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‘South Park (Non adatto ai bambini)’ e il potere dell’influencer, ovvero: darla a bere ai minorenni

Il nuovo speciale della serie prende per i fondelli i social e i loro protagonisti. E dimostra di essere ancora la migliore e più corrosiva fotografia in acido d’America (e del mondo)

Foto: Paramount+

«Choke a South Park writer with a fishstick…»
Kanye West, Gorgeous

 

Summer Popsicle (Ghiacciolo d’Estate), Cherry Bubblegum (Gomma da Masticare alla Ciliegia), Mango Tango, Slay Lemonade (Elimina Limonata), Jungle Punch (Pugno della Giungla), Watermelon Strawberry (Fragola Cocomero), Fireworks (Fuochi d’Artificio). Infine, le edizioni limitate Mega Cred e Peppa Pig Peppermint… Ci si sente ubriachi di zuccheri solo a leggere tutti questi nomi da fumetto.

E sono solo alcuni dei molteplici sapori fantasiosi della fantomatica bibita energetica per adulti Cred (in inglese abbreviazione di Credit, ovvero credito/merito). È la bevanda ipercromatica che i piccoli di South Park bevono, si contendono e collezionano di nascosto dagli adulti nel nuovo speciale Not Suitable for Children (Non adatto ai bambini, disponibile su Paramount+). Qualche bambino la spaccia addirittura nel retro della scuola.

Il prodotto in realtà non esiste, come il Cacao Meravigliao di Indietro tutta! o il gel per capelli Soul Glo nel Principe cerca moglie. Ma a South Park, Colorado, e per estensione immaginiamo nel resto degli USA, è diventato il must-have dei ragazzini. Benché sia un prodotto not suitable for children, in rete gli influencer “adulti” invitano i bambini a berne a cascata e a fregarsene dei divieti. Eric Cartman si aggira per la scuola sentendonsi un dio, si atteggia a rapper-bulletto e nella sua testa sente echeggiare costantemente la canzoncina del “Cred influencer”: «I got Cred, bitches, I got Creeeeed!».

Come alcune delle ultime puntate della serie, Non adatto ai bambini (titolo tautologico che rimanda anche allo humour del cartoon) è stata scritta e diretta da Trey Parker senza il co-creatore abituale, stavolta solamente produttore, Matt Stone. Molto probabilmente se in un universo parallelo, anzi nell’infinito Panderverse, Parker avesse fatto il pubblicitario sarebbe diventato comunque milionario, lanciando Cred. In questo “Panderverse” (crasi fra Panderstone, antica fantomatica intelligenza artificiale, e multiverse), Parker continua a creare con genio comico, scorrettezza politica e parolacce quel gioiello visivo e narrativo che è South Park. Forse la migliore e più corrosiva fotografia in acido d’America e, per estensione, del mondo.

Non è un caso che i protagonisti dell’episodio, a eccezione del bianco, stronzo e razzista Eric Cartman, siano i personaggi “secondari” e meno svegli: Clyde, Butters e Token. Quelli che ambiscono a farsi notare, fare gruppo, escludere: «We got a meeting today and you can’t come!». Gli adulti? Come al solito sono perfino peggio di ogni ossessione infantile. Appena scoprono che la professoressa di arte realizza video porno su OnlyFans trasformano il consiglio scolastico in un tribunale morale, ribattezzando subito la prof. come «puttana» e incolpando la scuola se i figli la vedranno in rete. Il presunto liberal Randy Marsh scopre quanto si può guadagnare dalla piattaforma e crea video completamente nudo in cui cucina oppure si annaffia di Cred sulle parti intime per guadagnare più follower. Peccato che l’hashtag #Cred sia seguito soprattutto dai minors. Forse. Alle proteste della moglie, Randy replica «It’s not big deal» (non è ’sto granché). La donna conferma «I know it’s not big deal!», alludendo alle dimensioni del membro del consorte.

South Park (Non adatto ai bambini) è, fin dal titolo, una grande irrisione della frustrazione diffusa, della paura di essere esclusi (FOMO: fear of missing out) e delle contraddizioni della società a stelle e strisce, dove un prodotto non adatto ai bambini diventa tale. I genitori sono quasi tutti conniventi. Gli influencer fantocci delle multinazionali. I piccoli consumatori si lanciano letteralmente sul “prodotto da avere”. Il centro commerciale con le bottiglie in edizione limitata verrà preso d’assalto e diventerà uno scenario quasi post apocalittico alla Mad Max.

South Park continua a saperci far ridere e pensare sulla contemporaneità anestetizzata, social e poco divertente. Lo special precedente, Joining the Panderverse, era una gigantesca pernacchia a Everything Everywhere eccetera e a certe derive woke disneyane. Per chi non avesse dimestichezza con i recenti format della serie, da un po’ di anni gli autori si sono rotti le maracas di sfornare un numero fisso di episodi a ogni nuova stagione. La 24a, ad esempio, è composta solo da due mediometraggi clamorosi – The Pandemic Special e South ParQ Vaccination Special – di circa 47 minuti ciascuno, anziché di molte puntate della durata abituale di 22 minuti (The Pandemic Special è stato candidato agli Emmy Awards).

Gli speciali (da Post Covid all’ultimo Not Suitable for Children) li trovate tutti su abbonamento su Paramount+, mentre le 26 stagioni sono ancora in visione gratuita e legale sul sito ufficiale southparkstudios.com. Come osservò Dale Jacquette nel saggio collettivo South Park e la filosofia (a cura di Robert Arp, edito da Isbn): «L’umorismo di Parker e Stone ricorda molto quello di Mark Twain. Quando si fissano su qualcosa lo fanno davvero fino in fondo. Vogliono soprattutto usare il forum delle loro avventure animate per aprire un dialogo provocatorio su politica, religione, sesso, violenza, morte, il significato della vita e altre controversie del crescere in America».

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