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Repliche, serie inutili, attualità d’accatto: che abbiamo fatto per meritarci la Tv ad agosto?

Finite le Olimpiadi, ci siamo lanciati in un esperimento: non accedere a nessun servizio di streaming e vedere solo quello che passano le reti generaliste. Tra i ‘senior’ di ‘The Voice’ e il ritorno di Massimo Giletti, ecco com’è andata (spoiler: per fortuna c’è ‘Techetechetè’)

Foto: Bruna Araujo/Unsplash

Ciao, mi chiamo Francesca D’Angelo e da 17 giorni non accedo a nessun account streaming. No, non sono il paziente zero di una nuova, deflagrante dipendenza sociale (anche se…). Più semplicemente, ho provato a fare un esperimento masochista: voglio capire come si faceva, una volta, a sopravvivere all’agosto televisivo quando le opzioni erano solo sette in croce, ossia Rai 1, 2 e 3; Canale 5, Italia 1, Rete 4 e La7. Be’, sappiate che è durissima: roba da ultimi, veri eroi del telecomando, che a confronto gli sport estremi sono passatempi da oratorio. Ecco come è andata fino a qui, quando anche le Olimpiadi sono finite e il palinsesto è diventato un gigantesco deserto dei Tartari. E, sola contro tutti, ho provato a guardare la tv generalista, facendomi largo nel nulla catodico.

Toh, chi si rivede

Dopo la prima settimana, ho già maturato una grande verità: agosto in tv significa zapping selvaggio tra le repliche. In tv rispuntano infatti le proposte più impensabili, come se fosse una nuova alba dei morti viventi. Prendiamo per esempio il caso della Rai. Al grido di “non se’ butta via niente”, quest’anno l’ammiraglia pubblica ha pensato bene di non riproporre solo fiction, film e telefilm di annata, ma anche programmi di intrattenimento già visti. In fondo, avranno pensato, perché limitarsi? Così sono spuntate in video le sfide canore di The Voice Senior, le sorprese (con spoiler) di Serena Rossi a Canzone segreta e i vecchi show di Raffaella Carrà. Dall’altra parte della barricata, Canale 5 non ha voluto essere da meno e ha rispolverato All Togheter Now. E tu, dal divano, ti domandi perché il dio della televisione permetta certe cose: nell’era della catch-up tv, per quale ragione al mondo un comune cristiano dovrebbe aspettare agosto – agosto! – per recuperare il papà di Giorgia cantare a The Voice, quando tutti gli show sono disponibili, dopo ventiquattr’ore, su RaiPlay e MediasetPlay? Così però è: il menù serale è un colossale déjà-vu, e ci si ritrova a passare da Jurassic Park (ma mica l’ultimo: stiamo parlando dei capitoli datati anni ’90) ai gioconi di Top10. Fate voi…

C’è chi va Controcorrente (o forse no)

Alla ventimilionesima replica in prima serata, decido di buttarmi sull’attualità, rifugiandomi su Rete 4. In un rigurgito di dinamismo, Mediaset ha infatti lanciato due nuove trasmissioni tv: un day time mattutino su Canale 5 e, per l’appunto, un nuovo programma di approfondimento in prima serata su Rete 4, dal titolo Controcorrente. È condotto da Veronica Gentili: una tipa tosta, non c’è che dire. Gentili dirige infatti il traffico degli ospiti, riuscendo a farli parlare tutti e uno alla volta (sì, una cosa che ha del miracoloso); è defilata quel tanto che serve a non rubare la scena ai suoi intervistati, che però stuzzica a dovere, e, cosa ben più importante, snocciola utilissimi bigini. Dopo l’intervento fiume dell’ospite di turno, lei prende infatti la parola riassumendo il concetto chiave appena espresso che però a te, fino a quel momento, non era mica così chiaro. Insomma, è il programma di approfondimento che tutti vorremmo dove il format (vivente) è la Gentili. Peccato che Controcorrente metta un’ansia bestiale addosso. I temi trattati nelle prime tre puntate sono stati: Covid; pandemia; ancora Covid; green pass; vaccinazione; immigrati (con il Covid) e di nuovo pandemia. E tu sei lì, con il ventilatore sparato in faccia, a pensare: «Non ne usciremo più».

E poi arriva l’FBI

Quando ho letto “telefilm in prima visione assoluta”, ho pensato a un’apparizione mariana. Sul serio. Mi ero ormai arresa all’idea che ad agosto il massimo delle novità seriali fossero le fiction turche, quando invece a sorpresa Italia 1 sfodera lo spin-off FBI: Most Wanted. Non quindi l’ultimo fondo di magazzino o uno di quei titoli cancellati dopo la puntata numero tre, ma un franchising che oltreoceano sta spopolando. «Il giovedì è salvo», ho pensato stappando una bottiglia di acqua gelata. Il che era quasi vero. FBI: Most Wanted ruota infatti attorno a una speciale unità dell’FBI specializzata nel ritrovare quei fuggiaschi che nessuno riesce ad acciuffare. E tu subito pensi a casi alla Blindspot, con superlatitanti in fuga o micidiali killer scomparsi da anni. Macché. Almeno nelle prime puntate, i fuggiaschi sono gente perlopiù comune che, per carità, sarà pure giusto ritrovare, ma non capisci mai fino in fondo perché si dovrebbe scomodare addirittura il bureau per farlo. Sembra tutto un po’ esagerato. E poi c’è lui: Julian McMahon, la bomba sexy di Streghe, il chirurgo da “ogni lasciata è persa” di Nip/Tuck, che qui però è un distinto agente di mezza età. Caspita se è invecchiato. E probabilmente lo siamo pure io e te che guardavamo Streghe e Nip/Tuck. Morale: lunga vita a Italia 1 che ci strappa dalle grinfie di Rex e La signora in giallo, ma ogni giovedì ci sentiamo tutti tremendamente più vecchi.

Non è l’Arena… e invece sì

A un certo punto, spunta fuori che Massimo Giletti torna in tv, in pieno agosto, con uno speciale di Non è l’Arena. Tutti pensano che il buon Gilez abbia per le mani un super scoop: non può che essere così, visto che aveva detto addio a La7 (o, almeno, così sembrava). Ergo, decido di seguirlo. Lo ritrovo quindi in studio: la telecamera inquadra lui e due ragazze, sempre di spalle, che si tengono per mano. La loro voce è alterata. Nel giro di un’ora – non di più – le due accettano di ricordare la loro terribile esperienza: sono state stuprate da quattro ragazzini, ma la Procura (peraltro la stessa del caso Grillo) ha deciso di non procedere perché considera la loro versione inattendibile. Tu ascolti loro, poi ascolti Gilez, e pensi: «Diamine, come sarebbe che non le credono?». Aspetti quindi che il buon Massimo sfoderi l’asso nella manica, ossia quella prova in più che si è sicuramente procurato per riaprire il caso. Peccato che questa “prova in più” non arrivi mai. I minuti passano, il racconto delle ragazze diventa sempre più drammatico, l’ansia ti assale sul divano, ma alla fine la puntata si chiude lì: in un pugno di memorie dolorose, a tratti incerte, forse troppo sofferte per non essere vere. Rispetto al caso giudiziario, l’unico nuovo elemento è solo il dubbio di Giletti: un dubbio legittimo, ma troppo poco forse per costruirci uno speciale ad hoc, che non ambisca solo a fare ascolti facili.

Per fortuna c’è Techetechetè

Sì, ammettiamolo: Techetechetè è l’unica isola felice. il rifugio sicuro dove rintanarsi quando l’astinenza da streaming si fa più forte. In quella piega spazio-temporale di palinsesto, infatti, la tv diventa improvvisamente intelligente. Certo, dura poco – alle 21:30 è già tutto finito e si torna alle famigerate repliche – ma è quel tanto che basta per sperare in un piccolo schermo migliore. Esisteva infatti un passato dove i reality non c’erano, le Signorine Buonasera ti spiegavano cosa avresti visto in tv e, in onda, c’era un sacco di gente brava. Il più delle volte non è nemmeno un passato così preistorico. Accanto alle star anni ’50, ora spuntano i giovani Fiorello e Gerry Scotti, i monologhi di Gigi Proietti, le bravate di un Benigni ancora Piccolo diavolo, le carrambate di Raffa, i Sanremo con Bonolis: tutta gente con cui siamo cresciuti. Della serie: noi boomer (o poco meno) abbiamo visto cose che voi umani…

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