Prepariamoci a un’invasione di robot sul piccolo schermo. Arriva su Apple TV+ Sunny, dove un simpatico ma potenzialmente problematico androide è il personaggio principale e il fulcro della trama.
Adattata da Katie Robbins (The Affair) dal romanzo di Colin O’Sullivan The Dark Manual, la serie si svolge in una versione alternativa di Kyoto del prossimo futuro, dove l’americana Suzie (Rashida Jones) è in lutto per la morte del marito Masa (Hidetoshi Nishijima) e del figlio piccolo in un incidente aereo. Bloccata in un Paese in cui la sua padronanza della lingua è a dir poco incerta e in cui l’unica persona che conosce bene è la dispotica suocera Noriko (Judy Ongg), la vita di Suzie viene ulteriormente sconvolta quando scopre che Masa non era, come le aveva detto, un progettista di frigoriferi, ma il genio dietro una nuova linea di robot domestici. Uno di questi, Sunny, è il regalo postumo di Masa per lei, ma forse anche la chiave per svelare il mistero di cosa stesse facendo nella vita e del perché il suo aereo sia precipitato.
Sunny è a tratti un mystery, in altri momenti un dramma psicologico, ma anche l’ennesimo racconto sci-fi sui pericoli dell’IA e una buddy comedy dove uno dei due amici ha uno schermo luminoso al posto del volto. Alcuni di questi registri sono più efficaci di altri, ma l’atmosfera generale della serie e l’interpretazione della protagonista Rashida Jones sono abbastanza interessanti da compensare le parti che non funzionano.
Jones ha trascorso la maggior parte della sua carriera di attrice a recitare la parte di una donna normale in interpretazioni però bigger than life, come la meravigliosa Ann Perkins di Parks and Recreation. Ma è in grado di recitare in modo altrettanto “più grande” quando le viene richiesto, come nella stupida parodia delle serie poliziesche intitolata Angie Tribeca. Non è difficile capire perché sia stata scelta come produttrice esecutiva e protagonista di Sunny. L’attrice ha l’occasione di interpretare la più sexy delle pasticcione – beve vino dalla bottiglia, mentre è seduta sul water, prima della fine del primo episodio – e di impegnarsi in discussioni infantili con un robot dalla voce angelica; ed è molto divertente nel ruolo di Suzie, che lascia cadere tutti i filtri della sua vita pre-crisi. Ma c’è anche un sincero cuore emotivo nel ruolo e nell’interpretazione di Jones, che fa sentire il desiderio di risposte su Masa (che appare spesso nei flashback e nelle sequenze oniriche) come qualcosa che il pubblico desidera quasi quanto lei. È semplicemente fantastica.
Lo stesso vale per la costruzione del mondo che Robbins e i suoi collaboratori (tra cui la regista Lucy Tcherniak) fanno nel mettere in scena questa versione del Giappone leggermente stravagante, in cui i robot come Sunny non sembrano minimamente fuori luogo. In un episodio, un personaggio cerca di districare un problema mentale immaginandosi come il concorrente di un game show giapponese, e questo ha un senso emotivo pari a tutto il resto.
Questo episodio è anche uno dei tanti verso la fine della stagione dedicati a spiegare la complicata trama della serie, che coinvolge sia la segreta società di elettronica di Masa che una guerra tra le fazioni locali della Yakuza. Non è proprio l’ideale dover mettere in pausa la storia per così tanto tempo solo perché il pubblico possa finalmente capire cosa sta succedendo; è un merito di Robbins & Co. lasciare che Suzie esprima la propria insofferenza per le cose dopo un po’, perché la maggior parte degli spettatori sarà più che in grado di capire. Ma ci sono anche alcuni momenti di suspense davvero emozionanti verso la fine della stagione, e il rapporto tra Suzie e Sunny diventa abbastanza profondo e avvincente da giustificare il cliffhanger di fine stagione progettato per preparare ulteriori puntate. Con Rashida Jones che si esprime all’estremo più amaro e sarcastico della sua gamma, Sunny è una delizia stramba e misteriosamente divertente.