Quando la Marvel si avvicinava per la prima volta alla tv con serie come Agents of S.H.I.E.L.D., l’allora boss della Marvel TV Jeph Loeb amava usare la frase “È tutto connesso” come punto di forza. L’idea non era solo che le varie serie Marvel – tipo Agents of S.H.I.E.L.D. e Agent Carter su ABC o Jessica Jones e Luke Cage su Netflix – si sarebbero dichiaratamente svolte nello stesso mondo immaginario, ma sarebbero anche state collegate al popolarissimo Marvel Cinematic Universe sul grande schermo.
Il problema era che chi lavorava ai film Marvel non andava d’accordo con chi stava dietro le quinte della Marvel TV, e quindi era una relazione a senso unico. Agents of S.H.I.E.L.D. ha dovuto buttare via la sua premessa e la sua struttura per accogliere la trama di Captain America: The Winter Soldier, ma Avengers: Age of Ultron non poteva prendersi la briga di riconoscere che l’agente Coulson era responsabile della ricerca dell’elicottero che ha risolto tutto quando Sokovia doveva essere evacuata. Non a caso, i migliori slanci creativi di S.H.I.E.L.D. tendevano a non avere nulla a che fare con i film e, a un certo punto, la serie ha rinunciato a seguire gli eventi dell’MCU (non c’era nessuno Snap o Blip nel mondo dello show).
Anche se questi universi in espansione di cinecomic e serie all’inizio presentavano la loro natura interconnessa come una caratteristica, negli ultimi tempi è sembrata più un problema. Ant-Man and the Wasp: Quantumania non era tanto un film quanto un teaser esageratamente lungo per un’altra fase dei film MCU in cui il Kang di Jonathan Majors sarebbe stato il grande cattivo (*); è considerato uno dei maggiori fallimenti creativi e commerciali del franchise. The Flash non è andato bene (rispetto ad altri film DC Comics) nel suo primo weekend, e tra le potenziali ragioni c’è che il pubblico dei film di massa era meno entusiasta di tutti i cameo dei precedenti progetti DC rispetto ai fan più accaniti. E/o perché sapevano che The Flash era uno degli ultimi progetti della sezione film della DC, che sta per essere completamente rinnovata dai nuovi boss James Gunn e Peter Safran. È un’arma a doppio taglio. Fai credere agli spettatori che debbano vedere tutto, e alla fine inizieranno a pensare che sia una tassa che non vogliono pagare. Ma, allo stesso tempo, convincili che è tutto importante per una storia più ampia, ed eviteranno quelli che chiaramente non hanno nulla a che fare con la direzione verso cui sta andando quella storia.
(*) E ora è una specie di teaser inutile, dal momento che la Marvel dovrà quasi certamente riassegnare il ruolo a causa delle accuse penali contro Majors.
E arriviamo a Secret Invasion, l’ultima serie Disney+ Marvel (disponibile dal 21 giugno), ora non più guidata da Loeb, ma da Kevin Feige e dal “team cinema”. La miniserie è basata su un enorme evento crossover Marvel Comics del 2008, in cui gli Avengers & C. hanno scoperto che la razza aliena mutaforma Skrull aveva rapito e sostituito molti supereroi, tra cui Hank Pym, Spider-Woman, Freccia Nera ed Elektra. Era tra le pagine di quasi tutti i titoli Marvel dell’epoca, toccava le vite di ogni personaggio celebre della saga. Non è certo il miglior evento di quell’era dei fumetti, ma l’idea che gli eroi fossero stati sostituiti – alcuni di loro per anni – era irresistibile.
Da un lato, è un sollievo che la versione televisiva di Secret Invasion sia un progetto su scala molto più ridotta. Non si incrocia con nessun’altra serie o film attuale, anche se sapere come gli Skrull e il Nick Fury di Samuel L. Jackson si siano incontrati per la prima volta in Captain Marvel è molto utile. Nei due episodi mostrati alla critica in anteprima, in realtà i supereroi non ci sono proprio; Don Cheadle ha un ruolo da supporting, ma la sua armatura di War Machine non si vede da nessuna parte, dato che Rhodey per il momento lavora come consigliere per la sicurezza del Presidente degli Stati Uniti. Gli Skrull stanno anche cercando di conquistare la Terra infiltrandosi nelle sale del potere, ma impersonando politici e leader militari, non supereroi.
Se Secret Invasion non sembra una visione obbligatoria nel quadro più ampio, non fornisce però nemmeno molti validi motivi per essere guardata indipendentemente. Elimina la prospettiva supereroistica di questa storia e ciò che rimane è una storia alla John le Carré o Graham Greene riscaldati, con vari cliché della Guerra Fredda (inclusa una base russa segreta) ottimizzati solo un po’ per consentire ai cattivi, e ad alcuni dei buoni, di alterare le loro sembianze. Anche con Jackson che ottiene di gran lunga il suo più grande palcoscenico nei panni di Fury, e anche con un forte cast di supporto che include Cheadle, Ben Mendelsohn, Olivia Colman, Martin Freeman, Kingsley Ben-Adir ed Emilia Clarke, sembra di tornare a quei primi episodi un po’ inutili di Agents of S.H.I.E.L.D., quando la serie non aveva motivo di esistere se non come estensione di un marchio popolare.
Mentre la nostra storia riprende, Fury ha passato gli anni trascorsi da Endgame a nascondersi in una stazione spaziale, con grande smarrimento di vecchi alleati come Maria Hill (Cobie Smulders). Quando Hill scopre che ora ci sono due diverse fazioni Skrull sulla Terra – una più grande che cerca di conquistare il pianeta, guidata dallo spietato Gravik di Ben-Adir, e una più piccola e “buona”, capitanata dal Talos di Mendelsohn –, Fury torna finalmente a casa nella speranza di salvare l’umanità. Ma la capacità degli Skrull cattivi di impersonare chiunque e ovunque alimenta solo gli attriti tra America, Russia, Gran Bretagna e ogni altra grande potenza: non è chiaro di chi ci si possa fidare.
Ma niente di tutto ciò funziona davvero. Il tono è troppo cupo, soprattutto perché c’è poca tensione, poca suspense. L’umorismo pungente di Mendelsohn nei panni di Talos è stata una delle parti migliori di Captain Marvel; qui invece è mortalmente serio mentre cerca non solo di salvare il suo pianeta d’adozione, ma anche di riallacciare il rapporto con sua figlia G’iah (Clarke), passata dalla parte di Gravik. Nel frattempo questa versione di Fury sta ancora cercando un equilibrio dopo così tanto tempo. Soltanto alla fine del secondo episodio – in una scena eccellente in cui Fury e Rhodey discutono sulla sfida di essere uomini neri dal grande talento che lavorano in sistemi creati per premiare la mediocrità bianca –, Jackson ci ricorda perché è stato una parte così importante del MCU anche se il suo è un personaggio relativamente minore. G’iah e Gravik sono noiosi, Maria Hill è a malapena nella serie e l’unica che si diverte davvero è, ovviamente, Olivia Colman.
L’idea che la Marvel realizzi storie di generi diversi e ci dica che non richiedono un master in continuità MCU è buona, in teoria. Ma in pratica funziona solo se queste deviazioni sono divertenti. Secret Invasion si muove in un confine più ampio di Agents of S.H.I.E.L.D., con attori più famosi. Ma non credo che una versione di questa storia per la ABC nell’era di Jeph Loeb sarebbe stata molto meno interessante di quella che Disney+ ha lanciato in questi giorni.