e appassionati che consideravano Kraftwerk e Vangelis irrimediabilmente commerciali, mostra quanto possa essere musicalmente influente un prodotto seriale e come nuovi modelli di visione e di ascolto possano consentire alle frange della cultura musicale di distruggere il mainstream. Il successo della serie sembra aver innescato una latente fame di musica sintetizzata genuina e di vibe anni ’80.
A tal proposito, la giornalista Jen Chaney nel 2016 su Vulture analizzava proprio come, nonostante gli anni ’80 fossero stati ricordati principalmente per le fatiscenti acconciature, ne siamo ancora irrimediabilmente ossessionati: «Ciò che vediamo sui nostri schermi e ascoltiamo attraverso i nostri auricolari è dettato in gran parte da ciò che ha ispirato i creatori e le persone che supportano le loro visioni, molti dei quali hanno 30, 40 e 50 anni e potrebbero avere una particolare affinità per questo periodo. Ora sono presi più sul serio, sia come un periodo in cui qualche arte legittima era in fase di realizzazione sia come ambientazione che fornisce una ricca base per la narrazione».
La tendenza più frequente è approfondire gli anni ’80 come mezzo per collegare la nostra realtà a quella di ieri grazie a prodotti di tendenza proprio come Stranger Things: «La “Prestige Tv” ha cominciato a sbocciare proprio in quegli anni, aprendo la strada agli straordinari titoli che guardiamo ora, e ogni volta che ne parliamo c’è la sensazione collettiva che la magia organica che si trova nei blockbuster degli anni ’80 fosse qualcosa di speciale che Hollywood sta ancora cercando di riprendersi. Quelli di noi che sono nati nel periodo che va, all’incirca, dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’70 hanno raggiunto la maggiore età principalmente negli anni ’80. Siamo incastrati tra due generazioni molto più grandi, i baby boomer e i millennial, e mentre siamo stati impegnati a essere trascurati demograficamente e ad avvicinarci alla mezza età, molti di noi hanno presentato ai nostri figli (o fratelli minori, o nipoti) gli stessi preziosi beni della cultura pop che hanno popolato la nostra infanzia: E.T. e Star Wars, Pac-Man e il cubo di Rubik, I Goonies e Ghostbusters, Michael Jackson e Cyndi Lauper. Ancora una volta, i progressi digitali ci hanno permesso di mostrare ai nostri figli tutto ciò che amavamo in un istante, con un rapido clic. Quando questi ragazzi influenzati dalla generazione precedente cresceranno e inizieranno a fare serie tv e film o a scrivere canzoni, quali pensi che saranno alcune delle loro pietre miliari formative? Quando una generazione influenza una seconda (e una terza) generazione in questo modo, c’è un effetto a catena culturale pop che continua a incresparsi. Gli anni ’80 contano ancora perché, direttamente o indirettamente, ci sentiamo culturalmente legati a quel decennio».
Questo elemento è diventato successivamente una sorta di sound branding stesso anche per Netflix attraverso il successo popolare e musicale della serie. Come dichiarato da Josh Simon, vicepresidente Consumer Products di Netflix: «Esperienze visive sonore, merchandising e videogiochi creano ulteriori strade per la costruzione del mondo attorno ai franchise più seguiti dai fan di Netflix, in particolare quando una serie è in procinto di una nuova stagione. La terza stagione di Stranger Things è stata presentata nel 2019, e una pausa di quasi tre anni significava che Netflix doveva essere strategica nel servire la fanbase dello show prima della release della quarta stagione».
Dopo aver presentato nell’autunno del 2020 Stranger Things: Drive Into Experience, che ha permesso ai fan di poter vivere in prima persona il mondo di Hawkins, Simon ha affermato che Netflix ha in programma di espandere ancor di più l’esperienza attraverso la creazione di un concerto virtuale, in arrivo il 23 giugno in collaborazione con Doritos, che presenterà le esibizioni delle icone musicali degli anni ’80. L’immaginario Doritos Music Fest ’86 era pronto a diventare il più grande evento dell’anno quando il tour bus si è schiantato vicino a Hawkins, nell’Indiana, e i musicisti sono scomparsi in un’altra dimensione. Live From the Upside Down celebra l’arrivo della tanto attesa quarta stagione e i fan sono invitati a entrare in un portale situato nella città di Hawkins e assistere a una formazione anni ’80 che include The Go-Go’s, Soft Cell, Corey Hart e la special guest Charli XCX.
Quindi l’affermazione musicale di Strangers Things non è dipesa solamente dalla sua unicità compositiva, ma da un perfetto raccordo d’intenti tra tutto il comparto sonoro come nella supervisione musicale di Nora Felder, capace di spaziare tra i grandi classici degli anni ’80, tessuti su ogni singolo personaggio, con la perfetta rivisitazione in stile Dixon e Stein di alcuni brani iconici come Baba O’Riley degli Who o Separate Way dei Journey e il sound design di Craig Henighan, che ci permette di entrare ancor di più nella realtà del Sottosopra, con il gioco sonoro legato all’intermittenza delle luci natalizie diventata ormai iconica nel panorama sonoro del mondo delle serie tv, e le entità inquiete che abitano il mondo di Stranger Things.
La sua penultima stagione, di cui uscirà il primo volume il 27 maggio, dimostra sempre di più come la musica sia diventata parte integrante e fondamentale nella narrazione sia nel rendere iconico il periodo storico in cui è narrata, grazie all’attualizzazione musicale del duo Dixon-Stein nel tema introduttivo, sia, soprattutto, nell’innestare nello spettatore la sensazione che al primo timbro sonoro di synth la loro memoria sensoriale sarà trasportata per sempre a Hawkins.